InvecchiatIGP: Elisa Semino e la “scalata” del Montino 20133 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Con Elisa Semino ci conosciamo da tanto tempo, sicuramente da oltre quindici anni, tanto è passato da quel mio primo viaggio a Tortona alla scoperta del Timorasso. Allora, era ancora un (grande) vino poco conosciuto, legato sostanzialmente alle due grandi M del territorio: Massa e Mariotto.

Se non ricordo male fu proprio Walter Massa a parlarmi per la prima volta della Colombera e a portarmi a Vho, frazione di Tortona, dove mi presentò una giovanissima Elisa Semino, enologa e allieva di Attilio Scienza, che assieme a papà Piercarlo e al fratello Lorenzo, qualche anno prima, aveva ripreso in mano l’azienda vitivinicola di famiglia, puntando tutto quanto sul recupero e lo sviluppo del Timorasso, le cui potenzialità erano ormai ben note.

Timorasso

Elisa, dalla sua prima bottiglia di Derthona commercializzata nel 2000, ne ha fatta tanta di strada, un percorso che oggi ha portato lei e la sua famiglia a condurre in maniera organica circa 25 ettari di vigneto (15 a Vho e 10 a Sarezzano) piantato su suoli  caratterizzati da tessiture franche argillose e da alternanza tra strati di arenaria e marne.

Questa terra geologicamente antica, costituita dai sassi bianchi del Tortoniano (lo stesso suolo di parte delle Langhe) conferisce caratteristiche particolari alle uve che l’azienda coltiva da oltre 60 anni: Barbera, Croatina, Cortese e gli autoctoni Nibiö e Timorasso.

Ho avuto la fortuna di ritrovare Elisa Semino a Roma qualche settimana fa durante la presentazione delle ultime annate dei suoi vini e, come sempre accade in queste occasioni, è “scappata fuori” anche una vecchia annata del Montino che in etichetta riportava il millesimo 2013.

Proveniente da un unico vigneto coltivato a 250 metri s.l.m. su terreni argillosi chiari e scuri, questo vino non fa altro che confermare le enormi potenzialità evolutive del timorasso, che al bicchiere si presente di un luminosissimo giallo dorato.

Al naso offre uno sviluppo aromatico intenso dove ritrovo quasi una mineralità renana a cui seguono eleganti effluvi di agrumi, zafferano, erbe aromatiche disidratate ed acacia.

Un compendio di profumi che ritrovo anche al sorso dove è più tangibile la capacità di questo vino di sviluppare complessità intriganti che il tempo non può far altro che esaltare grazie ad un equilibrio che, man mano, Il Montino tende a perfezionare, bilanciando costantemente la sinergia tra alcol e massa acido-sapida del vino.

Ad Elisa, perciò, va tutto il mio ringraziamento perchè, nonostante le difficoltà di questi anni, continua a mantenere alte le tradizioni di famiglia.

Andrea Petrini

Andrea Petrini, il “giovin fanciullo” del gruppo. Il suo giornale online è Percorsi di vino.


LEGGI ANCHE