Quest’anno non si potrà ringraziare nessuno per l’ospitalità in Friuli Venezia Giulia perché difatti in Friuli Winesurf quest’anno non è proprio arrivato fisicamente.
Ma se Winesurf non va in FVG, allora è il FVG ad andare da Winesurf e così la Toscana diventa la base delle prime degustazioni dei vini bianchi di tutto il Friuli.
Interessante il numero di campioni presentati soprattutto perché provenienti da diverse zone DOC della regione, compresa la zona del Carso. Tra i vini bianchi degustati la Malvasia, la Ribolla Gialla, Pinot bianco, Pinot Grigio, Chardonnay, Friulano, Uvaggi e Sauvignon.
I vini prodotti nella zona del Collio si presentano mediamente più grassi, pieni in bocca e puliti nei profumi, mentre nella zona dei Colli Orientali del Friuli si va incontro ad acidità più spiccate e a sapori meno ampi, quasi verdi. Occorre non sottovalutare la vendemmia 2010 che purtroppo non è stata d’aiuto per le maturazioni in quasi tutta la regione e ciò si rispecchia soprattutto in pianura. La Doc Isonzo nei campioni presentati denota eleganza e finezza, mentre la zona della Doc Grave presenta profumi più delicati e in alcuni casi mancanza di equilibrio in bocca.
La Malvasia non eccelle nei profumi, tuttavia riesce a ritagliarsi uno spazio all’interno della regione. In bocca si presenta a volte corta e poco fine.
La Ribolla gialla è pulita, per sua natura non eccelle nei profumi, ma in tutti i campioni degustati provenienti dalle diverse zone del FVG mostra comunque le stesse caratteristiche di acidità e pulizia al naso.
Il Pinot bianco è una piacevole sorpresa: elegante, fine, pulito, dai profumi delicati, riesce ad esprimersi al meglio anche in pianura e riesce a far dimenticare i Pinot grigio che risultano volgari, grezzi, , corti in bocca e squilibrati.
Occorrerebbe inoltre tralasciare l’arcobaleno di colori a cui si assiste perché in alcuni casi non è indicativo di qualità: si parte da note giallo paglierino scarico per arrivare a quelle ramate che vanno dal rosa cipolla appena definito al rosato carico. Tra le varietà degustate è quella che delude maggiormente, anche se la tipologia è ai primi posti nella produzione e nella vendita all’estero.
Pochi i campioni di Chardonnay degustati ma comunque rappresentativi delle varie zone; bassa la percentuale degli Chardonnay con lunghezza, persistenza in bocca e pulizia e profumi al naso, la maggior parte rispecchia l’annata che si son lasciati alle spalle, in questo caso è netta la differenza tra colline e pianura.
Il Friulano è quello che tra tutti delude le aspettative e anche qui si assiste a differenze sostanziali tra le zone degustate, con il COF che riesce comunque a dare buoni risultati. In generale però abbiamo trovato Friulani abbastanza magri e poco persistenti, pochissimi quelli che si lasciano piacevolmente raccontare.
Non manca ancora chi, ahinoi, decide di utilizzare il Sauvignon per “migliorare” altre tipologie monovarietali e invece non fa altro che snaturare le caratteristiche tipiche di quel vitigno, rendendolo praticamente irriconoscibile e diverso dall’origine. La nota positiva è che “l’apporto” del Sauvignon nel 2010 è in misura nettamente minore rispetto al 2009.
Rimanendo sul Sauvignon, questa volta “ufficiale”, alcuni hanno mostrato poca finezza, specie aromatica: in questo panorama non sono moltissimi quelli che effettivamente evidenziano l’attenzione dell’azienda nei confronti della tipologia.
Gli uvaggi completano spesso il quadro di un’azienda e nel nostro caso si completano giocando sulle caratteristiche delle diverse varietà utilizzate; profumi netti, la nota del Sauvignon laddove presente è ben bilanciata. Rotondi e persistenti in bocca, altresì profumati al naso chiudono la serie dei bianchi friulani degustati in questa sessione.