Il gin in fiera a Verona: quello che abbiamo scoperto a “Ginitaly” 20195 min read

Il direttore, scherzando, lo aveva annunciato  ma devo ammettere che anche nella realtà non è stato facile girare Ginitaly 2019, la fiera nella fiera a Vinitaly. Armata di caparbia curiosità sono riuscita a uscire vittoriosa dai (citando sempre l’articolo del direttore) “padiglioni 7-12-57-34-92-81 shakerato”, a caccia dei gin made in Italy, tra meandri enologici, cataloghi apocrifi, importatori criptici.

Domandone: perchè il distillato di ginepro sta seducendo le aziende italiane? La risposta è la mixology. Il mondo della miscelazione sta diventanto la nuova ‘sirena’, complice il target a cui si rivolge, giovane, con l’ambizione di ingredienti di qualità, alla ricerca di un bere facile, che va dal vintage (vedi il ritorno del vermouth)  ai classici versione home made. Tra questi il Negroni (bitter, vermouth e… udite udite, gin), cocktail targato Italia per eccellenza, che nel 2019 compie cento anni.

Per il vermouth vi avevamo proposto come sottofondo At Last interpretata dalla calda voce di Etta James. Per il gin vi proponiamo una ritmata Land of 1000 Dances nella versione targata Wilson Pickett . One, two, three, canta Wilson. Siete pronti? Ecco i sei gin che abbiamo selezionato per voi.

Nannoni. Prima distillazione nel 2018 di sole bacche di ginepro, ovvero senza aggiunte di botaniche. Un London Dry (il più pregiato tra Cask Gin, Compound Gin, Contemporary style Gin, Genever e Traditional Style Gin di cui prossimamente vi parleremo) destinato a una mixology di alto livello per la selezione di bacche autoctone.

Limpido, cristallino, al naso è diretto col suo forte e penetrante profumo di ginepro. In bocca la neutralità lo rende elegante e non aggressivo. Facile immaginarlo miscelato: dona il tenore alcolico necessario al cocktail, abdicando ai profumi dei prodotti che può incontrare tra ghiaccio e bicchiere. 730 bottiglie nel 2018, destinate ad aumentare.

Senensis. Quattro anni fa Andrea Zingarelli (Rocca delle Macie) e Paolo Cesareo (I Parolai) si conoscono e decidono di creare un gin targato Chianti. Ginepro, salvia, rosmarino, dragoncello, verbena, foglia di sangiovese e ulivo, tutti di Castellina in Chianti. Un London Dry nato anche lui per la mixology, alla seconda distillazione nel 2018, conta 2.500 bottiglie distribuite soprattutto nel senese.

Un gin territoriale, la cui ambizione verso un Negroni Senensis è palesata dalle 4.000 bottiglie di vermouth a base di vino rosso che usciranno a settembre (un prodotto destinato a far riapprezzare il vino aromatizzato per il suo equilibrio e dolcezza). E il bitter? Per ora è quello targato Santoni, ma nei disegni dei due imprenditori ce n’è già uno col loro Dna.

Beccaris. Tra Langhe e Monferrato dal 1951, una distilleria a conduzione familiare che nel 2018 decide di creare un gin che arriva a Vinitaly (ops, Ginitaly) non ancora filtrato, presentandosi limpido ma non cristallino. Cinquecento bottiglie integralmente prodotte, è anche lui un London Dry, in versione più ‘ruffiana’.

45° che dopo le note da manuale di ginepro cede al naso mandarino, scorza di arancio, pepe, fiori di sambuco, e sul finale salvia e rosmarino. Beccaris invece il suo Negroni ce l’ha: bitter e vermouth erano già in ‘dote’.

Vieux Moulin. Dalla provincia di Asti, altra realtà familiare, questa volta non neofita del gin, che 4 anni fa decide di declinarlo in 4 versioni compound: peperoncino, pepe, liquirizia, rosmarino, di cui produce circa 2.000 bottiglie per tipo. Qui gli aromi sono aggiunti per infusione al distillato.

Quello con  il pepe è limpido dalle note verdoline, al naso è fresco senza particolari profumi oltre al ginepro: in bocca invece il pepe gioca la sua parte, scatenando il pizzicore tipico dopo essersi adagiato sulle papille, offrendo un’esperienza originale. Quello alla liquirizia invece è limpido e al naso la radice gli cede sfumature di miele. In bocca arriva il sapore del legno, esattamente come quando si mastica la radice. Se la versione pepata si presta alla mixology, la personalità della liquirizia ci sembra essere più adatta a un bere ‘solitario’.

Marzadro. storico produttore di grappa trentina (Dic’Otto Lune vi dice nulla?), il suo gin nasce 6 anni fa targato Luz, marchio del bartender Leonardo Veronesi. Un distillato profumato  figlio del ginepro del Monte Baldo: limpido, cristallino,  naso fresco grazie alla buccia di limone, a cui segue la foglia d’oliva, la mentuccia  e la salvia presente con due tipologie. Il Gin targato Luz e prodotto da Marzadro ricalca canoni di classicità, portando nel bicchiere un prodotto elegante.

Anche Marzadro centra l’obiettivo Negroni home made grazie al suo Amaro (si, scritto in italiano) e al suo vermouth. Lo abbiamo assaggiato: un cocktail equilibrato fresco e piacevole, senza gli effetti collaterali che l’alcool non di qualità regala (mal di testa e mal di stomaco).

Benacus. a Verona ha giocato quasi in casa, essendo originario del Lago di Garda. Il suo London Dry è prodotto nella distilleria artigianale  Zu Plun, dal mastro distillatore Florian Rabanser. Le  botaniche vengono stabilizzate con acqua pura proveniente dalle Dolomiti. La sua caratteristica è la selezione lacustre: Limoni della  limonaia del Castel a Limone del Garda, foglie di ulivo del Garda, mosto  di Lugana, citronella, petali e frutto di rosa canina, genziana, menta, semi di finocchio, mandorle. Aromi percettibili come sfumature degustazione dopo degustazione.

Limpido e cristallino, al profumo di bacche essiccate di ginepro, segue la freschezza dell’agrume del Garda, e il richiamo alla foglia d’ulivo. Molto elegante sia al naso che in bocca grazie all’assenza di note amare, all’equilibrio e alla dolcezza che smorza il calore dei gradi alcolici. Perfetto da solo, lo immagino in un cocktail di alto livello.

Se, come nel caso delle mie degustazioni (strano ma vero), non ci sono sputacchiere accanto ai vostri bicchieri da over 40°, è probabile che dal semplice ascolto ripetuto di Land of 1000 Dances vi siate ritrovati ad ancheggiare, ballare e magari salire  sul tavolo già dopo i primi 3 gin.

Per questo mi sbilancio in una preghiera: possono essere anche odiose ma per le prossime volte, caro mastro distillatore, le sputacchiere sarà possibile averle?

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


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