Garantito IGP: a casa Ocone Diomede e…provvede2 min read

Diomede di Ocone nasce negli anni ’90 ma conserva la linea tradizionale, mai spinta o concentrata, che ha sempre caratterizzato questa storica azienda nata ormai quasi cento anni fa.

Anno dopo anno è diventata uno dei punti di riferimento dell’Aglianico del Taburno, l’areale che circonda il comune di Benevento e che prende il nome dal massiccio separato dalla valle caudine dal Terminio Irpinio.

Vista da lontano, insomma, si farebbe fatica a tenere separati  i due territori, anche perché entrambi sono accomunati dalla attività del Vesuvio. Quello che cambia è il microclima: l’Irpinia del Taurasi una sorta di conca che parte dai 300 metri per arrivare anche ai 600, il clima è più umido e freddo. Il Taburno ha le stesse escursioni termiche  ma i valori medi della temperatura sono più alti.

Il risultato si vede nel vino, l’Aglianico conserva sicuramente tanta acidità, ma in genere è pronto prima ed ha un carico fruttato più netto e caratterizzante.

Si tratta ovviamente di generalizzazioni perché come sappiano è poi lo stile della vinificazione a determinare il risultato finale.

Nel caso dell’azienda di Ponte, siamo a dodici chilometri da Benevento, la fermentazione viene fatta in tini di legno, si passa poi alle vasche di acciaio e infine un anno e mezzo in barrique. Il risultato è un vino elegante, non concentrato, nel quale i sentori di frutta sono molto ben assemblati a lievi accenni balsamici e di tostatura.

Proprio di recente abbiamo provato la 2003, annata come ricorderete calda, torrida, tropicale, ma che per l’aglianico ben lavorato si sta rivelando una sorpresa anno dopo anno. Anche in questo caso la materia non ha cenni di stanchezza, il vino, non filtrato, si presenta complessivamente integro anche se al fondo lascia qualche residuo.

Al palato è fresco, tonico, con i tannini ficcanti ma non secchi, il finale è lungo e preciso. Un grande rosso, insomma, che abbiamo goduto sulla cucina di Vitantonio Lombardo alla Locanda Severino di Caggiano.

L’Aglianico del Taburno fatica a farsi strada mediatica, stretto fra il Taurasi e quello del vicino Vulture, ma noi siamo convinti che se i produttori ci crederanno senza cercare inutili scorciatoie, i risultati saranno più che soddisfacenti.

 

Ocone Vini,  a Ponte, via Monte 56, località La Madonnella

www.oconevini.it

Bottiglie prodotte: 250.000

 Ettari: 36.

Enologo: Carmelo Ferrara.

Vitigni: falanghina, coda di volpe, greco, fiano, aglianico, piedirosso

 

 

 

 

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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