Il principe (con troppi muscoli) Bardolino e il suo fido Chiaretto6 min read

A Lazise, domenica 8 Marzo, nella suggestiva cornice della Dogana Veneta, si è tenuto il Banco d’Assaggio Bardolino & Chiaretto.
Prima di passare oltre desidero complimentarmi per la professionalità degli organizzatori (il Consorzio Tutela Vino Bardolino DO) i quali, chiamati ad una prima assoluta avrebbero potuto facilmente cadere in errori e sbavature, e invece hanno saputo brillantemente coniugare la possibilità di poter incontrare i produttori direttamente al loro tavolo, con l’esigenza di avere spazi in condizioni ottimali per l’assaggio.

Il territorio
La zona del Bardolino si estende dai paesi di Brentino Belluno e Torri, fino ai centri abitati di Valeggio sul Mincio e Villafranca. Occupando tutta la fascia costiera est del Lago di Garda, nel comune di Verona.
Come per la zona di Gambellara, anche in questa zona è stata effettuata una zonazione molto interessante e scientificamente molto approfondita di cui vi riassumo i risultati:
le zone individuate, chiamate unità vocazionali, sono 6:
1) La zona nord che comprende il triangolo dei comuni di Caprino Veronese, Costermano e Affi: vini dai colori superiori alla media, profili olfattivi molto ampi e acidità spiccate.
2) Zona centrale che va da Pastrengo fino a Castelnuovo del Garda: colorazioni decisamente intense, profilo aromatico intenso con note evidenti di viola per la Corvina e frutta per la Molinara. Acidità contenute e vena acida nel finale.
3) La zona costiera che si affaccia sulla sponda veronese del lago da Garda fino quasi a Peschiera: si ottengono i vini più equilibrati di tutti.
4) Piccola zona tra Affi e Pastrengo:colorazioni non elevate, profili olfattivi molto equilibrati e poco intensi e punta acida al palato.
5) Comprende la zona Sud-Est del territorio del Bardolino e si estende a mezzaluna da Palazzolo, passando per Custoza fino a Valeggio sul Mincio: vini dai profili bilanciati tranne che nell’acidità che risulta la meno importante del territorio.
6) La zona Sud-Est che parte da Castelnuovo del Garda fino a quasi Monzambano e Cavalcaselle: vini dalle colorazioni molto intense e astringenze importanti.   

I vigneti
Dalla seconda metà degli anni 90 si è rapidamente diffuso il sistema a spalliera con potatura a Guyot. Comunque malgrado i vantaggi che questo sistema comporti in termini di costi di manutenzione e rese qualitative, in certi casi, il sistema tradizionale a pergola singola e doppia continua a resistere come resistono anche altri sistemi quali il Casarsa e la Cortina semplice.

 

Il Vitigno
Attualmente il disciplinare del Bardolino DOC prevede l’uso di queste varietà secondo queste percentuali:
Corvina veronese (cruina o corvina) 35-65%; è il classico vitigno autoctono della Valpolicella e del Bardolino.
Rondinella 10-40%; arrivata nel veronese alla fine del XIX secolo.
Molinara, Rossignola, Barbera, Sangiovese, Marzemino, Merlot, Cabernet Sauvignon da soli o congiuntamente per un massimo del 20% con limite massimo del 10% per singolo vitigno.

 

I vini
Il disciplinare prevede varie tipologie di Bardolino: Bardolino e Bardolino Classico,  Chiaretto e Chiaretto Classico, Bardolino e Chiaretto Spumante. La denominazione “Classico” dipende dal fatto che le uve derivino e siano vinificate all’interno della zona più antica del territorio.
Sicuramente più interessante e significativa è la distinzione tra Chiaretto e Bardolino in quanto il primo è un Bardolino messo a contatto con le bucce per un tempo inferiore di un normale vino rosso, se ne ricava così un piacevolissimo rosato.
Dall’agosto 2001 esiste anche il Bardolino Superiore D.O.C.G.: la grande differenza è che viene previsto un anno di affinamento prima della sua uscita sul mercato.

 

Gli assaggi: dove e come.
La degustazione ha riguardato i Chiaretto 2008, normale e Classico e i Bardolino 2008 normale e Classico per entrambe le sezioni abbiamo tralasciato i campioni da vasca, concentrandoci su quelli gia imbottigliati.

 

L’annata 2008: un’annata con una prima fase dell’estate che ha creato sufficienti risorse idriche (metà giugno – metà luglio) e che poi ha visto una vendemmia a due velocità favorendo entrambe le tipologie: un primo periodo fresco che ha aiutato il Chiaretto nella sua acidità, e un secondo caldo e asciutto che ha aiutato il Bardolino nel completo raggiungimento della maturazione delle sue uve. Dunque un’annata estremamente positiva per questa denominazione.

 

Chiaretto 2008.
l’assaggio dei 56 campioni ha mostrato un’ottima coerenza stilistica con pochissime divagazioni sul tema. Una convincente compattezza di definizioni aromatiche che ci inducono a ritenere che questo vino abbia una sua identità molto ben definita, questo comporta una sua ben precisa collocabilità nel panorama enoico nazionale. Piacevolezza, facilità di beva e prezzo contenuto sono i suoi punti di forza. La qualità media non è ancora tale da creare attenzioni importanti su di esso. Piacevolmente sorpreso dalla quasi assenza di vini difettosi o decisamente cattivi come, devo ammettere, mi aspettavo. Fa piacere riscontrare alcune punte d’eccellenza che si concretizzano al momento in una decina di campioni. Se un difetto generale si può trovare è l’eccessiva diluizione di molti Chiaretto che fa pensare ad un vino un po’ poco curato da molte cantine. In particolare mi sono piaciuti:
Cavalchina, Ronca, Cantina di Custoza (Val dei Molini), Le Tende, Raval, Villa Medici e Campagnola (Roccolo del Lago).

 

Bardolino 2008.
47 campioni assaggiati con non poca difficoltà: vini più complicati con forzature inopportune sia  per l’uso di legni troppo marcati, sia di vitigni “migliorativi” come Cabernet e Merlot, che ne stravolgono completamente il piacevolissimo profilo aromatico. Mentre assaggiavo mi domandavo che bisogno ci potesse essere di produrre vini purtroppo tanto banali visto che il Bardolino avrebbe una sua bellissima personalità. In più queste “forzature” capitano nel momento in cui il mercato richiede sempre più vini con una precisa individuabilità e connessione con il territorio di appartenenza. Inoltre il mercato si sta indirizzando sempre di più su vini dalla straordinaria facilità di beva, quali il Bardolino “non forzato” e il suo Chiaretto. Dunque la domanda irrisolta è: cosa turba il sonno del vignaiolo per fargli fare di tutto allo scopo di rovinare un vino tanto bello?
Mi sono piaciuti: Casaretti, Cavalchina, Girardelli, Villa Medici, Meneghello e Raval.

 

Impressioni conclusive.
Alla luce di tutti gli assaggi fatti credo che il Bardolino in questo momento sia una zona un po’ troppo sottovalutata in termini di notorietà. Le sue caratteristiche lo rendono in questo momento tremendamente attuale e ne fanno un vino moderno dal consumo veloce. Se il grosso dei vignaioli si renderà conto che la strada da seguire è quella di non “strafare” in cantina, allora la sua piacevolezza risulterà sempre più apprezzata anche fuori dal suo territorio di consumo classico.

 

 

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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