In Romania per il vino nato dal caffè e dalle donne5 min read

Sapete cos’è un wha wha? Non cercate nel dizionario non lo trovereste. È un distorsore per chitarra elettrica molto in voga negli anni 60-70 , costava allora sulle 100 mila lire e permetteva di produrre effetti speciali.

E’ stato il mio primo approccio con la Romania in quegli anni. Ci si poteva  far vacanza  per un mese intero vendendolo ai giovani musicisti dell’Est, al pari di altri oggetti mito: le calze da donna di nylon, gli impermeabili di plastica, che i sovietici chiamavano “Bologna”, i  jeans ed altro ancora.

Io non ci andai, ma ricordo ancora i racconti non proprio musicali dei miei amici: avevamo diciott’anni.

Da allora il wha wha ha perso di interesse, il muro di Berlino non c’è più, è scomparso il comunismo, io non ho più diciott’anni  ma eccomi in Romania in visita “aziendale” ad una cantina che si rivelerà, tra le più interessanti realtà vitivinicole della Romania. 

Già perché per chi non lo sapesse la Romania è al decimo posto al mondo per superficie vitata ed anche per consumo di vino. (dati OIV). Non male per una nazione che s’è svegliata dopo il lugubre letargo comunista e dal 1989 con la caduta di  Ceausescu ha iniziato il proprio faticoso riscatto.

Colpisce  la volontà di progredire, di chiudere con il passato e di guardare al futuro con la consapevolezza di poter determinare il proprio destino, di essere protagonisti ed artefici della propria vita   Si leggeva questo  sui volti delle ragazze che abbiamo incontrato in quest’azienda tutta al femminile , posta in una desolata landa appena “rivitizzata” con un lavoro degno del più ostinato e paziente monaco certosino.

Il “certosino” alias Roberto Marchetto è l’uomo che realizza i loro sogni, che da forma ai pensieri, che disegna le strategie restando ancorato al possibile, ma senza disdegnare l’irrealizzabile. Insomma un sorta di visionario senza l’alea della pazzia e con i piedi ben piantati in una tradizione imprenditoriale che mette in primo piano le persone e poi il capitale.

In altri tempi non so che mestiere avrebbe fatto, oggi è l’amministratore delegato di questa realtà per certi  versi molto singolare, come è singolare che tutto parta dalle macchine per caffè . Se un anagrammista cercasse di trovare un filo tra macchine da caffè, vino e Romania difficilmente lo troverebbe, Marchetto invece lo ha trovato eccome!

Arriva in Romania per costruire macchine professionali per caffè e dopo averlo fatto si innamora  di un territorio, Petrovaselo, a pochi chilometri da Timosoara e convince l’azienda madre ad investire in un progetto non solo lontano dal loro core business ma fortemente (almeno sulla carta) velleitario. Reimpiantare i vigneti che in epoca pre-comunista esistevano su quelle terre.

Per l’operazione tutt’altro che semplice data anche l’estrema  parcellizzazione dei terreni, investe molto tempo e capitali ma soprattutto investe nella formazione di una squadra di giovani donne fortemente motivate, senza le quali sarebbe stato molto arduo realizzare quella che è oggi l’azienda “Vigna”.

In pochi anni dei 75 ettari ne sono stati vitati 42 e nel 2009  c’è stata la prima vendemmia. La cantina, costruita con criteri ultramoderni, sarà terminata entro giugno mentre i primi vini  saranno presentati al Vinitaly di quest’anno.

Al momento sono ottenuti solo dai classici  vitigni internazionali, Merlot, Cabernet e Pinot Nero, ma già da quest’anno si punterà  anche su quelli autoctoni, che qui vuole dire Feteasca nelle sue varie declinazioni: Regala ed Alba (bianchi) Neagra (rosso).
I due vini finora prodotti,  l’Otarnita 2009 (Pinot Noir) e l’Ovas 2009 (Merlot e Cabernet), commercializzati sotto il brand “Petro Vaselo”, pur scontando ovviamente la giovinezza dei vigneti da cui provengono mostrano un potenziale tutto ancora da scoprire. E li scopriranno quando magari non si esaspereranno (in basso) le rese, riportandole a valori accettabili e non ai 40 q.li/h del 2009. Il futuro adesso e solo nelle mani della giovane squadra capitanata dall’altrettanto giovane  enologo veneto  Emanuele Reolon, unico maschietto, a cui è stata affidata la conduzione della produzione.

Ma la vera sorpresa- scommessa potrebbe venire dalla Feteasca sia bianca che rossa. Grazie al tour predisposto dalla simpatica ed efficientissima Ariana Negru, responsabile commerciale, abbiamo avuto l’occasione di assaggiarne tante e devo dire al di là di alcune ingenuità enologiche frutto di produzioni quantitative ed industriali, il vitigno potrebbe, sempre che si apportino le dovute attenzioni in vigna ed in cantina, dare dei risultati sorprendenti.

Anche se ancora alla ricerca di una identità precisa il vitigno, in particolare il Neagra, mostra caratteristiche sensoriali non omologate che potrebbero un tantino anche spiazzare al primo momento, ma vinta la prima impressione il vino e tutto da godere (penso al Prince Stirbey Feteasca Neagra 2008 ed al Terra Romana 2008).

Quanto ai bianchi sia il Regala che l’Alba, per quanto abbiamo assaggiato, sono ancora in una fase pionieristica e  penalizzati moltissimo da produzioni fortemente  massive.

Non ci sono dubbi che la nascente realtà di Petro Vaselo riuscirà nel giro di pochi anni a scalare i vertici enologici rumeni e soprattutto ad imporsi nei mercati dell’Est europeo verso cui sembra proiettarsi. Ci sono le competenze, ci sono gli uomini, pardon le donne, c’è l’entusiasmo trainante di un equipe giovane e vogliosa di successo.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE