Una bottiglia-ciminiera molto pesante.2 min read

Una bottiglia che diventa una ciminiera e sprigiona un fumo nero che copre la campagna. Questo è il nostro logo che simboleggerà una bottiglia troppo ed inutilmente pesante. Quando pensammo per la prima volta a dei simboli grafici per evidenziare le bottiglie pesanti l’idea era quella di due “vignette”, una positiva e l’altra negativa. Andando avanti ci siamo indirizzati solo su una, che vuole evidenziare quelle bottiglie che, come dice un nostro amico “vengono comprate più per il vetro che per il vino”. Nel mirino quindi le bottiglie troppo pesanti per cercare di convincere i produttori a diminuire drasticamente il peso di TUTTE le loro bottiglie. Un simbolo che, usando un vecchio  motto Maoista “Ne colpisce uno per educarne cento”.
Il considerare troppo pesante la bottiglia di un vino non andrà assolutamente a “pesare” sul voto finale: quello rimarrà staccato ed avrà i criteri di valutazione di sempre. Quando vedrete nella parte alta della nostra scheda grafica la “bottiglia che fuma” vorrà dire che quel vino si trova in un contenitore eccessivo, surdimenzionato. Non si parla di qualità del prodotto, che verrà valutata come sempre: con quel simbolo stimoleremo la vostra curiosità “ecologica” consigliandovi, nemmeno tanto velatamente, di scegliere un vino ugualmente buono ma più rispettoso dell’ambiente. Obiezioni alla nostra operazione se ne potrebbero fare moltissime: potrebbe essere tacciata  di lasciare fuori tanti altri elementi importanti (capsule, tappi, etichette), di valutare solo la parte finale della filiera produttiva senza dare peso a quello che si fa in vigna, di perdere di vista le bottiglie “mediamente ma comunque troppo pesanti” che fanno la  maggior parte del mercato. Tutto questo sarebbe vero se noi avessimo voluto fare una crociata a 360° contro la bottiglia pesante. In realtà con il nostro simbolo vogliamo solo richiamare l’attenzione su un problema reale e facilmente risolvibile. Vogliamo che la nostra ciminiera venga vista come un rimbrotto amichevole ma fermo, un’occhiataccia che faccia capire al volo di aver sbagliato.
Crediamo di essere il primo giornale/guida a fare una cosa del genere. Per questo non vogliamo primogeniture ma anzi invitiamo i nostri colleghi a seguirci su questa strada, che è quella del vino che fa bene non solo a chi lo beve, ma al mondo intero.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE