Graticciaia: per fortuna non ai posteri l’ardua sentenza5 min read

Del mito  si cerca di svelare ogni segreto e del  Graticciaia s’è scritto tutto, quindi della sua storia  non ne scriverò, sicuro che tanto lo hanno e  lo faranno altri. Però  l’occasione della degustazione, organizzata durante lo svolgimento del congresso dell’AIS a Lecce  mi ha portato a fare alcune  considerazioni, non solo su questo stupendo vino ma su alcuni aspetti della enologia pugliese e  sulla sua storia recente.

In Puglia le verticali, quelle degne di questo nome, che hanno cioè una profondità di annate considerevoli,  si contano  sulle dita di una mano; sono più uniche che rare. Che io ricordi solo  pochissime  aziende hanno sinora avuto il piacere (e noi con loro) di degustare i loro vini in sequenza temporale. Uno dei primi,  se ben ricordo,  fu Carlo De Corato a presentare il suo Falcone.

 

Un nero di Troia  con  11 annate che andavano dal 1971 al 2001 (eravamo nel 2006); ma ne avevamo fatta un’altra anni prima di cui non conservo traccia. Il Patriglione di Taurino, un Negroamaro, è un altro vino che ha affrontato il tempo con grande e fascinosa dignità e degustazioni verticale se contano diverse, tra cui quella  dal 1988 al 2001, 8 annate  Poi ancora un altro Nero di Troia.  la  riserva le More di Santa Lucia, con annate dal 1996 al 2007  (era il 2009) ed un unico  Primitivo, almeno a mia memoria, il  Gioia del Colle di Fatalone  a partire dal 1994 sino al 2005 (era il 2007).

Qualche  mini verticale, qua e là per saggiare la tenuta di alcune annate, ma nulla di organico, nulla che potesse assomigliare ad un test esaustivo.

Che cosa ci hanno dato queste degustazioni oltre al piacere di degustarli e di confrontarci con gli enologi ed i produttori? Che cosa è emerso ?  Per facilità li divido per vitigni.

 

 

Negroamaro

Sinora le uniche indicazioni  arrivano da due vini che hanno caratteristiche  di produzione simili ma non uguali e che partono comunque dallo stesso concetto: la  concentrazione.

Leggero appassimento sulla pianta per il Patriglione, più deciso e sui graticci per Graticciaia. Stessa mano, quella di Severino Garofano, che resta tuttora  ineguagliato.

Sarebbe interessante,  ad esempio, assaggiare anche le vecchie bottiglie di  Duca Guarini ,  Apollonio e De Castris (so per certo ne conservano alcune  molto datate) per capire se vini che non hanno subito lo stesso procedimento rispondano allo stesso modo. Lo stesso dicasi  per aziende relativamente  più giovani e penso alla Cantina Due Palme, ma ce ne potrebbero essere anche delle altre

 

 

 Primitivo

Manduria: non sono a conoscenza di verticali significative. Da sempre il Primitivo viene ritenuto poco longevo. La scarsezza di tannini certo non depone a suo favore. Per quanto attiene alle ultime leve, penso all’ES di Fino o all’Old Vines di Morella, ma anche ai vini Mille e Una  ed a quelli di San Marzano,  occorrerà attendere qualche altro anno per vedere come questi  vini si potranno esprimere. Tecniche diverse, grande e meticolosa coltivazione di antichi alberelli potranno fare la differenza ?

 

 

Gioia del Colle

L’unica verticale che da cui poter trarre indicazioni è quella dei vini di Fatalone di qualche anno fa.  Dimostrerebbe come il Primitivo di questa zona, più collinare e  con composizione dei terreni completamente diversi,  potrebbe dare risultati inaspettati. Ma oltre ai vini di Petrera, anche qui occorrerà aspettare che passino degli altri anni prima di testare i vini di Polvanera, Chiaromonte e Pietraventosa, per non parlare di Giuliani che potrebbe forse  già adesso riservarci qualche sorpresa.

 

 

Nero di Troia

Nonostante le varie verticali fatte da Rivera a cui vanno aggiunte quelle degli ultimi da  da Santa Lucia e  da Torrevento,  le altre aziende sono i giovani e non c’è tradizione.
Tutto lascerebbe pensare che acidità e corredo tannico importante portino questi vini verso una discreta longevità.

 

 

Per ora però confortiamoci con questo grande e sinora ineguagliato vino della nostra regione. Ricordo quando il Graticciaia  veniva da alcuni degustatori, pur riconoscendone il valore, penalizzato perché troppo “Amaroneggiante” e gli si negavano quei riconoscimenti che per fortuna i consumatori  gli hanno sempre riconosciuto.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano oggi alla luce della degustazione che qui vi riporto molto succintamente.

 

Graticciaia 2006

Frutta matura, naso speziato (tabacco, china, grafite) e note tostate. Buona struttura ed acidità. Tannini ancora giovani ed in evoluzione. Aspettare qualche anno ancora

 

 

Graticciaia 2004

Granato.  Frutta sotto spirito(ciliega-marasche), naso speziato con aggiunta di note balsamiche. Bocca polposa. Acidità ancora viva tannini vellutati e setosi. Nel finale frutta secca e liquirizia. Elegante non c’è che dire. Pronto ma decisamente ancora meglio tra qualche anno (forse?)

 

 

Graticciaia 2000

Granato pieno e lievi cenni di arancio. Naso maturo di  confettura, poi note speziate (una costante) tabacco, liquirizia Bocca piena, tannini, ancora ben presenti e non pienamente polimerizzati. Finale persistente. Giovane da riprovare tra un paio d’anni.

 

 

Graticciaia1998

Granato con sfumature arancio. Naso un po’ reticente ma evidenti le note di ciliegia sotto spirito, ancor di più quelle di goudron (piacevole e caldo). Alcol lievemente esuberante. Finale non molto lungo però resta l’eleganza. Sarebbe interessante seguirne l’evoluzione.

 

 

Graticciaia1997

Granato pieno ed intenso. Frutta matura in confettura con segnali di riduzione. Bisognerebbe avere tempo ed aspettare. Acidità ancora viva, persistenza molto lunga.

 

 

Graticciaia1995

Colore ancora giovane quasi rubino con tendenza al granato. Frutta matura , ma naso poco  complesso. Decisamente in bocca non ha tensione. Un po’ moscio. Fase  calante.

 

 

Graticciaia1994

Granato con accenni di arancio, ma per l’età il colore ha tenuto benissimo. Al naso però è meno convincente, manca di complessità. In bocca si allarga, perde austerità, ma rimane rotondo con tannini che risultano giovani e vivaci ( si ammorbidiranno mai?).

 

 

Graticciaia 1990

Il naso ci sta tutto con glutammato, terra con tartufi, foglie umide, tutto il repertorio della terziarizzazione ed anche oltre. Sorprende in bocca ancora vivo. Chiude con note di caffè e liquirizia. Buona ma non eccezionale la persistenza. Gli anni che ha li porta con decenza.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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0 responses to “Graticciaia: per fortuna non ai posteri l’ardua sentenza5 min read

  1. Ho avuto la fortuna di fare una verticale di Riserva di Giuliani a partire dalla 1999 e devo dire che sono rimasto stupefatto soprattutto per l’integrità  delle annate meno recenti.

  2. Non e’ curioso che più verticali si fanno, e più orizzontali ci si ritrovi?

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