Il vino di Procuste3 min read

Un mito greco parla di un ladrone di nome Procuste. Assaliva i viandanti e li costringeva a distendersi su un letto. Se le membra del malcapitato sporgevano le amputava a misura, se erano troppo corte le stirava fino a raggiungere la lunghezza del letto. Supplizietto niente male, che è forse cruenta metafora di quanto sia difficile per l’uomo esere soddisfatto della realtà che lo circonda. Noi di winesurf in questi giorni ci siamo sentiti come Procuste in due degustazioni. In un caso assaggiando vini di costo inferiore ai 3€ che ci apparivano spesso di valore superiore, nell’altro degustando assieme vini da poco prezzo che valevano di più e vini carissimi dai prezzi troppo alti rispetto alla loro qualità. Sia nel primo  (vedi “Degustazione vini a meno di 3 € al supermecato. Positive sorprese)  che nel secondo  caso  (vedi Degustibus et deprezzibus. Ovvero il Sangiovese toscano valutato da chi lo vende, lo beve, lo fa) ci sentivamo insoddisfatti di quelo che ci diceva il "valore di mercato". 
Se sul letto del ladrone Procuste avessimo steso una bottiglia di vino il risultato sarebbe stato praticamente identico.
Poi ci siamo domandati: ma siamo noi che cerchiamo la luna o sono le leggi del mercato del vino che andrebbero leggermente riviste? Come è possibile che vini corretti, ben fatti in cantina ed adatti ad accompagnare degnamente un pranzo costino meno di una Coca Cola all’Autogrill mentre  altri prodotti quasi da favola si ritrovino, alla fine di un assaggio, con valutazioni quattro volte inferiori al normale prezzo in commercio. Il discorso ci porterebbe lontanissimo e, partendo dallo strausato concetto “della domanda e dell’offerta” si arriverebbe a parlare di marketing, terroir, global Market ed altre parole straniere troppo usate per fregare il prossimo. Mi viene in mente una frase di Marco Pallanti, Presidente del Consorzio Chianti Classico : “Il prezzo del nostro vino è fatto per almeno il 40% da quello che abbiamo intorno”. Se gli togliamo “l’intorno” come abbiamo fatto noi martedì 27 febbraio, quel 40% si scioglie come neve al sole. Questo non solo per diversi Chianti Classico ma, a giudicare da quanto scaturito dall’assaggio, anche per Brunelli, Nobili e Supertuscan di tutte le fogge. Però “Show must go on” cantavano i Queen e come in ogni spettacolo che si rispetti il mattatore chiede il prezzo che gli pare. Per questo dobbiamo tutti sapere una cosa. Quando andiamo a comprare una buona bottiglia di vino “importante”, almeno il 40-50% è un “Plusvalore” quasi marxiano. Se la bottiglia costa 50 è molto probabile che valga 25 e che costi al produttore 10 ma……questo è il sistema, che vi piaccia o no. Se non vi piacesse però potete andare a spulciare i dati della nostra degustazione: è probabile che scopriate vini che valgono più del prezzo che costano e magari sono anche più buoni di quelli strafamosi.
Cosi come, venendovi a noia le mutande marchiate Dolce e Gabbana entrate in un supermercato e con la stessa cifra ne comprate 15 di buona qualità, toglietevi le fette di prosciutto dagli occhi e premiate chi griffa poco e produce buone cose a prezzi “con giusto plusvalore”.
Dall’empireo agli inferi dei vini a 2-3€  è un salto da fare paura ma non a noi. Li abbiamo assaggiati, valutati e vi diciamo che, come vini da tutti i giorni molti possono andare bene. Ve lo confermano trasversalmente i nostri assaggiatori del 27 febbraio che hanno valutato vini di 4€ tre volte il loro prezzo. Per questo è forse giunto il momento di usare al contrario il letto di Procuste (alias mercato) e di adattarlo con attenzione, conoscenza e furbizia alla bottiglia ed al malcapitato…pardon BENcapitato che la comprerà.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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