Guida vini.Alto Adige Schiava: Santa Maddalena sempre più verso l’invecchiamento, Lago di Caldaro un passo indietro.2 min read

La degustazione annuale delle varie denominazioni a base schiava in Alto Adige è sempre una di quelle che attendiamo con trepidazione. Non neghiamo infatti di amare molto questi vini, siano essi con piccole percentuali di Lagrein che in purezza.

La schiava altoatesina, che riempiva l’Alto Adige fino a quaranta anni fa è oggi ridotta in teoria a mano di 500 ettari. Questo “meno” è figlio di un fattore negativo diventato oggi positivo: una serie continua di espianti a favore di altre uve (quasi sempre bianche) più remunerative che alla fine hanno però portato ad avere un parco vitato di schiava di alto livello perché proveniente solo da vecchie vigne situate nei posti più adatti. In poche parole oggi in Alto Adige c’è il meglio del meglio della schiava , con vigne vecchie e perfette per produrre ottimi vini.

Ne abbiamo avuta conferma soprattutto dai Santa Maddalena che, pur in una vendemmia difficile come la 2024 hanno mostrato aromi fini anche se non potentissimi e corpo equilibrato con tannini classicamente dolci, quelli che noi definiamo sempre “da grande pinot nero”. In effetti alcuni Santa Maddalena con qualche anno sulle spalle possono essere tranquillamente scambiati per dei Pinot Nero eleganti fatti in zone fresche, anche in Borgogna, perché no!

Ho accennato sopra ai Santa Maddalena di qualche anno, che sempre più stanno prendendo piede. Oramai se ne trovano in commercio con 5-6 anni di maturazione (in legno o in altri vasi vinari) e sono quasi sempre estremamente convincenti. Prova ne sia il miglior Santa Maddalena dei nostri assaggi, vino del 2023 di  complessità e piacevolezza uniche e un altro Santa maddalena del 2019, ancora giovanissimo e vivo, che solo per la nostra innata tirchieria non è riuscito ad entrare tra i Vini Top. Ma ormai quasi tutte le cantine che hanno questo vino in vendita ne producono una versione invecchiata e di questo siamo molto felici perchè forse siamo stati tra i primi (stiamo parlando di circa 15 anni fa) a consigliarlo.

Passando agli altri vini a base schiava abbiamo trovato un livello sotto sia i Lago di Caldaro che le Schiave DOC: qui l’annata 2024 si è sentita maggiormente con alcuni vini un po’ scarichi e senza grandi profumi, però alcuni 2023 hanno rimediato abbondantemente ai problemi dei 2024.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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