Frequentando la Langa nei mesi successivi all’uscita dei Barolo 2018 e prendendo atto delle, per me giuste, rimostranze di diversi produttori per valutazioni non certo positive di quell’annata, il Barolo 2019 potrebbe essere definito come il “vino della rivincita”.
In effetti si sapeva da tempo che sarebbe stata un’annata molto importante e, con alcuni distinguo, lo è.

Breve e solito inciso per dire che usciamo adesso con queste importanti degustazioni per scelta precisa, perché vogliamo assaggiare i grandi rossi ben dopo l’estate e capire, praticamente nello stesso momento in cui un consumatore finale lo compra e lo beve realmente, le caratteristiche precise dell’annata per vini da grande invecchiamento. Caratteristiche che, appena entrati in commercio, difficilmente mostrano o vengono “edulcorate” da tam tam mediatici non sempre da seguire.
Detto questo vediamo adesso com’è andata la 2019 in Langa dal punto di vista viticolo. Annata con un germogliamento precoce a causa di mesi invernali (gennaio a parte) non freddi e siccitosi, con invece punte di fredde inaspettate a fine aprile inizio di maggio. Questo ha portato in alcuni casi ad una diminuzione delle gemme e a rese leggermente più basse, non per niente gli ettolitri globali dichiarati ufficialmente sono inferiori a quelli del 2018 pur con qualche ettaro in più in produzione.

I mesi successivi sono stati caratterizzati da alti e bassi atmosferici, con piogge e freddo in alcuni momenti di giugno, grandinate più o meno pesanti (pesantissima quella del 5 settembre), con però un settembre e ottobre adattissimi alla maturazione finale del nebbiolo. Dal germogliamento alla vendemmia siamo di fronte ad una delle annate “più lunghe”, arrivando mediamente ai 200 giorni. Questo è un dato basilare per la maturità fenolica del nebbiolo ma va inserito in una caratteristica di questa vendemmia, estremamente diversa da molte delle precedenti (2016 compreso) e dalle successive: da una parte il grado Babo e quindi alcolico dei vini è più basso, dall’altra l’acidità è mediamente più alta con pH più bassi.
Parlando della 2019 non si può prescindere da questi dati generali e così più che paragonarla alla 2016 come hanno fatto in molti noi la vediamo proiettata verso somiglianze con annate e andamenti climatici del passato, per esempio la 1996 o la 1999, cioè ottime vendemmie, da lungo invecchiamento, ma poco propense ad aprirsi nel breve.
Questo l’abbiamo constatato degustando i Barolo 2019 dopo l’estate e trovandoli piuttosto chiusi anche se indubbiamente buoni.

Ferme restando le caratteristiche dell’annata, cioè una certa lentezza ad aprirsi, assaggiando quasi 170 Barolo 2019, abbiamo avuto la sensazione che dopo la 2018, giocata quasi giocoforza con estrazioni “sulla difensiva”, con la 2019 in qualche caso si sia estratto un po’ troppo, acuendo maggiormente la sensazione di durezza dei vini. Niente di male e di strano in tutto questo, ma è venuta fuori un’annata praticamente opposta alla precedente: tanto 2018 era pronta e bevibile, quanto la 2019 è austera e verticale.
Un’annata che, alla fine, ha avuto settembre e ottobre adattissimi al nebbiolo e nonostante questo non ha alcolicità molto elevate è anche una vendemmia dove non è contata tanto l’altezza dei vigneti, ma l’esposizione e la mano dell’uomo. Per questo i migliori Barolo 2019 vengono un po’ da tutti i comuni, sia da zone classiche, da vigneti posti molto in alto e anche da vigne attorno ai 200 metri, adesso soggette più di altre a problemi di temperature importanti durante l’annata.
Dal punto di vista aromatico siamo molto su sentori fruttati mentre le note floreali sono ancora leggermente bloccate, ma si capisce che usciranno col tempo, anche perché se c’è una bella caratteristica in questa vendemmia è il sempre più sapiente uso del legno.

La tannicità è da “Barolo di annata fresca/classica” e ricorda un po’ la 2013, anche se la trama tannica risulta più importante. In effetti, come accennato in precedenza, ci sono strutture e tannicità da annate precedenti al 2000, dove il tannino giovanilmente austero separava subito e nettamente gli amanti del Barolo da quelli che lo immaginavano più arrendevole.
Sono vini che hanno e avranno bisogno di tempo per esprimersi al meglio, con una forbice temporale di bevibilità ottimale che parte dal 2026 e arriva, come minimo, al 2040.
Ben 23 Vini Top stanno a rappresentare un’ottima vendemmia ma siamo convinti che tra i molti che sono arrivati vicinissimi al nostro riconoscimento sicuramente il tempo sarà galantuomo, portandoli a livelli che ora si intravedono soltanto.