Frodi nel vino: intervista a Giordano Zinzani4 min read

"Imola, 18 giugno: Frode nel settore del vino: indagati i vertici di una società vitivinicola in provincia di Bologna, la Cantina Brusa di Dozza. Sequestrati 310.000 ettolitri tra mosti, vini e succhi d’uva, 900 quintali di zucchero liquido e, in un deposito occulto, 2730 quintali di zucchero e 4 serbatoi con acqua e zucchero. E’ il bilancio dell’operazione HYDRIAS…….”

“Ravenna, 14 luglio 2015 – Oltre 150.000 ettolitri di vino sequestrati per un valore di circa cinque milioni di euro. Maxi operazione dell’Unità investigativa centrale dell’ICQRF del Ministero delle Politiche Agricole e del Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Ravenna, in tre importanti aziende operanti nel settore vitivinicolo. I responsabili sono indagati per falso in atti e registri, frode in commercio, frode processuale e contraffazione di prodotti agroalimentari….”

 

Due notizie che non avremmo mai voluto leggere, oppure che aspettavamo da tempo di vedere. Dipende. La bella notizia è che non ci sono vittime e a voler vedere il bicchiere mezzo pieno si è portati a pensare che il sistema dei controlli, magari con l’aiuto di qualche soffiata, funzioni. Solo nell’ultimo mese le indagini disposte dalle autorità competenti hanno portato al sequestro di oltre mezzo milione di ettolitri di vino contraffatto provenienti da cantine romagnole.

Nel caso della cantina imolese il nome è stato reso noto, mentre restano ignote al pubblico le tre aziende ravennati e, inutile dirlo, sono stato tempestato di telefonate da parte di amici e lettori curiosi di sapere chi fossero.

Così come apparsa sui quotidiani locali, ma ammetto di non aver fatto una rassegna stampa lunga e approfondita, la notizia è stata fatta cadere abbastanza velocemente e non si è capito granché. Lo abbiamo chiesto a Giordano Zinzani, Presidente del Consorzio Vini di Romagna con una nostra intervista in esclusiva.

 

Winesurf. Due maxi sequestri in poco più di un mese in cantine romagnole. Un caso?

Zinzani. Da quanto ho letto direi che si tratta di due casi completamente differenti: nel caso della cantina imolese parliamo di adulterazioni, mentre in quelle ravennati l’ipotesi di reato riguarda la provenienza delle uve e la fermentazioni dei mosti fuori tempo massino (31/12 dell’anno vendemmiale n.d.r.).

W. Presidente, lei conosce i nomi, ce li può svelare?

Z. Purtroppo no, ci sono solo voci che circolano. Quello che posso dire per certo è che non si tratta di aziende o imbottigliatori associati al Consorzio.

W. Si suppone che questa attività irregolare andasse avanti da tempo, ma ora di colpo due sequestri, cui è stata data una certa spettacolarizzazione. Si parla di 25 agenti…

Z. Posso solo supporre che si tratti di un giro di vite che si vuole dare per scoraggiare tali pratiche in futuro. Può anche darsi che ci sia stato qualche avvicendamento agli organi di controllo competenti.

W. La pratica dello zuccheraggio è ammessa in molti paesi europei, mentre da noi è vietata. Secondo lei questo ci danneggia?

Z. No, non ci danneggia direttamente. Semmai è il commercio di mosti a prezzo bassissimo, provenienti soprattutto dalla Spagna, che consente a cantine che operano al di fuori delle norme di legge, di produrre “vino” generico ad un prezzo assurdamente basso. Sono però prodotti destinati soprattutto alla vendita all’estero.

W. Quale suggerimento si sente di dare ai nostri lettori?

Z. Prima di tutto di stare tranquilli perché i controlli predisposti funzionano, e frodi e sofisticazioni hanno sempre meno probabilità di non essere scoperte, poi di evitare di acquistare vino sprovvisto ‘di certificazione di origine quali sono docg, doc, dop, igt o igp  e di rivolgersi invece a marchi noti e/o ad aziende conosciute.

W. Ma dove vanno a finire questi vini? 

Z. Per la maggior parte nei paesi dell’Est e/o in Germania, escludo che li potremo mai trovare nei nostri scaffali.

Ci resta la curiosità di sapere i nomi, ma da parte degli organi competenti c’è riserbo.

Breaking News:  “Pavia, 22 Luglio:  I finanzieri del comando provinciale di Pavia, insieme a funzionari del Corpo forestale dello Stato e dell’ispettorato repressione frodi, su disposizione della procura di Pavia, hanno sequestrato il vino della vendemmia 2014 della cantina Terre d’Oltrepò. Il sequestro riguarda 16 milioni di ettolitri di vino sfuso e 700mila bottiglie…..”

Mi arriva una mail di un ennesimo sequestro e non posso fare a meno di pensare che questo NON è il mondo del vino, non certo quello di persone che coltivano un campo, una vigna, una singola pianta, che lo facciano a mano, con un cavallo o un trattore poco importa. Che facciano mille o 10 milioni di bottiglie, da soli o in cooperativa è lo stesso.

 I produttori fanno vino per noi, perché lo possiamo bere ognuno con le sue sensibilità, paletti, manie e ossessioni che siano.

Costoro invece NO! Fanno altro.

 

 

 

 

Foto di copertina da  ilperbenistafvg.it, che ringraziamo.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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