Fiano di Avellino DOCG Pietramara Etichetta Bianca 2019, I Favati2 min read

Questo vino nasce nel 2007 con la collaborazione fra Vincenzo Mercurio e questa piccola aziendina di Cesinali in provincia di Avellino. Ancora una volta l’enologo stabiese conferma una sua particolare propensione per questa uva, perché riesce a caratterizzare ciascuna produzione in maniera definita a dispetto anche delle vicinanze delle aziende che segue in Irpinia. L’Etichetta Bianca nasce per Fiano e Greco con l’intento, allora poco condiviso, di allungare il tempo di uscita dei vini bianchi irpini di almeno un anno, tendenza confermata finalmente con l’inserimento del disciplinare della dizione riserva.

Vigneto del Pietramara in autunno

Partita come azienda monovitigno in una zona da sempre vocata al Fiano a ridosso di Avellino, I Favati ha progressivamente allargato la produzione sia nel numero di bottiglie che nell’offerta delle tipologie. La prima vendemmia è stata nel 1997, allora uscirono appena 5000 bottiglie di Fiano davvero ben fatto.

La cantina, le cui radici sono nella tradizione di viticoltori famiglia, oggi è condotta dai fratelli Piersabino e Giancarlo Favati e da Rosanna Petrozziello.  La tradizione continua e si è arricchita con l’ingresso in azienda delle figlie Carla tornata da Milano dove ha studiato e fatto esperienza e Brigida, avvocato. Solida impostazione, vini molto corretti e senza grilli per la testa. Dei 22 ettari di proprietà il vigneto più importante è quello di cinque ettari a 450 metri su terreno calcareo e argilloso dove è piantato il fiano che prende il nome dalla località, Pietramara.

Rosanna Petrozziello

Nel corso di questi anni il Fiano di Avellino de I Favati ha rappresentato una sicurezza grazie alla sua affidabilità. La 2019 è stata una annata sfortunata dal punto di vista commerciale perché è quella che ha preceduto la chiusura delle attività a causa del Covid, ma sul piano della qualità i bianchi irpini hanno prodotto eccellenti risultati. Aggiungerei favoriti da uno stoccaggio in cantina forzato per più mesi.
Apriamo questa 2019 al ristorante dell’Anantara di Amalfi, ex hotel dei Cappuccini. Vista splendida, cucina mediterranea, questo bianco di sei anni è semplicemente perfetto: al naso oltre alle note di frutta bianca ben matura la piacevolezza delle note balsamiche e di un rimando fumé tipico del territorio irpino che balla sullo zolfo, dove più e dove meno. Al palato grande verve, freschezza, beva complessa ma veloce che ribadisce le promesse del naso  in modo piacevole sino alla conclusione lunghissima e precisa. Insomma l’ennesima conferma che il Fiano di Avellino più tempo sta in bottiglia meglio si beve. Ah, dimenticavo, la lavorazione avviene solo in acciaio.

www.cantineifavati.it

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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