Grignolino e Monferrato: somiglianze positive.3 min read

Le lasagne come dessert non le avevo mai mangiate. C’è voluto un pranzo sorprendente in una vera osteria di Vignale Monferrato (Enobar Rosy, loc. Ca’ Barbera 2, tel.0142933345) per farlo.

A Vignale c’ero sia per partecipare a “Di Grignolino in Grignolino” (organizzata da Slow Food) sia per assaggiare  grignolini all’Enoteca Regionale del Monferrato. Molti di voi, sentendo la parola “Grignolino” staranno già pensando di passare ad altro articolo: fermatevi, perché su questo fronte ci sono delle sorprese!  

Il Grignolino ed il Monferrato hanno molte cose in comune. A prima vista sembrano promettere poco ma poi invece hanno caratteristiche che non ti aspetti. Sul fronte del Grignolino ti ritrovi davanti un vino dal colore rubino scarico, che oggi non è proprio il massimo se vuoi sfondare sul mercato. I profumi sono tenui, non certo potenti ed immediati come quelli di un Cabernet o, per fare un esempio locale, di una Barbera. Sono comunque eleganti e questo è certo un pregio che però pochi sanno riconoscere. In bocca ti aspetteresti un vino semplice ed invece ti ritrovi un vino nervoso, fresco, con dei tannini che non ti saresti immaginato. In poche parole: non è il miglior vino del mondo ma è comunque molto meglio della nomea che si porta dietro.

Anche il Monferrato non sarà il posto più bello del mondo ma in certi punti la sua campagna ci va molto vicino. Da Vignale, come dai molti altri paesini che si arrampicano su colline che ricordano più la Toscana della Langa si godono panorami incredibili. Ci sono zone talmente boscose e buie dove regolarmente  si piazzano telescopi per studiare le stelle. Ma ci sono anche città architettonicamente gradevolissime, come Casale Monferrato, la stessa Vignale e via cantando. La campagna è una campagna vera, dove la vigna è solo una delle componenti, affiancata da cereali, frutta, prati e, appunto, boschi. Insomma: il Monferrato non riesce (ancora?) a presentarsi al mondo per quello che realmente è ed in questo fa coppia con il Grignolino.

Torniamo quindi a questo prodotto poco conosciuto e ancor meno apprezzato dagli addetti ai lavori (e non solo purtroppo…), parlando degli assaggi che abbiamo fatto. All’Enoteca Regionale ci aspettavano una trentina di Grignolino (tutti rigorosamente bendati) delle due ultime annate, con i 2006 in maggioranza. Qualcuno adesso strabuzzerà gli occhi: grignolini più vecchi di un anno? Saranno stati sicuramente ossidati! Mi dispiace deludervi: quasi tutti godevano di buona salute ed avevano anzi un tannino anche troppo vivo.

Ma l’annata 2007 era il vero scopo del nostro assaggio e possiamo dire con sufficiente certezza  che siamo di fronte ad una delle vendemmie migliori per questo vitigno. I campioni non erano tanti (molti devono ancora imbottigliare) e per questo non riteniamo giusto proporre i risultati all’interno della nostra sezione “Degustazioni”. Comunque tra gli assaggi all’Enoteca del sabato e quelli durante “Di Grignolino in Grignolino” della domenica ci siamo fatti un quadro abbastanza chiaro della situazione. Come detto la vendemmia 2007 è sicuramente buona: i vini sono ben caratterizzati dal punto di vista aromatico ma soprattutto hanno una fresca morbidezza al palato, accompagnata da una tannicità accennata ma riconoscibile. Non sono certo vini da concorso ma da “piacevolezza” ed hanno il solo scopo di accompagnarti durante un pasto.  

Ma vediamo di fare qualche nome: Canato ed Accornero sono due sicurezze, grignolini su cui si può scommettere anno dopo anno. Un gradino sotto ma sempre con prodotti di buon livello si piazzano Saccoletto, Morando e La Tenaglia. Con questa cinquina potete andare tranquilli……. ed ordinare lasagne (buonissime tra l’altro!!) come dessert.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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