Questo articolo è la dimostrazione lampante che le piccole denominazioni, spesso sconosciute ai più, possono riservare belle sorprese.
Grignolino d’Asti (e Piemonte Grignolino)
Prendiamo per esempio i Grignolino d’Asti (e qualche Piemonte Grignolino) che abbiamo degustato durante gli assaggi al Consorzio della Barbera d’Asti. Qualcuno potrebbe definirli vini a diffusione regionale e con questo pensare di trattarli bene, ma nello stesso tempo di tratteggiargli un confine attorno che, vista la presunta qualità, è bene non oltrepassino.

Invece i Grignolino che abbiamo degustato ci hanno sorpreso perché non mostravano assolutamente le vecchie caratteristiche dei Grignolino (amaro, tannini pungenti, aromi quasi inesistenti) ma si ponevano con punti di forza come freschezza aromatica e strutturale, tannicità equilibrata, corpo più che adeguato e last but not least, prezzi molto interessanti. Ci aspettavamo dei vini appena sufficienti e invece il livello è stato molto più alto: del resto sono fior di cantine quelle che lo producono e i risultati non possono essere certo deludenti. In definitiva abbiamo degustato dei Grignolino ben fatti, moderni ma non modernisti e sicuramente molto gastronomici. Di più era difficile immaginare e chiedere.
Ruché di Castagnole Monferrato (e Riserva)
Ne avevamo parlato (bene) qui, così quando è capitata l’occasione non ce la siamo fatta scappare e al termine degli assaggi della Barbera d’Asti abbiamo dedicato una degustazione a questo vino assolutamente particolare. Infatti, se si esclude la Lacrima di Morro d’Alba, nel panorama italiano (e forse mondiale) non esiste un vitigno con questi aromi primari così intensi e variegati, tanto da ricordare molto da vicino il traminer aromatico.

I profumi sono importanti ma il Ruchè ormai è un vino a tutto tondo, con una tannicità equilibrata e un corpo più che adeguato. Anche la freschezza gustativa, in passato vero tallone d’Achille del vitigno, è stata messa a posto e così la degustazione di Ruche di Castagnole Monferrato è diventata un vero piacere. Purtroppo non è stato lo stesso per la degustazione della nuova tipologia Riserva, che ovviamente fa entrare in campo il legno e la ricerca di strutture importanti, tutto a sfavore della parte aromatica, ridotta quasi a zero, e dell’equilibrio.
Non riusciamo proprio a capire perché, avendo in mano un vitigno con queste meravigliose e uniche caratteristiche si voglia, con la versione Riserva, trasformarle solo per rincorrere l’idea del grande vino da invecchiamento.

Anche se non tutte le Riserva degustate presentavano le caratteristiche suddette, ci domandiamo perché si voglia trasformare le caratteristiche del vitigno quando sono proprio quelle che hanno avuto successo e lo stanno spingendo nel mondo. Non per niente il Ruchè annata ha ottenuto ben due Vini Top e quasi tutti gli altri vini sopra agli 80 punti (che per noi, lo ripeterò all’infinito, non sono pochi) mentre i Riserva solo in rari casi hanno superato gli 80 punti.
Insomma, se dovessimo dare un voto generale ai Ruchè di Castagnole Monferrato sarebbe 9 per il vino d’annata e 5 per i Riserva.