Guida vini. Brunello di Montalcino 2019 Riserva: tanta roba!2 min read

Il grande Giulio Gambelli diceva che un produttore a Montalcino poteva avere, nella sua vita lavorativa, al massimo due annate giuste per fare la Riserva. La 2019 è sicuramente una di queste due.

Lo diciamo con sicurezza perché nei nostri assaggi praticamente mai avevamo trovato non tanto una qualità media così alta o  vini di assoluta bontà, ma Brunello Riserva vivi, dinamici, con il legno che non copre o schiaccia ma integra, con aromaticità e corpo che ti fanno pensare a durate nel tempo importanti e nello stesso tempo con una piacevolezza innata.

Sono vini che, anche sul fronte dei prezzi, sono preferibili alle oramai onnipresenti Selezioni (di vigna o meno) e si presentano con un’austera pienezza affiancata da una innata bevibilità dovuta anche ad alcolicità importanti ma ben fuse al vino.

La bontà di questi vini ci riporta ad un argomento da noi trattato spesso e cioè la frammentazione, spesso controproducente delle tipologie tra i Brunello: in annate come la 2019 ci può stare un Brunello base, una selezione e una riserva, ma in annate come 2018 e 2020, tanto per fare due esempi vicini, questa “tripartizione” non è molto funzionale ad una positiva commercializzazione perché spesso spoglia il Brunello base a favore della selezione (che ormai ha sempre più costi da pura affezione) e impone alla riserva delle stimmate di santità che il vino non sopporta e supporta.

Nella 2019 invece la Riserva le stimmate ce l’ha, sia che nasca sui terreni argillosi dalla parte di Buonconvento che su quelli più sciolti e magari ricchi di ferro dalle parti di Castelnuovo dell’Abate e Sant’Angelo in Colle.

I risultati parlano chiaro: ben 8 Vino Top, alcuni con punteggi siderali e più dell’85% di vini che ottengono più o almeno 80 punti (per noi, lo diciamo sempre, non sono pochi) pongono I Brunello Riserva 2019 in un empireo assolutamente meritato.

Unico difetto le bottiglie pesanti, inutilmente pesanti: inquinano e non servono a niente se non a vendere vetro al posto del vino e quando i produttori lo capiranno sarà sempre troppo tardi.

Tra pochi giorni andremo ad assaggiare la nuova annata di Brunello, la 2021: vedremo se avrà le stimmate della 2019.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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