La Grecia del vino a Firenze deve dire grazie a Haris Papandreou3 min read

Ma lei che budget ha per questa manifestazione”

“Zero!

Questa è stata una delle prime frasi scambiate con Haris Papandreou circa 7 anni fa, quando ci eravamo sentiti perché avevo scoperto che c’era una persona che a Firenze organizzava degustazioni con vini e produttori greci.

Con budget  zero, tanta buona volontà e tantissimo tempo da investire Haris ha organizzato prima piccole manifestazioni, poi con il Covid imperante il primo Greekwineday.

Pochi giorni fa si è superato e, sempre con budget zero, l’aiuto della Fisar, di Maddalena Mazzeschi e l’appoggio morale di tutta la redazione di Winesurf, ha messo in piedi la più importante degustazione di vini greci mai organizzata in Italia. Una ventina di cantine, più di 2/3 con i produttori presenti per un pomeriggio che ricorderò con gioia.

La prima frase che mi ha detto Haris appena sono arrivato è sintomatica del suo modo di fare: “L’anno prossimo almeno 50 cantine” e io l’ho guardato come avrei guardato Madame Leroy se mi avesse detto “Carlo ti regalo 12 casse del mio vino.”

Ma la passione e la perseveranza di Haris ho capito da tempo non hanno confini e quindi mi preparo fin da ora per incontrare 50 produttori greci tra un anno.

Intanto però parliamo della degustazione del 10 novembre e delle sensazioni che mi ha lasciato.

Premetto che io, per raggiunti limiti di età, non amo molto quelle che ora vengono chiamate walk around tasting e che ai miei tempi erano condensate dal termine “banchetti con produttori“. Devi stare in piedi e assaggiare e queste sono due cose che per me vanno d’accordo come cani e gatti arrabbiati, quindi sono partito col freno a mano tirato, avvicinandomi ai primi bianchi a base assirtyko.

Haris Papandreou mentre controlla che tutto vada bene.

In capo a tre soli vini avevo  capito che dopotutto cani e gatti possono convivere e sapete perché? Perché i profumi dei vini greci, quasi tutti da vitigni autoctoni che non conoscevo e di cui mi sono ben guardato da ricordare i difficilissimi nomi, hanno profumi realmente diversi dai nostri bianchi, hanno gamme aromatiche che vanno fuori dal tradizionale spartito italico e suonano corde diverse e coinvolgenti.

Per un attimo mi sono ritrovato più giovane di 35 anni che degustavo vini di tutto il mondo per tentare la carta MW. Quelle sensazioni di scoperta, di conoscenza, di sorpresa, di soddisfazione erano le stesse di adesso e quindi devo dire grazie a Haris, perché mi ha fatto tornare giovane e voglioso di assaggi.

Non chiedetemi niente sui rossi, non perché non siano buoni ma perché, dopo una trentina di bianchi cani e gatti hanno ricominciato ad accapigliarsi, i piedi a gonfiarsi e così ho abbandonato, felice e contento, la degustazione.

E’ stata una serata da ricordare e già nell’aria cominciano a muoversi venticelli greci … ma di questo parleremo più avanti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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