L’influencer è solo un manifesto pubblicitario vivente?3 min read

Un caro amico produttore mi ha girato la presentazione di una inflencer, che si propone per pubblicizzare i suoi vini, commentando con“Vuoi farti una risata (amara)?”

In effetti c’è poco da ridere anche se, dopotutto, si chiarisce ancora di più il ruolo dei cosiddetti influencer. Leggendo le righe qua sotto si capisce perfettamente che siamo di fronte ad una semplice proposta pubblicitaria, che però si basa non tanto su un rapporto chiaro (io sono il tuo “manifesto pubblicitario” e tu mi paghi per questo), ma sottintende che il “manifesto pubblicitario vivente” viene invece visto dai suoi seguaci come un esperto, di cui tenere in gran conto i consigli.

Per me la cosa più triste è che magari questa o queste persone si sono fatte un’esperienza di base ( un corso di degustazione per sommelier) e poi hanno incominciato subito a monetizzare con una specie di catena pubblicitaria di Sant’Antonio che le ha portate da un “brand” all’altro, da una pubblicità camuffata da consiglio serio e ponderato all’altro.

Sono andato su Facebook a sbirciare sul profilo di chi ha scritto la lettera e ho trovato una donna giovane e bella, sempre perfettamente truccata, sempre sorridente, sempre con qualche calice o bottiglia in mano, del cui valore taccio. Non taccio invece sull’uso abbastanza approssimativo della grammatica italiana nel testo qua sotto, ma sono vecchio e rompiscatole.

Come vedrete non si parla di soldi e quindi i casi sono due: o ho preso una solenne cantonata e questa giovane e bella fanciulla è una benemerita del mondo del vino, oppure il soldo entrerà in gioco a partire dalla seconda lettera. Nel secondo caso cosa reciterà la causale della fattura? Parlerà di pubblicità o cosa?

Ma eccovi il testo, giudicate voi.  Naturalmente non vi dirò il nome della bella influncer, perché non voglio farle pubblicità gratuita.

Gentili Signori,

Faccio seguito al nostro incontro di Aprile al xxx e Vi contatto in veste di fondatrice e amministratrice di yyy. Premesso che noi siamo informer/influencer del settore wine – nonché tutte Sommelier –  già Brand Ambassador zzz e www, che collaboriamo con aaa ed bbb, che organizziamo degustazioni ed eventi correlati al mondo del vino, wine tour in Italia e Francia, sponsorizziamo sui social postando foto, video ed articoli sia produttori sia attività come enoteche, e-commerce e ristoranti.

(Segue link di Instagram)

Ho apprezzato molto i Vostri vini e vorrei farli conoscere ai nostri follower, Vi contatto quindi al fine di proporVi una collaborazione. Le soluzioni ipotizzabili sarebbero diverse: a partire da un singolo post “una tantum”, anche se quello che Vi proporrei è un discorso più ampio e post ciclici, meglio se per un periodo di 6 mesi, al termine del quale noi saremo non più a 55 mila, ma a circa 100 mila follower, data la velocità con cui cresciamo, con degustazioni e visite presso la Vostra cantina. 

Di seguito il nostro attuale media kit: 

(seguono alcuni dati)

Engagement ultimo periodo (segue dato)

Ciò detto, resto a disposizione per qualsivoglia delucidazione e con l’occasione porgo i miei saluti più cordiali. 

Cari amici produttori, come vedete la cosa è semplice: si parla di pubblicità. Non dovete scambiarla per nient’altro. Il problema sono invece i follower, in via di diventare 100.000, purtroppo 100.000 creduloni.

A questo proposito uscirà tra qualche giorno un’inchiesta su Winesurf che vi farà capire come sia facilissimo (ma spesso falso) presentarsi con migliaia e migliaia di follower e come si possa capire se i numeri sparati siano reali o fasulli.

Insomma, come diceva Arbore, meditate gente, meditate.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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