Il vino in Argentina (1° parte)3 min read

Sembrerà ai più assai strano, ma la prima cosa che faccio quando arrivo in un posto dove c’è un’interessante produzione di vino, è quella di cercare un’enoteca. Guardare le etichette ed i prezzi, e parlare con l’addetto per raccogliere informazioni ed ascoltare opinioni è un esercizio che ho sempre trovato divertente e istruttivo.

Poi, una volta rotto il ghiaccio, passo al setaccio le carte dei vini dei ristoranti. Non importa se poi mi fermerò a mangiare, se il locale è appena conforme alle mie aspettative; entro e chiedo di visionare menù e lista vini.

E Buenos Aires è certamente un luogo adatto per questo genere di esplorazione, migliaia di locali disseminati in ogni quartiere rendono relativamente facile formarsi una prima impressione della proposta vinosa argentina.

Qui, come del resto anche in Patagonia, nella quasi totalità dei casi le carte dei vini prevedono solo etichette nazionali di origine mendocina, un panorama dominato per la maggior parte da tre, quattro case: Trapiche, Catena Zapata, Zuccardi, La Rosa e Chandon. Ho pensato: "Iniziamo maluccio ma certamente sarà più promettente l’approfondita esplorazione di Mendoza con la guida del mio compagno d’infanzia, Franco Ciani enologo ed oliologo “in situ”, da una decina d’anni mendocino adottivo." Ne approfitto per ringraziare lui e la sua finta "segretaria" Laura che in realtà è la sua socia di maggioranza.

 

 

 

 Sicuramente la cronaca geografico-produttiva è noiosa, ma per procedere con un minimo di ordine si deve iniziare con il definire, a grandi linee, le aree geografiche e cosa vi si produce. In Argentina si contano 5 regioni vitivinicole. Tra il 25º ed il 30° parallelo sud, poco al di sotto del tropico del capricorno, ci sono quelle settentrionali di Salta, Catamarca e La Rioja. Rispettivamente di ha 2.600, 2.500 e 7.000. Sono regioni ove prevale il Torrontes Riojano con marginali vigneti a Malbec, Cabernet Sauvignon, Syrah e Bonarda. Tra il 30º ed il 35º ci stanno San Juan e Mendoza che sta proprio sulla linea del parallelo. San Juan possiede 48.000 ha, mentre Mendoza può contare su di un vigneto di oltre 154.000 ettaroni.

 

 

Infine tra il 35º ed il 42° si trovano le regioni di Neuquèn e Rio Negro con circa 2.000 ettari cadauna. A parte San Juan, dove i vitigni più coltivati sono Syrah, Pedro Gimènez e Bonarda, nelle altre regioni prevalgono Malbec e Cabernet Sauvignon. Il fatto curioso poi, in fatto di vitigni, è che a Mendoza il Bonarda sta tallonando con la rispettabile quota di 16.000 ha, i 26.000 del Malbec.

 

 

 

Naturalmente, in un viaggio-vacanza tanto breve è difficile superare una visione "superficiale", e nonostante un racconto che parla di feroci interessi speculativi, di burocrazia asfissiante, di mancanza di controlli, di scarsa affidabilità della manodopera e di mille altri impedimenti riconducibili ai provvedimenti restrittivi in materia di importazioni, agli occhi di un visitatore restano pur sempre relegati su di uno sfondo dominato dalla maestosità del paesaggio. Un paesaggio che si impone agli occhi del turista a dispetto di ogni lacuna, reale o immaginaria che sia, della filiera produttiva argentina.

segue….

 

 

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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