Giallo del manifesto giallo di Opera Wine: quando ci troviamo “l’autoaccusa” di Vinitaly2 min read

Anche quest’anno non andrò a Vinitaly e tutti voi siete autorizzati al classico “chissene”, ma se Maometto non va alla montagna “la montagna” va tutti i giorni da “Maometto” con innumerevoli comunicati stampa (siamo sull’ordine di mille ricevuti e immediatamente cestinati) e meno numerose, ma che richiedono comunque tempo per rispondere con educazione, telefonate per invitarti a qualcosa che accadrà al Vinitaly.

Poi ci sono le cose che ti risvegliano l’interesse per quella manifestazione, come i messaggi che una cara amica mi ha mandato relativamente al manifesto e al materiale pubblicitario di Opera Wine, quello che trovate nell’intestazione dell’articolo e qua sotto.

Come si capisce da lontano il manifesto si è “fortemente ispirato” all’opera di Keith Haring e fino a qui niente di strano (fermo restando, magari, i diritti), ma quello che non si capisce è la frase alla base del manifesto, che trovate scritta più in grande qua sotto.

Veronafiere S.p.A prende atto che tutti i diritti d’autore sulle opere dell’artista Keith Haring sono di titolarità della Keith Hairng Foundation, Inc., e dichiara che la riproduzione o la rielaborazione dei lavori di questo aritsta contenuta nella grafica del progetto OperaWine e dei realtivi materiali di comunicazione non è stata in alcun modo autorizzata dalla Fondazione Keith Haring.

Non sembra strano anche a voi che tizio usi un qualcosa di caio (sicuramente soggetto a diritti di autore) e ammetta di averlo usato senza chiedere il permesso?

Un po’ come se Putin telefonasse a Zelensky dicendo: “Tra due ore partiranno bombe dal punto X in Russia per bombardare Kiev, per favore puoi bombardare prima tu il punto X?”

Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la Keith Haring Foundation e magari l’altro  partner di Opera Wine, cioè Wine Spectator.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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