Il vento è cambiato?2 min read

In questo periodo mi viene da usare spesso il titolo di quel bel film della fine degli anni ottanta con Joe Mantegna e Don Ameche: "Le cose cambiano". Confesso che sono andato alla degustazione organizzata dalla azienda Abruzzese Villa Medoro con una certa dose di prevenzione. Il tema era, almeno per me alquanto mai insolito : “Sette vini a confronto: le diversità nei vini di Riccardo Cotarella” La degustazione è stata guidata dallo stesso enologo che evidentemente, dato il tema,  non deve essere rimasto  indifferente alle accuse che in questi  anni gli sono piovute addosso,  individuandolo  come tra i  principali responsabili della “normalizzazione” dei vini italiani, attraverso l’uso di merlot, cabernet  e quant’altro di internazionale.
 La degustazione mi è parsa tutta giocata in difesa, costantemente orientata a segnare di volta in volta le differenze territoriali, sottolineandone i caratteri con riferimenti ampleografici e geografici, quasi a volersi svincolare da quella fama che  hanno accompagnato i suoi "vecchi" vini e cioè quelli che in fondo erano quasi tutti uguali. La degustazione  ha  effettivamente sottolineato la territorialità dei campioni presi in esame. Il diavoletto che è in me alla fine mi ha suggerito "poteva essere diversamente"??.
Questi i vini :  Fermentano ’05  (unico bianco)-  az. Falasco, Don Antonio ’04- az. Morgante, Ari ’04- San Patrignano, Barbera dell’Oltrepo’ Pavese ’04- az castello di Cigognola, Camarato ’03 az. Villa Matilde, Terre di Lavoro ’04 Az. Galardi, Adrano 2004 di Villa Medoro,
Che Cotarella sia un bravo enologo nessuno lo nega, che abbia avuto successo neanche, ma che dire dei tanti che hanno la sua paternità e di cui si fa fatica a riconoscere la madre?? Bastano i sette vini in degustazione per scrollarsi di dosso quanto per anni gli è stato più volte sottolineato?
Per una volta l’Enologo, non ha citato neanche per sbaglio i vitigni internazionali. Che sia in atto una svolta ?? o forse come traspariva dalle sue parole “lui ci aveva sempre creduto”.Peccato che molti non se ne siano accorti. Sbagliavano tutti? Oppure, come sostiene qualcuno, il vento è cambiato?

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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