I nuovi contenitori per affinare il vino e venderlo molto, molto caro6 min read

Oramai è chiaro! Per vendere un vino molto, molto caro devi affinarlo in contenitori assolutamente particolari. Però vasche in inox o cementi vari, botti, barrique, anfore di varie densità, forme e misure sono superate come un fax o il primo pc della IBM.

Certo, molti continuano a usarle ma sotto sotto stanno cercando il materiale per affinamento con cui fare il botto e riuscire a vendere le loro bottiglie a prezzi  da capogiro o da giramento di coglioni, a seconda da che parte si guardi il problema.

Noi di Winesurf, sempre sensibili a queste basilari tematiche ci siamo subito messi in movimento e con questo articolo consiglieremo a tutti produttori  i nuovi e infallibili materiali per affinare e poi vendere il vino a cifre folli.

Barrique parlamentari.

I più occhiuti ci hanno messo le mani sopra da alcuni mesi: con la diminuzione dei parlamentari si sono liberati un bel numero di scranni in legno massello, molto stagionato. La notizia è passata sotto silenzio ma questi legni pregiatissimi, che hanno assorbito in qualche modo le caratteristiche dei politici che ci sedevano sopra, vengono scambiati oggi a cifre incredibili. Del resto pensate che cifra potrebbe raggiungere un vino affinato nella barrique di Craxi, di Andreotti o per gli amanti del genere, di Cicciolina. Per esempio non avrebbe prezzo la barrique fatta con  lo scranno di un noto ex presidente del consiglio,   perfetta per vini adatti  a  cene eleganti. Pensandoci bene però potrebbe avere due serie controindicazioni: nel tempo infatti  il legno ha assorbito talmente tante sostanze fondamentali per tali cene che c’è il rischio che i tappi, appena in contatto col vino, si induriscano troppo e siano impossibili da togliere o, all’opposto, schizzino verso l’alto come quelli dello champagne, rendendo impossibile chiudere le bottiglie.

Che due palloncini!

La nuova frontiera per affinare il vino passa sopra la nostra testa. Non stiamo parlando di affinamenti in aereo o astronavi varie, oramai superati, ma della nuova moda di affinare il vino in palloncini di gomma. Modernissime cantine sono state attrezzate per poter appendere centinaia di palloncini pieni di vino. La motivazione tecnica è chiarissima: se c’è un materiale assolutamente impermeabile è la gomma, inoltre le fecce fini sono più facili da smuovere, semplicemente  smuovendo con attenzione (i cugini d’oltralpe hanno subito coniato il termine “gommage”), ogni giorno, i palloncini. I vini affinati in palloncino, oltre ad avere il classico aroma di “aria di palloncino mentre si sgonfia” (è questa è una cosa vera, purtroppo, in molti vini n.d.r.) sono senza spigoli, non hanno acidità pungenti e si riconoscono per  una rotondità inconfondibile.

Bar a vin

Non ci stiamo riferendo ad una tipologia di locali ma del nome coniato per l’affinamento in un contenitore molto particolare, la bara. Si parla tanto di affinamento in grotta, ma se vogliamo veramente creare per il vino un ambiente ipogeo l’unica strada è di sotterrarlo e, in questo caso, quale contenitore migliore della bara? Notate che la bara non è solo in legno ma può essere “foderata” di qualsiasi materiale: dal classico zinco per vini che fortificano il sistema immunitario, al rame per prodotti che vanno spesso in riduzione, al velluto o al cachemire per rossi morbidi e vellutati, sino al costosissimo stronzio per chi punta solo su questa forma di marketing per vendere il vino.

La moda è dilagata nei giorni vicini alla Pasqua di quest’anno e forse per questo nei primi tempi si facevano affinamenti brevissimi, massimo 3 giorni,  poi si è capito che il vino deve restare interrato per diversi mesi. Alcune cantine, abbandonando la superata e pallosissima vendemmia notturna, hanno spettacolarizzato quella che chiamano “ l’esumazione del vino”: un cantiniere vestito da sacerdote e operai in divisa da chierichetti svolgono tutte le funzioni in un ambiente saturo di incenso e azoto, con altoparlanti che sparano a palla la Messa di Requiem di Mozart. Gli influencer fanno carte false per un selfie nella bara dove è stato il vino e la prima cantina che ha lanciato la moda, per il suo rosso di punta “Li mortacci tua!”, chiede cifre attorno ai 2000 euro a bottiglia.

Un treno di vino

Fino ad ora abbiamo parlato di piccoli contenitori per l’affinamento ma è giusto dare spazio anche alle innovazioni tecnologiche per le grandi cantine. Da qualche tempo è di moda utilizzare i vecchi vagoni ferroviari come contenitori. Le motivazioni tecniche sono chiare: Il vino è un prodotto vivo e quindi dove affinarlo se non in un luogo che ha visto la vita scorrere (anche se su rotaie), con migliaia di persone che hanno lasciato il loro piccolo ricordo, anche odoroso?  Un mix di migliaia di odori, uniti a quello dei materiali diversi e compositi con cui è stato costruito il vagone, lasciano un’impronta indelebile nel vino. Inoltre la grandezza del vaso vinario riesce ad ammortizzare i costi dell’acquisto e del trasporto in cantina. Oramai molte grandi cantine hanno sostituito le grandi vasche inox con vecchi vagoni ferroviari. C’è addirittura chi affina il vino base in vagoni di terza classe e le tipologie superiori in quelle di seconda e prima. Per esempio una nota cantina mette in commercio il suo rosso base “Biglietti prego”, a cifre superiori ai cento euro ma il vino top “l’Orient Express”, affinato nel vagone ristorante del famoso treno, supera ampiamente i  5000 euro a bottiglia.

La Vetrioska

Dato che oramai molti produttori si accaniscono nell’uso di inutili bottiglie pesantissime e molto inquinanti c’è chi ha pensato di unire l’utile al dilettevole, proponendo un affinamento in vetro sicuramente scenografico e di raro impatto sulle masse buzzurre, quelle che rovesciano la bottiglia finita nel contenitore pieno di ghiaccio. La trovata è stata chiamata Vetrioska e consiste in una bottiglia Nabuchodonosor con al suo interno una Balthazar, che ha a sua volta dentro una salmananazar. Poi  sempre una dentro l’altra, una mathusalem, un rehoboam, un Jeroboam, una magnum e infine una normale 0.750. Nello spazio vuoto tra bottiglia più grande e più piccola viene messo il vino, fino alla 0.750 riempita completamente. Questo porta a invecchiamenti diversi , quasi scalari, e quindi a vini che,nella stessa bottiglia assumono caratteristiche diverse. Ogni azienda che produce le vetrioska ha anche creato un reparto palestra dove vengono addestrati giovani muscolosi e nerboruti , che poi saranno venduti assieme alla vetrioska e serviranno per versare il vino.

Vino affinato in marmo

Altra strada è quella del vino affinato in marm… scusate, ci dicono che questa è vera. Del resto è ormai un luogo comune che la realtà superi sempre la fantasia.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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