Francesco Arrigoni è morto3 min read

La morte di Francesco Arrigoni è un duro colpo per chi, come noi, ha vissuto la nascita e la crescita del giornalismo enogastronomico italiano. Tutti sapevano chi era, tutti conoscevano  la sua storia che l’aveva visto prima con Veronelli, poi al Gambero Rosso, poi free lance sempre richiesto ma rigorosamente distante dai lustrini di quel mondo che aveva aiutato a crescere.

Pochi potevano dire di essergli amici e a me piace pensare che, se le nostre strade si fossero incrociate più spesso, forse potevamo diventarlo. Penso comunque di averlo conosciuto abbastanza per potere, anche a nome dei miei amici Kyle, Luciano, Roberto e Stefano, ricordarlo.

Non era facile entrare in confidenza con Francesco Arrigoni. Quello che molti definivano caratteraccio e che io ho sempre visto come ritrosa timidezza, lo portavano ad inquadrare le esternazioni di amicizia come preludi a possibili fregature e quindi a glissare più o meno elegantemente. 

Gli ero simpatico forse perché, intuendo il personaggio, avevo aspettato che fosse lui ad avvicinarsi. Non lo avevo forzato, solo aspettato. Mi ricordo quando, dopo una manifestazione in cui era rimasto molto sulle sue, mi chiese di dargli una mano ad organizzare una cosa per i vini altoatesini a Firenze. Non dico che rimasi a bocca aperta ma quasi. “L’orso” Arrigoni che si avvicina per chiederti una mano? Una mano professionale, sia ben chiaro. La conoscenza e l’amicizia sono venute, forse,  dopo.

In questo ci ha aiutato molto amare la montagna, anche se in maniera diversa. Lui preferendola da camminare, io da sciare. Purtroppo il suo amore per la montagna gli è stato fatale e adesso non posso non ricordarlo se non col suo passetto svelto e sicuro attraversare abetaie e salire crinali. Non gli stessi crinali che l’hanno visto per l’ultima volta vivo, ma quelli  dell’Alto Adige, da lui molto amati.

Francesco Arrigoni era (quanto è brutto e duro usare forme passate) un uomo che amava il suo lavoro, amava farlo bene e soprattutto sopportava poco chi lo faceva senza la cura e l’attenzione per lui fondamentali. Purtroppo  lo faceva anche capire chiaramente, da qui la favola del suo “caratteraccio”. Per me una vera favola perché tutte le volte che l’ho incontrato e visto all’opera ho solo registrato una persona estremamente educata, al limite della timidezza. Timidezza che traspariva solo se la discussione non si animava su tematiche a lui care. Anche in quel caso però mai sentito una parola fuori posto, mai niente di più che educato, anche se fermo e, al limite,  tagliente.

Insomma, Francesco Arrigoni  era una di quelle persone da cui sapevi perfettamente cosa aspettarti, nel bene e nel male. L’unica cosa che non ti saresti mai aspettato era di doverne parlare dopo la sua morte.

Questo, Francesco, è stato un colpo  veramente basso e da te non ce lo saremmo mai aspettati. Sprizzavi vita da tutti i pori, come poco più di un mese fa in Alto Adige, quando commentavi la situazione politica italiana con chiarezza “Lumbard”, auspicando però un deciso cambio di rotta di Bossi e compagnia. Purtroppo la rotta l’hai invertita tu, andando verso luoghi oscuri.

Che la terra ti sia leggera e che i venti di montagna passino a trovarti.

 

 

Ciao Francesco

 

 

Pubblicato in contemporanea su:

 Alta fedeltà
 Italian Wine Review
 Lavinium
 Luciano Pignataro WineBlog
 Winesurf

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE