Guida vini: colpiti al cuore dalla Valtellina3 min read

Iniziamo con un dato che di solito inseriamo più avanti. Questo per riuscire a darvi il senso giusto della nostra degustazione valtellinese: dei  vini degustati solo 2 non hanno raggiunto la soglia degli 80 punti! tutti gli altri l’hanno superata. Questo vuol dire che quasi il 93% dei rossi del nostro assaggio  ha ottenuto un punteggio per noi buono (ripetiamo che non spariamo 100/100 come fuochi d’artificio) o ottimo.

Una degustazione così era tanto che non ci capitava e mano a mano che andavamo avanti eravamo sempre più sorpresi perché non c’era un vino che avesse il minimo problema: magari era un po’ leggero ma si sa che in Valtellina il nebbiolo non ha certo le potenze di Langa. Però se mancava un po’ di struttura non mancava di profumi, specie floreali e soprattutto si dipanava in bocca con una freschezza invidiabile.

Negli anni ’80 del secolo scorso, da grande appassionato della neve con velleità sportive, andavo ad allenarmi in Valtellina e mi ricordo che bevevamo degli Inferno che erano proprio nomen omen: vini solo acidi e con 7 tannini 7 che era meglio scansare se ci tenevi alle papille gustative. 10-15 anni dopo le cose erano cambiate in meglio e nel nuovo secolo la situazione migliorava costantemente ma c’era sempre uno “spazio oscuro”, dove trovavi vini con problemi di vinificazione e anche negli ultimi anni prodotti estremamente maturi o imperfetti  tecnicamente erano all’ordine del giorno. Le nostre visite in Valtellina, oltre lasciarci stupiti di fronte ai terrazzamenti, ci mostravano tanto fermento e molte nuove etichette, ma la novità non sempre si sposa con la perfezione tecnica.

Invece dal quadro che ci siamo fatti con questo assaggio e che ci piacerebbe ripetere con più campioni direttamente in Valtellina (a proposito, ringraziamo il consorzio Vini di Valtellina che ci ha raccolto e inviato i vini),la situazione è nettamente cambiata in meglio. Non per niente abbiamo visto un cambio di marcia deciso anche in aziende d’antan che sembravano condannate per sempre alla retroguardia enoica.

Solo la nostra usuale tirchieria ci ha impedito di conferire il riconoscimento di Vino Top ad un numero esagerato di vini. Comunque anche il nostro tradizionale braccino corto ci ha fatto capire che durante gli assaggi abbiamo incontrato uno dei migliori rossi di quest’anno e non solo: un vino davanti a cui genuflettersi.

Insomma, il quadro d’insieme dei rossi valtellinesi è stato estremamente positivo e non ce lo aspettavamo: positivo si, ma non così.

Vini con finezze aromatiche profonde, che solo in casi sporadici il legno riesce a bloccare. Rossi freschi ed eleganti, austeri ma anche piacevoli e soprattutto chiaramente figli del signor nebbiolo. Se proprio dobbiamo essere pignoli ci sembra che in qualche caso la ricerca di potenza  vada un po’ a scapito dell’eleganza, specie in aziende che, in passato, erano completamente sull’altra sponda.

Continuando ad essere pignoli In un quadro del genere stonano gli Sforzati, oramai vini inutili in un quadro di maturazioni e di competenze tecniche molto più accentuate rispetto al passato.

Detto questo la Valtellina ci ha veramente colpito al cuore con i suoi vini, provateli!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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