Guida vini 2025. Fiano di Avellino e Greco di Tufo: risultati quasi opposti con il 2024 che fa da spartiacque4 min read

Fiano di Avellino e Greco di Tufo sono sicuramente i due vini bianchi più famosi dell’Irpinia, quelli che da tempo rappresentano il più alto livello qualitativo della Campania nel mondo del bianchi italiani.

Ho in cantina annate che risalgono ai primi anni 2000 e quando le stappo ho sempre grandi soddisfazioni, soddisfazioni che purtroppo non abbiamo avuto andando ad assaggiare quelli della vendemmia 2024.

Come è andata l’annata 2024

L’annata, come altre da alcuni anni a questa parte (2023 esclusa), è stata all’insegna della siccità e delle temperature estive molto alte. Anche l’inverno è stato mite e dopo una primavera con discrete precipitazioni maggio e giugno sono stati piovosità inferiori alle medie. Luglio e agosto sono stati caldi e siccitosi, questo ha portato le piante a rallentare o bloccare lo sviluppo fenologico. Settembre è iniziato sotto le piogge, che sono servite a ridare forza alle viti ma purtroppo gli anticipi vendemmiali accumulati nel corso dei mesi precedenti hanno portato a vendemmie anticipate e, in diversi casi, non proprio perfette.

Fiano

Fiano di Avellino 2024 e altre annate: non certo salti di gioia

Questo tradotto nel mondo del Fiano, sia Irpino che prodotto in altre zone, ha portato a vini con componenti aromatiche non certo imponenti e spesso senza quella elegante freschezza che  contraddistingue soprattutto i Fiano di Avellino DOCG. I vini sono ben fatti, netti, piacevoli ma non hanno certo il nerbo e l’ampiezza aromatica delle migliori annate. Interessanti i risultati dei Fiano nati in zone sicuramente più calde, come il Cilento.

Per quanto riguarda i Fiano di altre annate, in particolare la 2023, i risultati sono stati indubbiamente migliori, con maggiori definizioni aromatiche e corpi più importanti. La regola che i migliori Fiano, specie se si parla del Fiano di Avellino, vengono fuori dopo almeno due-tre anni è stata confermata e questo ci porta a sperare che anche la 2024 abbia in serbo, per il prossimo anno, delle belle sorprese. Dobbiamo però notare una cosa strana: la stragrande maggioranza dei Fiano di Avellino di annate precedenti con la menzione “Riserva” si sono mostrati meno reattivi e interessanti di quelli non Riserva. Questo può essere un caso ma non vorremmo che si stesse sviluppando la voglia di vinificare in maniera diversa particelle  o uve considerate  “da riserva”, creando così Fiano di Avellino sulla carta grandi ma nei fatti solo grossi e poco eleganti. Ritornando a un quadro generale tra i Fiano ci sono stati 2 Vini Top (non del 2024) e poco più del 60% dei vini ha raggiunto e superato gli 80 punti. Non certo un gran risultato.

Greco

Con il Greco di Tufo le cose cambiano

Se dai Fiano passiamo ai Greco di Tufo il quadro cambia completamente: già tra i 2024 abbiamo trovato maggiore freschezza, aromaticità più evidenti e soprattutto “quell’accenno tannico” tipico del greco che rende il vino vibrante e nello stesso tempo piacevole. Ma è tra i vini di annate precedenti, in particolare 2023 e 2022, che abbiamo trovato delle autentiche chicche, dei Greco di Tufo che per aromaticità e profondità gustativa si pongono a livelli altissimi. 8 Vini Top e in generale più del 80% dei vini sopra gli 80 punti parlano di un vino  che da damigella d’onore del Fiano di Avellino sta per diventare lui la regina della festa. Ritornando ai vini di annata possiamo fare, ma in maniera più convinta, il discorso sui Fiano di Avellino: oramai siamo di fronte a denominazioni “a due velocità”, composte da vini d’annata buoni ma semplici e selezioni, che escono dopo uno o più anni, di altro livello. Visti i risultati abbastanza buoni dei Greco di Tufo 2024 siamo quasi convinti che dall’anno prossimo potremo degustare ottime espressioni di questa denominazione.

Dandovi appuntamento ad un prossimo articolo che parlerà solo della Falanghina ( oramai si merita un posto a tavola alla pari degli altri bianchi campani) dobbiamo ammettere che non siamo stati molto soddisfatti dai 2024 degustati anche se rispetto solo a qualche anno fa abbiamo notato una voglia di usare “meno enologia” per aiutare i vini ad essere concorrenziali. Questo è un dato per noi molto positivo, che parla a favore del mondo viticolo campano in generale. In generale e pure in particolare ringraziamo i cari amici di Miraide&Partners per il grande aiuto che ci danno, anno dopo anno.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


LEGGI ANCHE