Un podere che appartiene alla famiglia dagli anni ’80, un microclima che risente delle brezze del vicino mare, suoli ricchi di minerali e pendii dolci: tutto cospirava perché i vigneti tornassero, dal 2000 in poi, ad essere i padroni di questo bellissimo lembo di Toscana.
Ci arrivi attraversando i boschi su strade sterrate e ti domandi se non hai per caso sbagliato qualcosa, ma il gps non ha tentennamenti e quindi prosegui.
All’improvviso, nello spazio di 100 mt, passi dal bosco alla sommità di una collina che si apre su un panorama fantastico che vede a destra vigneti e poi di nuovo boschi e a sinistra il mare. Il mare è quello che guarda l’area di Bolgheri dove i vitigni internazionali sono a casa loro da 75 anni ed hanno ormai una comprovata storia di qualità. Ma qui siamo verso l’interno e gli sbalzi termici tra giorno e notte sono più marcati grazie ai venti che i monti non fermano, quindi anche il Sangiovese qui trova un habitat di tutto rispetto.
Due degustazioni verticali: la prima “Dal Sangiovese al Cabernet. Vini autentici, espressione del territorio” (quattro annate di Gabriccio – Sangiovese – 2004/2007/2010/2012 e quattro di Cancellaia – Cabernet – 2005/2008/2012/2015), la seconda “Beccacciaia e Campo del Pari: un vigneto due interpretazioni del Merlot” (tre annate del Beccacciaia Merlot – 2006/2007/2009 e tre annate del Campo del Pari – Merlot/Cabernet – 2011/2012/2013).
Una curiosità: per una volta la stupidità di chi si fa condizionare da un film ha dato buoni frutti. A seguito infatti dell’affermazione fatta da uno dei protagonisti del film “Sideway” in cui dice che non berrà mai più un Merlot, l’azienda ha deciso di smettere di produrre il Beccacciaia che era, appunto, Merlot al 100% perché pare che in USA (il principale mercato dell’azienda) non ci fosse più modo di vendere una bottiglia (e ditemi se non è una follia di massa!).
ll Campo del Pari è il vino che lo ha sostituito, abbinando al Merlot il Cabernet Franc. E’ un vino che, a mio parere, è molto più complesso e godibile quindi un bel miglioramento.
Tra i vini assaggiati il 2007 del Gabriccio, il 2015 del Cancellaia e il 2012 del Campo del Pari sono le annate che ho trovato più interessanti, ricche e caratteriali. Uno stile abbastanza personale che l’azienda ha sviluppato negli anni.
Due tecnici di grande esperienza e valore a guidare la degustazione: l’agronomo Stefano Pinzauti e l’enologo Graziana Grassini. Un piacere ascoltarli e scoprire passo, passo il perché delle scelte dei terreni e delle posizioni, delle caratteristiche che i diversi tipi di terreno possono dare ai vari vitigni e poi perché certi blend e non altri, certi legni, certi protocolli di vinificazione e affinamento.
E infine il titolare dell’azienda, il dottor Papi: si definisce appassionato di vino, d’arte. di musica e di mille altre cose e si capisce che è lui l’anima di questa realtà così bella, curata e inserita con delicatezza e rispetto nel panorama circostante. Con lui la moglie, la signora Pakravan di origine iraniana incontrata a Firenze dove entrambi erano accorsi (lei da Parigi dove stava studiando) per fare la propria parte a seguito dell’alluvione del 1968.
La classica situazione da “non tutto il male vien per nuocere”: anche l’alluvione ha portato nuovi frutti e nuovi vini.
Di sicuro c’è ancora da lavorare (c’è sempre!) ma già si tratta di una realtà che merita di essere seguita con attenzione.