Fabio Alessandria di G.B. Burlotto: La speculazione sul prezzo dei miei vini mi disturba16 min read

Comm. G.B. Burlotto è una delle cantine più famose del Barolo. Fabio Alessandria ne è il responsabile, coadiuvato da tutta la famiglia. Siamo andati a trovarlo e ne è venuta fuori una chiacchierata molto interessante sul passato e sul presente del Barolo, e non solo.

Winesurf  “Fabio, come nasci dal punto di vista del produttore di vino?”

Fabio Alessandria “Come “nasco” io non è facile distinguerlo dall’azienda, perché sono nato qua, ho sempre visto i miei genitori alle prese con il vino e ho sempre vissuto questa vita. Verduno è un paesino di 500 persone e la vita si sviluppa molto a livello familiare. I miei genitori lavoravano qua e io studiavo e vivevo qua.”

W. “Tu di che anno sei?”

F.A. “1974.”

W. “Quindi gli anni della tua infanzia non erano certo quelli del boom die vini di Langa.”

F.A. “Esattamente. Ho vissuto il momento di “cambio” del vino piemontese e italiano e li ho visti anche  attraverso le incazzature dei miei genitori quando, negli anni  ’80, i discorsi erano legati a poche soddisfazioni personali e a un modo di vedere il vino molto meno qualitativo rispetto a oggi.”

W. “Traducendo: meno soddisfazioni personali vuol dire che non si guadagnava…”

F.A. “Oltre all’aspetto monetario c’era altro. Oggi fare il produttore di vino è visto come un bel mestiere, uno di quelli riconosciuti e apprezzati. Forse anche troppo apprezzato, tipo il lavoro del cuoco: ci sono alcuni enologi e cuochi che vanno oltre il loro ruolo e vengono riconosciuti e ammirati. Una volta invece lavorare in campagna era denigratorio, produrre vino era considerato, nella migliore delle ipotesi, normale e comunque non gli si attribuiva particolare pregio o rispetto.”

W. “Chi ti ha insegnato a far vino?”

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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