Il primo vitigno sadico.2 min read

Nel vorticoso mondo della viticoltura italiana sta per entrare in campo, letteralmente parlando, una nuova uva che mi azzardo a definire come il primo vitigno sadico.

Nascerà nel cuore dell’Italia, in quell’Umbria tanto cara ai santi ed ai poeti, un po’ meno (per ovvie ragioni) ai navigatori.  In particolare questo nuovo vitigno vedrà i natali in quel di Montefalco, grazie a Marco Caprai, colui che tanto ha fatto per far conoscere nel mondo il Sagrantino.

Pare infatti che Marco, assieme al professor Leonardo Valenti, dell’Università di Agraria di Milano, stia mettendo a punto un clone di Sagrantino……..bianco. Non si tratterebbe di un tentativo di vinificazione in bianco (come annunciato dal Mio Vino professional) del burbanzoso vitigno, ma proprio di un nuovo clone.

Ora, non credete anche voi che un bianco con le caratteristiche dell’attuale Sagrantino non potrebbe avere altra definizione che vino sadico. Pensate infatti all’inesperto (o ancora peggio alla giovine inesperta) che si versa un bicchiere di quello che crede un innocuo vinello bianco: ne mette in bocca un bel sorso e si ritrova il cavo orale invaso da tannini scatenati come un gruppo di bambini durante la ricreazione. La faccia gli diventerà prima rosa e poi violacea, gli occhi si inietteranno di sangue e poi si riempiranno di lacrime. Dopo uno sbuffo di fumo dalle orecchie il malcapitato ( o la malcapitata) crollerà al suolo. Se le bottiglie potessero ridere si vedrebbe un ghigno sardonico formarsi nel vetro (robustissimo) che fino a pochi attimi prima conteneva il vino.

Un vitigno che si chiamasse Sagrantino Bianco darebbe poi la stura ad una infinita serie di nuovi vitigni dalle possibilità inimmaginabili. Pensate ad un bel bicchiere di Bianco d’Avola, o di Biancoamaro, per non parlare del Bianco di Troia, che potrebbe finalmente in etichetta assumere nomi  spettantigli di diritto (Enea,Ulisse, Ettore, Achille, etc.) e magari essere venduto a fiumi in tutti gli ippodromi italiani.

Così a fianco del Colorino nascerebbe lo Sbiancante, in Sicilia si coltiverebbe Bianchello Mascalese, in Valpolicella la Colombina, in Campania il Piedibianco. Ma perchè percorrere questa promettente strada in un solo senso: si potrebbero infatti creare le versioni in nero di tanti bei vitigni a bacca bianca. Nelle Marche potrebbe nascere il Rossicchio o lo Scuricchio mentre la Germania o l’Austria potrebbero fare grandi rossi usando il Neriesling.

Quando la scienza ci apre queste strade l’uomo comune non può che inchinarsi e proferire un sonoro “GRAZIE!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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