Est! Est! Est vino vulcanico!!!3 min read

Una breve premessa è necessaria: i terreni vulcanici sono particolarmente fertili. Basti pensare che pur ricoprendo l’1% della superficie terrestre, danno sostentamento al 10% della popolazione mondiale.

 

E delle proprietà dei suoli vulcanici ne beneficia ovviamente anche la vite: infatti tra le principali zone vitivinicole mondiali costituite quasi interamente da suoli vulcanici ci sono Napa Valley (USA), Casablanca Valley (Cile), Santorini (Grecia), Rias Baixas (Spagna), Stellembosch (Sud africa), Isole Azzorre (Portogallo), Alture del Golan (Israele), Yarra Valley (Australia).

 

In Italia i principali distretti produttivi si trovano nel Soave, nella zona del Vesuvio e dei Campi Flegrei in Campania, sull’Etna e a Pantelleria in Sicilia, nella bassa Toscana,  nella zona del Frascati e del viterbese nel Lazio.

 

Sono tutte aree a fortissima vocazione vitivinicola e caratterizzate da produzioni di assoluto pregio. Questo perché in buona sostanza il vulcano nutre la vite.

 

La notevole concentrazione di fosforo, magnesio, zolfo e potassio che caratterizza questi suoli offre un ottimo drenaggio ai vigneti. Non solo, ma è di tutta evidenza come esista una relazione tra suoli composti da basalti, tufi, pomici e la ricchezza gustativa e l’equilibrio che si riscontra normalmente in questi vini.

 

I basalti, ad esempio, poveri in silicio e ricchi in magnesio e ferro, tendono ad assorbire tra l’85% e il 99% dei fosfati aggiunti a queste rocce. Altra caratteristica importante sono gli elevati valori di macro-porosità nei suoli costituiti da rocce vulcaniche. Questi pori permettono alle rocce di immagazzinare risorse idriche fino al 100%del loro peso, rilasciandola molto lentamente, in virtù del grande coefficiente di ritenzione idrica. Ciò le rende una riserva idrica di notevole importanza per l’apparato radicale della vite, soprattutto in annate secche e siccitose. Inoltre le radici respirano attivamente e traggono giovamento dal contatto con rocce che presentano porosità riempite di sostanze gassose, fornendole per i bisogni della pianta.

 

Ed è su queste basi che nel 2009 il Consorzio del Soave ha pensato di dar vita ad una rassegna itinerante dedicata ai volcanic wines, ovvero “i vitigni del vulcano”, la cui seconda parte (della prima ci ha parlato Gianpaolo Giacomelli, n.d.r.) quest’anno si è consumata in una due giorni tra Orvieto, Pitigliano e Montefiascone. La manifestazione,  organizzata da Carlo Zucchetti, ha visto protagonisti oltre duecento vini delle principali Doc vulcaniche italiane.

 

Il momento clou è stato la grande degustazione che si è tenuta alla Rocca dei Papi di Montefiascone guidata da Armando Castagno di “Vitae”.

 

Assaggiando i tredici vini in rappresentanza dei territori vulcanici italiani, sono emerse delle peculiarità che hanno fatto acquisire a queste produzioni un posto di tutto rispetto nel panorama enologico nazionale.

 

La degustazione dei bianchi ha messo in evidenza la grande finezza nei profumi, prevalentemente floreali, raramente erbacei, spesso caratterizzati da una piacevole “gessosità”.

 

I rossi hanno tannini molto eleganti, un fruttato non troppo accentuato con note floreali; da notare comunque grande persistenza e complessità e un’ altrettanto grande sapidità.

 

Si tratta di vini che nel tempo avranno una evoluzione superiore alla media, i bianchi ad esempio sono riconosciuti tra i più longevi d’Europa.

 

Nel complesso vini di grande piacevolezza con forti potenzialità, in cui riporre le migliori aspettative: quindi, nell’attesa, non ci resta che rendere omaggio al dio vulcano!

 

Fabrizio Calastri

Nomen omen: mi occupo di vino per rispetto delle tradizioni di famiglia. La calastra è infatti la trave di sostegno per la fila delle botti o anche il tavolone che si mette sopra la vinaccia nel torchio o nella pressa e su cui preme la vite. E per mantener fede al nome che si sono guadagnato i miei antenati, nei miei oltre sessant’anni di vita più di quaranta (salvo qualche intervallo per far respirare il fegato) li ho passati prestando particolare attenzione al mondo del vino e dell’enogastronomia, anche se dal punto di vista professionale mi occupo di tutt’altro. Dopo qualche sodalizio enoico post-adolescenziale, nel 1988 ho dato vita alla Condotta Arcigola Slow Food di Volterra della quale sono stato il fiduciario per circa vent’anni. L’approdo a winesurf è stato assolutamente indolore.


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