E’ passato del tempo dalla prima volta che degustammo Custoza, questa piccola e particolare denominazione bianca “in uvaggio” in mezzo a tante da monovitigno, e se volessimo riassumere in poche parole il percorso di questi anni dovremmo scrivere “Dal Custoza al Custoza Superiore il passo non è stato breve”.
Non è stato breve ma è stato lento e continuo e una delle caratteristiche di questo sviluppo è che quasi mai i Custoza Superiore sono nati come “prove di forza”, cioè vinoni concentrati con tanto legno, in altre parole vini grossi spacciati per vini grandi.

L’eleganza e l’equilibrio è sempre stato una caratteristica dei Superiore di questa denominazione dove possono entrare trebbiano toscano (10% – 45%) Garganega (20% – 40%), Trebbianello ( alias Tocai friulano 5%-30%), Bianca Fernanda (alias Cortese, fino al 30%) e poi Malvasia, riesling italico, pinot bianco, chardonnay e incrocio manzoni per un massimo (da soli o assieme agli altri) del 30%.
Se escludiamo qualche vitigno dell’ultima fascia potremmo dire che il Custoza è un inno ai vitigni autoctoni e ha continuato ad essere tale anche in momenti in cui molti volevano puntare esclusivamente su chardonnay e compagnia.
Ma veniamo alla frase “Dal Custoza al Custoza Superiore il passo non è stato breve”: se nei primi anni dei nostri assaggi i migliori vini erano equamente suddivisi tra Custoza e Custoza Superiore (10-12 anni fa i Superiore stavano nascendo) piano piano quest’ultimi hanno preso sempre più i posti alti della classifica. Per esempio quest’anno li troviamo ai primi cinque posti dei nostri assaggi e ben quattro sono delle annate 2021 e 2020. Tutto questo sta a significare che nel piccolo mondo del Custoza si è trovato il modo per passare da un vino semplice e immediato ad un prodotto da buon invecchiamento, dotato di complessità e corpo più che soddisfacente.

Credo che il merito debba essere suddiviso tra vigne più vecchie e produttori più attenti, che producono meno uve e di migliore qualità. È interessante notare anche che, pur con annate calde e siccitose, sia i vitigni autoctoni sia il poter sfruttare l’uvaggio tra questi, porti sempre a vini che “rimangono bene a galla”, mostrando anche sapidità e buona dinamicità. Magari non saranno i vini con gli aromi più spiccati e intensi del mondo ma anche nel 2022 nessuna nota cotta o matura si è presentata ai nostri nasi.
In definitiva oramai Custoza è suddiviso in due mondi, che riescono a non farsi concorrenza: il primo propone un prodotto immediato e ben fatto a prezzi molto bassi, il secondo punta su vini più importanti (ma mai pedanti o surdimensionati) a prezzi spesso incredibili per la qualità che esprimono.