Il Piceno oltre il Rosso Piceno DOC.12 min read

L’idea di testare gli Offida Rossi e i Marche Rossi prodotti nel sud delle Marche ci ronzava in testa da parecchio. Convinti come eravamo – ed ora, a bocce assaggiate, ancora di più – che una bella fetta dei migliori rossi del Piceno fosse “esterna” alla denominazione Rosso Piceno. Così abbiamo deciso di raccogliere alcune annate, partendo dal 2006 e scendendo fino al 1997, prendendo in considerazione sia millesimi di riferimento (2001) che non (2002).

Dopo lunga e travagliata riflessione, abbiamo pensato di focalizzare la nostra attenzione sui seguenti vini:

• Marche Rosso (precedentemente Rosso Piceno Superiore) Barricadiero di Aurora;
• Marche Rosso Kurni di Oasi degli Angeli;
• Offida (precedentemente Rosso Piceno Superiore) Leo Ripanus della Cantina dei Colli Ripani;
• Offida (precedentemente Marche Rosso) Ludi di Velenosi ;
• Marche Rosso Oppidum di Ciù Ciù;
• Offida (precedentemente Marche Rosso) Zeii di San Giovanni;
• Marche Rosso Fedus di San Savino;
• Marche Rosso Regina del Bosco di Dezi.

Purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di assaggiare gli ultimi due: il primo per la mancanza in Azienda di vecchie annate, il secondo perché l’Azienda non ha dimostrato interesse verso la nostra degustazione. Ed è un peccato, visto che reputiamo con convinzione il Regina del Bosco uno dei migliori rossi regionali. Ma tant’è.

Prima di darvi i risultati della degustazione, è opportuno fornire qualche precisazione:

• I vini che abbiamo scelto non esauriscono le bottiglie interessanti del Piceno. Basti pensare al Marche Rosso Solo di Dezi, al  Marche Ver Sacrum di San Savino, ai vini di Poderi San Lazzaro, e molti altri.

• I vini che abbiamo scelto non rappresentano tutti i migliori produttori del Piceno. Basti pensare alle Caniette, assente dalla degustazione per il solo motivo che non produce né Offida Rossi né Marche Rossi, ma solo Rosso Piceno (e dei più gagliardi).

• I vini che abbiamo scelto sono quelli ottenuti dai vitigni più rappresentativi della zona (ovvero montepulciano e in secondo luogo sangiovese), con un buon numero di annate prodotte, e che negli anni ci hanno convinto maggiormente.

• La degustazione si è svolta il 25 novembre presso la Vinea di Offida (AP), partendo dalla annata più giovane fino ad arrivare a quella più vecchia. La degustazione è stata effettuata alla cieca conoscendo l’annata. Nel pomeriggio abbiamo riassaggiato tutti i vini in mini verticali, utilizzando le bottiglie stappate la mattina. Il riassaggio è avvenuto non alla cieca (ma non abbiamo cambiato il punteggio a nessun vino).

• La degustazione è stata effettuata dal sottoscritto, da Alessandro Morichetti, sommelier, e Maurizio Silvestri, sommelier. Il risultato della degustazione è il frutto del confronto tra noi 3.

Ecco i risultati:

LE ANNATE.

2006: l’unico vino che abbiamo assaggiato è il Kurni, che si profila con un naso di imponente forza fruttata (ciliegia, alchermes, amarena), molto indietro nello sviluppo, attacco di bocca di fruttata dolcezza (la prima impressione è quella di un vino abboccato), note vegetali molto belle (vegetali, non erbacee), tannino molto ampio, molto dolce e lungo, finale “muto”. Dunque né asciutto né tantomeno vuoto, ma da formare.

2004: molti vini possiedono un tratto olfattivo un po’ “freddo”, quasi erbaceo/affumicato. Se sia il carattere dell’annata, o una accentuazione nell’uvaggio di vitigni bordolesi, non lo abbiamo capito. Ottima la qualità dei tannini, dolci ma ruvidi, ma il finale è a volte amarognolo. Apparentemente eccellente l’Oppidum (ma abbiamo assaggiato un campione dalla botte, quindi ci fermiamo qui); di ottimo mix fruttato/erbaceo, e consueta solidità tannica l’ottimo Zeii. Non molto fine il Barricadiero (qualche nota, tra le altre, di verdure cotte), ma di ottima espansione tannica; buono il Leo Ripanus, nonostante un legno un poco staccato dal vino (e qualche piacevole nota di riduzione).

2003: l’unico campione che abbiamo testato è stato il Leo Ripanus, che si conferma un ottimo vino, da non attendere ulteriormente. Ora è aperto su una nota minerale molto pulita di ferro, sorretta ancora da un discreto frutto. Succoso al palato, non del tutto asciugato nel frutto, è un vino all’apice.

2002: si tratta di vini freschi, di struttura medio alta (sempre relativamente al Piceno, dove lo sfuso viaggia sui 30 g/l di estratto…), con un attacco un po’ stretto e un tannino non diffusissimo, ma maturo. Molto buoni il Kurni (ma con la dolcezza fruttata non ancora riequilibrata); l’Oppidum, speziato, un poco asciutto ma piacevole, e lo Zeii, chiuso su una nota erbaceo-salmastra non finissima ai profumi, ma dotato di una ampiezza gustativa e di un allungo di cacao amaro inconsueti. “Freddo” il Barricadiero, con china, grafite, e polvere di caffè, quasi “trentino” (ma durerà); Leo Ripanus invece sui terziari, in discesa ma ancora piacevole. Poco fine ma di bel succo il Ludi, fresco e “verticale”.

2001: senza dubbio la migliore annata assaggiata. I vini sono completi e quasi all’apice (anno prossimo?). Eccellenti, in ordine di gradimento decrescente, il Kurni, di magnifica definizione olfattiva (amarena, uva spina, tabacco), un autentico rombo di tuono, il primo dove la dolcezza fruttata è completamente “incastrata” nel corpo del vino; il Ludi, con un meraviglioso profumo “rodaneggiante” di erbe aromatiche e officinali (finocchio selvatico, semi di anice, maggiorana, menta piperita) e un palato largo, dolce, lungo, non succosissimo, “appoggiato” (ma non coperto) sul legno (alla Caprai o alla Rivetti, per intenderci);  l’Oppidum, con una punta di legno ancora da digerire, ma di magnifica espressione varietale (ciliegia, cuoio); il Barricadiero, forse un tantino semplice, ma di una gioventù (sembra un vino di 2 anni) e di una naturalezza espressiva encomiabili. Molto buono lo Zeii, un poco erbaceo, un filo rustico, ma potentissimo e di impressionante intelaiatura tannica.

2000: abbiamo assaggiato solo Leo Ripanus e Kurni. Il primo è un buon vino che apparentemente ha appena superato l’apice: note animali al naso, palato ancora ampio ma svuotato nel frutto; il secondo è un vino eccellente, magari non definito ai profumi come il 2001, ma con un palato magnifico, meno succoso ma altrettanto delineato del 2001, e un tannino “piemontese”, cioè bello stampato a fine bocca, ma senza stringere.

1999: abbiamo assaggiato solo il Kurni, per il quale si tratta di una annata ottima, ma non di un grande vino. Manca il tratto “esotico” di frutta tropicale e uva spina che lo connota. Intendiamoci: è una signora bottiglia, sulla china e il sottobosco, e anche di grande impatto, ma l’allungo è limitato (il tannino ferma il vino alla fine).

1998: una annata della quale serbavamo un gran ricordo, soprattutto in termini di forza, e che ci ha un poco deluso. I vini infatti stanno perdendo frutto e ciccia velocemente, anche se non si sono ancora asciugati. Discorso a parte per l’Oppidum, veramente eccellente, ancora molto fresco. Gli altri vini degustati, il Barricadiero, un tantino semplice; il Ludi, non precisissimo e asciutto ma profondo; e il Leo Ripanus, un poco svuotato, sono belle bottiglie, ma nulla più.

1997: abbiamo assaggiato solo il Barricadiero, che sente tutti gli 11 anni che porta addosso: chiuso sui terziari, ma non asciutto, anzi quasi “liscio”. Insomma, sembra una specie di Chianti Classico ventenne ammorbidito.

 

CONSIDERAZIONI FINALI SUI VINI.

Barricadiero – Aurora
Piacevolmente rustico ma scorrevole, di buona complessità, è un vino dai due volti. Fortemente montepulciano nelle annate calde (2001, 1998, e un recente assaggio dell’ottimo 2006 sembra sulla stessa linea), nelle annate fredde invece (2004 e 2002) le note erbacee/affumicate sembrano più evidenti, fino a prevalere. Sicuramente un vino non fine, ci ripetiamo, ma la naturalezza espressiva ne garantisce una piacevolissima bevibilità.
Annate degustate: 2004, 2002, 2001, 1998, 1997.
Vitigni: 85% montepulciano, 15% cabernet sauvignon e merlot
Bottiglie prodotte: 6500
Prezzo in enoteca dell’ultima annata disponibile (2006): 15 €
Periodo ottimale di beva: tra i 4 e gli 8 anni dalla vendemmia
Rapporto qualità prezzo: favorevole

 

Kurni – Oasi degli Angeli
Che dire di nuovo del vino più chiacchierato – nel bene e nel male – del Piceno (anzi, di tutte le Marche)? Anzitutto, che nonostante sia inserito in un orizzonte culturale di vini cosiddetti “veri”, e conseguentemente “raccontato” dall’Azienda come frutto di una ritualità quasi “ancestrale”, il Kurni in realtà è un vino ultramoderno (in senso buono). In secondo luogo, che si tratta di un vino facile da inquadrare e difficile da valutare. Di impressionante uniformità stilistica, poco sensibile alle differenze di annata e facilmente riconoscibile, soprattutto da giovane, per via della dolcezza fruttata nell’impatto di bocca, è un vino che necessita di almeno 7-8 anni per “fondersi”. Il 2001, dal frutto innervato dal sale e dai tannini, è adesso un vino magnifico che durerà molto. Il 2000, meno esotico e più austero, gli sta un centimetro sotto. Personalmente ci berremmo mezza bottiglia di entrambi senza troppi problemi (prezzo a parte). Detto questo, valutarlo in mezzo agli altri vini del Piceno è molto difficile, e forse la cosa più giusta sarebbe di infilarlo in mezzo a una degustazione di Amarone (anche se – intendiamoci – possiede un frutto più fresco rispetto al grande rosso veneto). Questo la dice lunga, a nostro avviso più di tante parole, sulle dimensioni e il carattere di questo vino eccellente.
Annate degustate: 2006, 2002, 2001, 2000, 1999.
Vitigni: montepulciano 100%
Bottiglie prodotte: 5800
Prezzo in enoteca dell’ultima annata disponibile (2006): 60 €
Periodo ottimale di beva: dagli 8 anni in poi, probabilmente all’apice tra i 12 e i 15 anni
Rapporto qualità prezzo: corretto

 

Leo Ripanus – Cantina dei Colli Ripani
Lo confessiamo: noi per il Leo Ripanus abbiamo avuto sempre un debole, sin da una “cotta” in gioventù (sia nostra che del vino) per il 1998, che nel frattempo però ha perso il peso (che abbiamo acquistato noi…). E ne siamo affezionati consumatori. L’aspetto che ci colpisce maggiormente resta questa personalità contemporaneamente verace e gentile, che non ci si aspetterebbe da una selezione di una cantina sociale. Il frutto intenso della gioventù si sostituisce velocemente a delle note minerali pulite, il vino ha sempre una bellissima bevibilità, e i toni ruvidi tipici della zona sono sotto controllo. Detto questo, si tratta di una bottiglia che evolve piuttosto rapidamente, tendendo con l’età un poco a svuotarsi. Il 2003 adesso è veramente buono, il 2004 raggiungerà l’apice presumibilmente tra pochi mesi.
Annate degustate: 2004, 2003, 2002, 2000, 1998.
Vitigni: montepulciano 80%, cabernet sauvignon 20%
Bottiglie prodotte: 30000
Prezzo in enoteca dell’ultima annata disponibile (2005): 15€
Periodo ottimale di beva: tra i 3 e i 6 anni
Rapporto qualità prezzo: favorevole

 

Ludi – Velenosi
Il vino che abbiamo inquadrato di meno. Ci aspettavamo un compitino ben eseguito, un dandy in mezzo a tanti omoni, un premium wine ingabbiato in una confezione tirata a lucido, fatto magari su misura per gli appassionati meno infervorati. E invece così non è stato. Non finissimo, nemmeno a 6 ore dalla stappatura, né nel 1998 né nel 2002 (ma in entrambi i casi rispettoso dell’annata e impeccabile sul piano della struttura), il 2001 è uno dei 2-3 vini più buoni che personalmente abbiamo assaggiato (ma con un consenso in degustazione un po’ lieve). Certo, gli manca un poco di succo e di naturalezza  – e quindi a tavola non dovrebbe fare faville – ma di fronte a un profilo aromatico del genere…
Annate degustate: 2002, 2001, 1998.
Vitigni: montepulciano 50%, cabernet sauvignon 30%, merlot 20 20%
Bottiglie prodotte: 20000
Prezzo in enoteca dell’ultima annata disponibile (2005): 22€
Periodo ottimale di beva: tra i 4 e gli 8 anni
Rapporto qualità prezzo: corretto

 

Oppidum – Ciù Ciù
Siore e Siori, un signor vino. Se cercate il montepulciano "duro e puro", senza fronzoli, molto vero e dritto (ma non rustico), l’Oppidum fa al caso vostro. Se un giorno dovessimo mai “spiegare” a uno straniero il carattere dolce nel frutto e dolce-ruvido nel tannino del Piceno, con  ogni probabilità il primo vino che ci verrebbe in mente sarebbe proprio l’Oppidum. Di grande profondità tannica e impeccabile espressione varietale, molto continuo negli anni, con un legno sempre ben dosato, è il classico pugno di ferro in guanto di velluto. Ma non ha nella complessità la dote più significativa. Il 2001 è eccellente. Il 2004, non ancora in commercio, sembra ancora migliore.
Annate degustate: 2004 (non ancora in commercio), 2002, 2001, 1998.
Vitigni: montepulciano 100%
Prezzo in enoteca dell’ultima annata disponibile (2003): 18 €
Periodo ottimale di beva: tra 6 e 10 anni
Rapporto qualità prezzo: favorevole

 

Zeii – San Giovanni
Un altro vino che ci è sempre piaciuto, sin dalla prima annata, il 1998 (purtroppo terminato in cantina). Un cuore antico ricoperto da una veste moderna, o qualcosa del genere. Cupo, cuoioso, lievemente erbaceo/fumoso (o forse “freddo”, chissà) nell’espressione per un vino del Piceno, piacevolmente amarognolo nel tannino, non brilla per scorta di frutto, ma in quanto a forza è un peso massimo. L’unico limite è che a volte sembra imprigionato in una veste che lo comprime un poco. Ma è una caratteristica che condivide con altri vini della zona. A livello di lunghezza e spinta il 2002 è impressionante.
Annate degustate: 2004, 2002, 2001
Vitigni: montepulciano 50%, sangiovese 30%, merlot 20%
Bottiglie prodotte: 6000
Prezzo in enoteca dell’ultima annata disponibile (2004): 18 €
Periodo ottimale di beva: tra 6 e 10 anni (o forse di più, visto il carattere tenebroso)
Rapporto qualità prezzo: piuttosto favorevole

 

Considerazioni finali sul territorio.

Da sempre “fornitore non ufficiale” di sostanziose basi per i vini di zone italiche più blasonate, il Piceno conferma la propensione a dare vini concentratissimi, molto generosi, di grande impatto, ma tendenzialmente rustici. Laddove i vini del Conero propongono sfumature iodate-balsamiche, e i rossi abruzzesi note più selvatiche (terra, dado, carne, china), i vini piceni si distinguono per una “massosità” fatta di cuoio e ciliegie. Chi in una bottiglia cerca per prima cosa una salutare e abbondante immediatezza non rimarrà deluso, soprattutto considerati i prezzi di molte bottiglie, ma bisogna anche sottolineare che si tratta di vini che non brillano, almeno per il momento, in quanto a complessità post gustativa.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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