Il dito nella piaga (gommosa)1 min read

Siamo appena nati e siamo riusciti subito a toccare qualche nervo scoperto. I nostri articoli sull’uso della gomma arabica nel vino  hanno portato a commenti tra lo scandalizzato ed il fortemente contrariato. Questo ci ha fatto capire di avere fatto centro. Per questo continueremo nella nostra inchiesta passando adesso la parola agli enologi stessi. Al seguente elenco di enologi/agronomi/enotecnici abbiamo posto le dieci domande che trovate di seguito. Le risposte verranno pubblicate in uno speciale il giorno 18 maggio 2006.

 

Giancarlo Soverchia, Roberto Potentini, Riccardo Cotarella, Rodolfo Rizzi, Michele Bertolami, Andrea Paoletti, Gianni Testa, Claudio Gori, Lorenzo landi, Franco Bernabei, Graziana Grassini, Federico Staderini, Fabrizio Ciufoli, Paolo Vagaggini, Donato Lanati, Riccardo Periccioli, Antonio Scalise, Umberto Quaquarini, Vincenzo Bambina, Folco Giovanni Bencini, Andrea Mazzoni, Luca d’Attoma, Vincenzo Pepe, Niccolò d’Afflitto, Celestino Gaspari, Stefano Chioccioli, Carlo Ferrini, Marco Dottà, Roberto Sandrin, Maurilio Chioccia, Alessandro Soprani, Katia Gabrielli, Massimo Panattoni, Teresa Severini, Alessandro Cugini, Gianni Fabbri.

 

  1. Conosce la gomma arabica?
  2. In quali casi e come viene usata nel vino?
  3. Che caratteristiche conferisce ad un vino?
  4. Dato che la legislazione è carente in questa materia, crede sia giusto aggiungerla ad un vino senza dichiararlo espressamente?
  5. Crede sia giusto regolamentare il suo uso?
  6. A tal proposito quali regole suggerirebbe al Legislatore?
  7. Come si può riconoscerla in un vino?
  8. Crede che il suo utilizzo sia oramai generalizzato?
  9. Le ne ha mai fatto uso e, se si, possiamo sapere mediamente in che percentuali?
  10. Si sente di fare qualche altra dichiarazione personale su questi temi?

 

 

 

 

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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