Io sto qui e aspetto Bartali4 min read

Voi direte cosa c’entra Bartali col vino. Quasi nulla, anche se a parlarne è il nostro Granocchiaio, però… però come Bartali ha superato da vincitore montagne durissime, così il  nostro Roberto Tonini ha superato da pochi giorni quella che potremmo definire la “Cima Coppi” (così impara ad essere per Bartali) della vita, i cinquant’anni di matrimonio. Così noi di Winesurf abbiamo pensato di celebrare la sua maestria maremmana nello scrivere di vino e non solo pubblicando un suo pezzo in cui il vino non c’è, almeno in apparenza. Però ognuno di noi brinderà alla salute di Roberto e soprattutto di Laura, quella santa donna che continua a sopportarlo dopo 50 primavere. Auguri Roberto!

Spesso quando si va alla verifica di una cosa immaginata o sognata si va incontro a una grande disillusione. Tanto da pentirsi di essere passati dall’astratto al reale. Spesso, ma non sempre.

A me non è successo con il ciclismo. Ho scoperto il ciclismo ancora bambino, quando sentivo, e “vedevo”, il Giro d’Italia alla radio. Il completamento dei miei sogni avveniva quando andavo da Guerrino, il nostro barbiere, dove trovavo sulla Domenica del Corriere le foto dei miei eroi: Bartali, Coppi, Magni, Fornara, Astrua, Koblet, Kubler e tanti altri. Poi un giorno, un bellissimo giorno, “andai alla verifica”, cioè  vidi miei sogni divenire realtà: vidi i miei eroi dal vivo.

L’enfasi trascinante di mio babbo Giorgio annunciò che il Giro d’Italia 1953 sarebbe passato da Grosseto. E con due tappe: la mattina da Roma a Grosseto e il pomeriggio da Grosseto a Follonica. Questa ultima era una tappa a cronometro dove i corridori passano uno alla volta.  Cosicché  avremmo avuto la possibilità di vederceli uno ad uno. Per avere una visuale ancora migliore ci portò nella parte superiore dell’ultimo tornante della salita delle Collacchie.

Quindi vedevamo arrivare i corridori abbastanza lentamente perché erano in salita, poi siccome al tornante rallentavano ancora di più, quando infine passavano davanti a noi potevamo osservarli comodamente  perfino in volto! Sapendo l’ordine di partenza il mio babbo annunciava ad alta voce il corridore che stava arrivando. E certo i nomi più famosi erano quelli che davano maggiori emozioni. Ma quando passò il mio preferito provai una gioia mai provata prima. Sbucò dal tornante con la sua splendente e coloratissima maglia tricolore, “con quel naso triste come una salita, quegli occhi allegri da italiano in gita”. Gino Bartali indossava infatti la maglia tricolore di campione d’ItaliaAveva 39 anni! Ed era ancora lì a far battere il cuore a me, a noi, ai suoi tifosi.

Quel giorno capii che i sogni possono esser ancora più belli nella realtà!

Una volta arrivata la televisione, in particolare da diversi anni anni a questa parte, si segue il ciclismo come nessuno poteva mai pensare: assieme ai corridori, visti da dietro, vista dal davanti, visti dall’elicottero, tanto che sembra di essere in  bicicletta con loro. Si vedono realmente e con immediatezza le fasi cruciali della corsa, gli scatti, gli inseguimenti, le salite, le volate. E purtroppo perfino le cadute.

Certo rivedere dopo molti anni ancora una cronometro tra Castiglione della Pescaia e Follonica, nel 1994, fu tutta un’altra cosa. Con un incredibile Evgenij Berzin (mai visto un corridore stare meglio di lui in bici) e il gigante Indurain, entrambi entrare in Follonica ad una velocità pazzesca. Berzin vinse il Giro e un certo Marco Pantani si impose nelle tappe di Merano e la tappa sull’Aprica, scattando sul Mortirolo.

Ma niente potrà mai uguagliare le sensazioni che si provano al passaggio reale del gruppo dei corridori su strada. E non solo per il contorno di auto, moto, e magari anche la coloratissima e rumorosa carovana pubblicitaria. Quando infine passa il gruppo compatto sulla strada si fa silenzio e si ode solo l’incredibile concerto di centinaia di catene che suonano frusciando nel loro passaggio dalla moltiplica ai pignoni: un suono mai udito prima, da brivido lungo la schiena.

Poi un giorno Lui arrivò da noi, a Montepescali. Sapendolo andai in paese per vederlo da vicino. Era l’epoca che si vedeva spesso anche in televisione, proposto in mille salse diverse: il “Ginetaccio” commentatore al seguito del Giro divenne popolare con il mantra “E’ tutto sbagliato, è tutto da rifare!”. Era simpatico ed ebbe successo, lo chiamavano ovunque. Come commentatore presentò perfino alcune puntate di Striscia la Notizia.

Arrivò a Montepescali accompagnato da chissà chi e a piedi cominciò a salire per le vie del paese. Ma non fece che pochi passi e già un vecchio signore gli si parò davanti per salutarlo. Si fermò, abbracciò il vecchio tifoso e si misero a parlare, lui con la sua voce dolce e roca. Mentre io ero semplicemente inebetito a guardare da vicino il grande Gino, li davanti a me, piccolo come mai avrei pensato, ma buono, generoso e paziente con tutti. Un giorno che non potrò mai più dimenticare.

E vai che io sto qui e aspetto Bartali
Scalpitando sui miei sandali
Da quella curva spunterà
Quel naso triste da italiano allegro

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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