Il nome è sfacciato ma il vino è buono e non assomiglia ai deludenti Bourgogne rouge del négoce. Ha bel colore granato con riflessi violacei , è fragrante di cassis, in concerto con eleganti note floreali di rosa e peonia, ha impatto sensuale sul palato, denso e vellutato.
Fatto per essere goduto giovane ha però resistenza. Proviene da una minuscola appellation (5 ha. e 7 Domaines che lo producono) con denominazione geografica aggiuntiva e si trova giusto sopra Dijon, ad un’altezza di 257-307 metri, ma con una pendenza fino al 13% che obbligava le vendemmiatrici a mostrare quello che allora non si chiamava ancora “lato B”.
Uuno degli ultimi resti di quel che fu l’enorme patrimonio di vigne della capitale della Borgogna, un tempo apprezzata – secondo Lavalle-soprattutto per i suoi bianchi che si diceva richiamassero quelli di Meursault. Oggi vi si producono solo rossi.

Bouvier lo ricava da una parcella di 50 anni di 0.37 ha esposta a est: poggiante su un banco di roccia madre del Giurassico medio, di oolite bianco. Il suolo, in cima, è costituito da calcare di Comblanchien, mentre lungo il pendio da grèze litées, derivanti dalla sua frammentazione: più in basso si trovano le marne.
Da provare su una bistecca di charolaise.
Prezzo sui 23-25 €.