Ho bev… ehm, assaggiato i vini alchemici e non sono morto.6 min read

Da giovane, tra il mio gruppo di amici, ero considerato un credulone. Ognuno poteva raccontarmi la storia più balzana avendo la certezza di trovare in me la sponda amica presso cui ormeggiarla.

Mi son bevuto storie, che voi umani…

Con il passare del tempo però la situazione è un pochino migliorata! Adesso, per farmi “bere” qualcosa, la storiella deve essere più credibile del classico “ho visto un asino che vola”. La mia soglia di attenzione, la mia  asticella antibufale si è dunque alzata ma, al contempo, anche le fregnacce non è che stanno ferme a guardare. Il web ne è pieno; ce ne sono per tutti i gusti, spalmate democraticamente come la Nutella in ogni settore, e per ogni livello di creduloneria.

Ma, rimanendo in campo vinoso, c’è davvero di ché divertirsi. Recentemente me ne sono capite sott’occhio alcune davvero singolari, per usare un eufemismo, degne del miglior “rattlesnake oil” di Tex Willeriana memoria.

Ma vediamole più da vicino.

Vini alchemici da una cantina alchemica

Tempo fa, un post di un amico feisbookiano, nonché vignaiolo di indiscussa fama e bravura, riportava la notizia dell’esistenza dei vini alchemici. Ho dunque approfittato della bella e rinnovata manifestazione faentina Back To The Wine (lo dico seriamente) per assaggiarli e farmi un’idea più precisa. Diciamo farmi un’idea che basta e avanza. Partiamo da ciò che scrivono di loro stessi. “ Abbiamo scelto il termine più antico per descrivere un processo di trasformazione profonda che estrae dal frutto la sua essenza: la memoria liquida della pianta e con la vinificazione alchemica trasferiamo nel vino le sue delicate frequenze” Ma che minchia mi viene a significare? Che in una pianta c’è un disco SSD? Che un grappolo ha un terabyte di memoria liquida? Ancora: “ il vino alchemico non riflette il sapore del frutto,legato al vitigno, al territorio e alla tecnica, ma le informazioni coerenti a questa memoria che viaggiano senza interferenze e che per questo riescono a permeare qualsiasi alimento senza creare distorsioni,anzi ne armonizzano l’espressione sensoriale” .

La confusione aumenta, e forse siamo ad una visione cablata del vino, al riparo da onde gravitazionali, che creano solo distorsioni. Un vino futurista, Marinettiano, uno scudo dal prossimo 5G. Ma poi, ecco sul più bello la chicca: “ in questa visione non esistono varietà o territori migliori, poiché in natura non esistono ingiustizie…” Beh, mi pare logico, no? Difatti sulla Rionda o sul Monvigliero, ci stanno bene i carciofi, mentre il Nebbiolo viene benissimo sui campi a fianco della A14 tra Cesena e Rimini. Ma dico, voi produttori normali, proprio non avete capito una mazza. Ma, al di là (e al di qua) di tutto ciò, come sono sti vini? A nulla sono valse le pur gentili parole della compagna di Giorgio Mercandelli, a nulla è servito il di lei eloquio passionale e sincero, a rendere i vini potab… ehm, gradevoli. Ossidazioni e volatili al limite dello spunto acetico, e un senso di crudità (non quelle di mare eh) diffuso.

Non vado oltre perché lo scopo non era cercare un difetto, ma cercarne la gradevolezza, capirne il senso. Ebbene, non ho afferrato nessuno dei due. Forse la prossima volta mi andrà meglio. Un limite mio, ma se voi lettori decideste di visitare cantina e vigneto, munitevi di machete, perché le viti non vengono potate, nemmeno per crearsi un varco. In fondo, non serve andare nel vigneto, se non per raccogliere il frutto spontaneo che conterrà la memoria liquida. Onestamente, dopo i terrapiattisti, questa è da Oscar.

Vini Etruschi

Cosa differenzia la vinificazione etrusca da una vinificazione senza interventi? O da una in anfora? Se l’avete capito, spiegatelo anche a me allora. La cosa certa è che il vino Nerum Red (forse è così che gli Etruschi chiamavano i tifosi del Milan) in vasetto da lt.2 costa 3.000 eurozzi. Per la versione più semplice, ne bastano solo 1.800, ma comunque, in entrambi i casi, vi portate a casa un bel vaso d’artista. Ci sono voluti 19 anni di studio per mettere a punto il progetto “Rasenna in Tuscany”, che in sostanza ha lo scopo di …”produrre prodotti oramai spariti dal commercio o in disuso ma fondamentali per il nostro benessere, con i principi dell’epoca a cui ci riferiamo e soprattutto totalmente naturali. L’Azienda agricola Bio Tarazona Miriam, aretina, facendo vini naturali ha, di fatto, scoperto l’acqua calda. Con la complicità, involontaria presumo, di Apicio e Columella, e di un paio di archeologi, eccovi serviti i vini al tempo degli etruschi. Alla luce di questi fatti, e dei prezzi, appare oramai chiaro il perchè i Romani mossero alla conquista della città etrusca di Veio: depredarli dell’oro liquido. Che dire? I vini non li ancora assaggiati, ma ho abbondantemente bevuto dallo storytelling.

Vini magnetici

Ci mancava solo questa. Nel pianeta FuffaWine, un po’ di scienza in effetti latitava. Mica si vorrà lasciare alle giovani generazioni l’idea che non esista una complessa chimica del vino, e che le reazioni che si producono tra gli elementi siano frutto delle preghiere o di riti propiziatori, nevvero? Non siate ingenui, perché dall’ingenuità possono nascere dei piccoli miracoli, ma anche delle grandi…” (cit. De Andrè). Giuliemi, la cantina siciliana che produce i vini magnetici, viene così descritta da winepoint.it: “… i princìpi che stanno alla base della produzione di Cantina Giuliemi, si basano infatti sulle teorie della fisica quantistica, ed in particolare sulle teorie formulate da Max Planck. Quest’ultimo è un famoso scienziato che ha ottenuto il Premio Nobel per la Fisica, all’inizio dello scorso secolo, nel 1918. Secondo le teorie del fisico Max Planck, l’universo è costituito da materia ed energie, realtà che si manifestano con l’ausilio di particelle, definite dallo scienziato “quanti”; dalla definizione di queste particelle, nasce così l’omonima teoria dei quanti.

Le onde magnetiche sarebbero determinanti, secondo la teoria dei quanti, per lo sviluppo degli essere viventi; secondo Michelangelo Catalano, (non è il Catalano che pensate voi, quello è morto, purtroppo. n.d.r.) inventore dell’agricoltura e della vinificazione quantica, l’azione delle onde magnetiche, sarebbe determinante anche nella produzione vitivinicola e in generale nell’agricoltura. La scommessa di Cantina Giuliemi fu dunque quella di produrre vini sul prestigioso territorio vitivinicolo dell’Etna, misurando e gestendo con attenzione i campi elettromagnetici, con l’ausilio del sistema informatico Theos.” Pare che questa idea di un vino magnetico, stia facendo sempre più parlare di sé e abbia conquistato un buon numero di appassionati tra gli studenti del MIT di Boston. Alla faccia del 5G…

Poi ci sarebbero anche i vignaioli che educano i grappoli a suon di Mozart, ma siccome è storia vecchia, e forse anche Mozart si è rotto di suonare per delle vecchie viti, potrebbe pure darsi che nel frattempo i diffusori siano stati rubati dal campo. Storie assurde e inverosimili? Mica tanto; di inverosimile c’è che prende piede l’ipotesi che si stia regredendo al punto di arrivare a rifiutare la semplice conoscenza, e lo studio come naturale processo di apprendimento. Dove sono finiti i tempi in cui si studiava, gobbi sui libri, da mane a sera, e poi da sera a mane si osservavano i fenomeni per ristudiarli di nuovo da mane a sera? Comunque, per dirla con il collega Roberto Giuliani, anche io sono contento che questi vini esistano.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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