Guida vini. Soave Classico: UGA o non UGA la qualità e la consapevolezza crescono2 min read

Non siamo mai stati molto teneri con le UGA del Soave Classico, a parte quelle (una bella fetta, lo ammettiamo) che tutti conoscevano anche prima di ufficializzarle: questo perché continuano a sembrarci una coperta a tratti molto corta ma spesso molto, troppo lunga.

Ma con la qualità dei Soave Classico del 2022 e le selezioni del 2021 non ci sono coperte che tengano! Vi diamo solo un dato: l’80% dei vini degustati ha raggiunto o superato ampiamente la soglia degli 80 punti (per noi non un punteggio basso, anzi) e ben 7 vini sono entrati nell’olimpo dei Vini Top.

Questo vuol dire due cose: da una parte il Soave Classico (ribadiamo Classico!) è un vino che oramai ha una qualità media molto alta, con prezzi spesso interessanti,  ed è quindi una garanzia per i consumatori, dall’altra comincia a configurarsi in maniera chiara che è anche un bianco da medio e forse lungo invecchiamento. Sicuramente un vino che è meglio bere almeno dopo due anni dalla vendemmia. 

Sul Soave “non classico”, vista la vastità della produzione e delle etichette, non ci sentiamo di sbilanciarci ma certo è che buona parte di quelli da noi assaggiati sono, come minimo, vini dall’ottimo rapporto qualità/prezzo.

Altra annotazione è il numero dei campioni arrivati quest’anno, nettamente superiori al passato e questo ci fa piacere perché dimostra che le cantine hanno fiducia nei nostri giudizi.

Ma veniamo ai 2022, che non ci aspettavamo così sapidi e dinamici, pur mostrando un corpo da annata calda. L’annata calda in realtà ha influito nella maggiore prontezza, sia al naso con frutta matura e note floreali spesso puntate verso la camomilla, sia in bocca dove la rotondità sposa spesso sapidità e freschezza.

2021 confermano quando di buono avevamo detto lo scorso anno e forse promettono ancora qualcosa in più dal punto di vista dell’evoluzione negli anni.

Cari lettori, facciamo un piccolo salto indietro nel tempo: quando abbiamo iniziato la nostra guida nel 2006, parlare di 15-20 aziende nella zona del Soave che proponessero con successo vini da medio-lungo invecchiamento era come dire una bestemmia o una barzelletta. Oggi ci siamo arrivati e nessuno può ridere o scandalizzarsi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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