Friuli Venezia Giulia: si parte dal COF.4 min read

In attesa di pubblicare gli assaggi fatti nei Colli orientali del Friuli diamo spazio alla nostra “friulana” Simona Migliore ( è siciliana…quindi autoctona come il Riesling in Marocco) per fare un piccolo sunto su come sono andate le degustazioni.

 

Winesurf arriva anche in Friuli per degustare i bianchi dei Colli Orientali. Pare facile, ma ci sono voluti  otto mesi di peripezie, richieste e incontri (molti inconcludenti) con vari enti.  Per fortuna  il Consorzio dei Colli orientali del Friuli, alias COF, ci ha aperto con disponibilità e cordialità le porte della sua sede. Al Consorzio e alle persone che lo rappresentano vanno i nostri ringraziamenti per l’accoglienza e l’ospitalità.

In degustazione 160 vini bianchi tra varietà autoctone e non . La prima giornata di degustazione comincia con Ribolla Gialla,  Pinot Grigio, Chardonnay, Pinot bianco e pochi campioni di aromatici come Traminer e Malvasia.

Il quadro è piuttosto emblematico, soprattutto per quanto riguarda la Ribolla gialla. Il vitigno normalmente non da certo vinoni e anche in questo caso, nonostante le accortezze dei produttori,  continua comunque a rimanere un vino quasi anonimo. Il modo scelto da molti per renderlo più presentabile è quello di far finta che i disciplinari non esistano e spesso si sentono così iniezioni da cavallo di Sauvignon “friulano tipicamente friulano”, quel Sauvignon prodotto da clone R3, che se non evidenzia note di pipì di gatto non viene riconosciuto come tale. Si coglie la volontà del produttore di voler dare al proprio vino una marcia in più, ma ci si chiede perché allora giocare sull’autoctono? Forse presentare un uvaggio renderebbe giustizia sia all’azienda sia al produttore sia al vino e confonderebbe meno il consumatore.

Discorso diverso per il Pinot grigio: 24 i vini degustati, ci sono le potenzialità ma non si riesce a sfruttarle. Si gioca con le tonalità, con le macerazioni e il risultato è un pinot grigio difficilmente riconoscibile. Non si discute sull’obiettivo che il produttore vuole raggiungere, ma sulle caratteristiche proprie del vitigno di cui non si riesce quasi a tracciare un profilo. Stesso discorso per lo Chardonnay, anche qui in rotta di collisione con un mercato che lo vuole sempre meno e produttori che pianterebbero volentieri altro.

 Il Pinot bianco invece, anche se non ne abbiamo assaggiati molti, stupisce: è caldo, grasso, elegante, morbido, pulito, organoletticamente onesto. Non si capisce il motivo che ha indotto molte aziende ad abbandonarne la produzione a favore di ettari piantati a Pinot Grigio o Chardonnay. O forse si: non paga come altre varietà e come sempre è il portafoglio a determinare le scelte aziendali.

Il Friulano (alias Tocai), il Sauvignon e gli uvaggi la fanno da padroni durante la seconda giornata di degustazioni. Il Friulano è in crescita, poco esuberante ma riconoscibile da un punto di vista organolettico nei quasi 40 vini degustati. Abbastanza varietale, tende a non”puntare” molto verso  la componente del 15% di altri vitigni.

Negli uvaggi compare in qualche caso la nota minerale del Riesling che rende complesso il quadro organolettico, nella maggior parte dei casi però si tratta di blend  giocati tra Sauvignon, Friulano, Chardonnay e Pinot bianco.

il Sauvignon in purezza è grasso in bocca, complesso spesso però poco pulito, spinto oltremodo nelle note di vegetale, peperone e pipì di gatto.

Altra nota da sottolineare: l’uso del legno. In alcuni bianchi ( per fortuna non molti) è talmente presente da sovrastare con note di tostatura e quasi caffè  le note tipiche del vitigno. Ci si trova davanti così a due gruppi ben distinti:  produttori che decidono di non usare più il legno se non come complemento in minima parte dei loro vini e produttori che invece fanno della barrique la regina delle loro cantine.

Bianchi friulani in crescita? In questo territorio la potenzialità è alta, molti gli strumenti a disposizione e nei produttori pare ci sia una particolare passione e voglia di portare alla ribalta la propria realtà vitivinicola. L’anello mancante è forse il confronto tra i produttori stessi che consentirebbe a tutti di crescere.

Simona Migliore

Siciliana DOC, nasce a Vittoria, patria del famoso Cerasuolo. La formazione umanistica viene arricchita dei profumi delle vendemmie siciliane grazie alla collaborazione con un’azienda vitivinicola siciliana. Non beveva ancora e non aveva assolutamente idea di cosa il meraviglioso mondo del vino e della gastronomia celassero!!!

La curiosità per il mondo del vino cresce al punto da spingerla a lasciare la Sicilia. Frequenta il mondo AIS, ma decide di sposare i principi e i metodi dell’Onav. Si diletta a “parlar scrivendo” bene o male dei posti in cui si ferma a mangiare e degustare. Esperta degustatrice, Donna del Vino, esperta di analisi sensoriale, collabora con enti, consorzi e aziende vitivinicole…da qualche anno è entrata nel mondo degli Artigiani Birrai del FVG.

Nel 2009 viene adottata da Winesurf, giornale per il quale, ispirazione permettendo, scrive e degusta senza smettere mai di imparare.


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