In Toscana si direbbe: Sakè ho fatto un Vermutte etico? Ovvero quando il Sakè e il Vermouth arrivano a Firenze.4 min read

Settimana spiritosa a Firenze: prima la tappa fiorentina del Salone del Vermouth, poi il Giappone che si è infiltrato con diversi suoi prodotti molto apprezzati in Italia con il Sakè Days. Quello che ci ha sedotto dei due prodotti spiritosi, sono stati il lancio di una Carta Etica e di una bollicina inconsueta per un fermentato di riso.

Produttori di Vermouth toscano unitevi

Enrico Chioccioli Altadonna (Winestillery), Tommaso Pieri (Duit) e Federico Silvio Bellanca (giornalista) pare abbiano compiuto il primo passo di un’impresa, unendo 12 produttori di Vermouth toscani per sottoscrivere una Carta Etica che certifichi che i loro vini aromatizzati sono legittimamente proposti come made in Tuscany. Bellanca ha infatti spiegato che il timore è una replica del fenomeno gin: numerose private label senza anima, in cui la realtà non corrisponde all’abile racconto marketing. I punti da rispettare per il Vermouth ‘toscano’ sono (per ora) 5:

  1. Realizzato usando interamente vini prodotti nel rispetto della Indicazione Geografica Tipica “Toscano”
  2. Prodotto ed imbottigliato esclusivamente in Toscana
  3. Rispettoso delle uve, dei vini e dei metodi tradizionali del luogo di produzione
  4. Naturale tanto nei metodi produttivi quanto nella scelta delle materie prime
  5. Fedele alle origini del Vermouth storicamente prodotto in Toscana

Abbiamo indagato sulle botaniche made in Tuscany: non sono conditio sine qua non. L’artemisia per ragioni climatiche cresce scarsamente nella nostra regione, perciò per ora porte aperte alle botaniche ‘straniere’ (di altre regioni).

Le aziende che hanno già aderito sono:

– Winestillery (Gaiole in Chianti)

– Duit (Firenze)

– Nannoni Grappe (Civitella Paganico)

– Distilleria Elettrico (Livorno)

– Opificio Nunquam (Prato)

– Fermenthinks (Firenze)

– Vermouth Del Mugello (Barberino di Mugello)

– Senensis Spirits (Castellina in Chianti)

– Mr Liquor (Lucca)

– Tenuta Lenzini (Capannori)

– La Selva (Orbetello)

– Giochi di Spiaggia (Prato)

I motivi dell’aumento del consumo del drink a base di artemisia nei confini toscani pare sia la mixology, spesso elogiata per un ambiente giovane e meno giudicante di quello del vino, le giacenze di vino che occhieggiano nelle cantine dei produttori, la possibilità di aprire nuovi mercati.

Il pensiero va alla tradizione piemontese, ma Chioccioli rispolvera documenti toscani del 1773 (13 anni prima dell’invenzione di Carpano) che menzionano la parola Vermut, fugando i dubbi sui natali esclusivi del nord ovest.

L’anima toscana darà vita senz’altro a molti Sangiovese sotto una veste nuova, affilando la sfida dell’equilibrio vino-botaniche. Anche qui Chioccioli, che ha messo in assaggio il suo vino aromatizzato made in Tuscany, ha ribadito che la scelta del vino non sarà per esclusione (leggi giacenze da collocare) bensì su vini selezionati fin dall’inizio per evolvere in modo imprevedibile. Il suo Sangiovese, ad esempio, fa un passaggio in barrique esauste, equilibrando il sorso.

Dall’artemisia al riso

Se noi qui beviamo meno vino, in Giappone bevono meno sakè, che nella terra del tricolore sta invece crescendo, come ci ha raccontato Giorgio Maggioni di Sake Company.

Una conferma che forse i consumi dei drink stanno cambiando in modo fisiologico in tutto il mondo? Grazie a Maggioni abbiamo degustato 2 ambasciatori degli estremi del consumo di Sakè: uno versione sparkling, e uno affinato 12 mesi in botti da 100 litri di cedro. Il primo divertente, piacevole delicato, del sakè ha solo il nome in etichetta, ma quando l’anima purista tace, la curiosità spinge alla blasfemia. L’altro con potenti note eteree che fanno mettere sul chi vive le papille, e che invece si traduce in 17% alcool morbidi, setosi, delicati, e con una complessità di profumi che solletica un altro sorso.

Sakè Days, dalle voci degli espositori, ha centrato l’obbiettivo dell’evento culturale, grazie a masterclass, convegni e degustazioni, in un ambiente rilassato come quello del caffè letterario Il Conventino. Qui abbiamo trovato anche la talentuosa piccola selezionatrice di tè di Bouteaque, abbigliamento (i calzini per infradito importati da Kyoto sono venuti a casa con me), birra giapponese, dolci giapponesi inaspettatamente cucinati nel centro storico di Firenze e da ricercare. Si parla di Sakè, ma forse si parla di un format che abbraccia non solo gusto e olfatto e ti faccia andare a casa con qualcosa che non sia solo ebrezza e nozioni tecniche.

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


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