Esperienze extra-sensoriali a Greve in Chianti3 min read

L’ultima volta che sono passato da Greve in Chianti provenendo da Firenze non ho potuto fare a meno di notare un nuovo locale con diverse aperture giusto lungo la 222 “Chiantigiana”, poco prima di arrivare alla celebre piazza triangolare. Sulla destra ho notato una specie di salottino aperto sulla strada, poi ho visto il nome Pruneti Extra Gallery e ho capito che la fermata era obbligatoria.

“Extra” sta infatti per extravergine, e suggerisce anche un’esperienza speciale. Bella novità, in effetti. Ho parcheggiato la moto e ogni dubbio è sparito: si tratta proprio dell’outlet dell’azienda olearia di San Polo, che del resto di Greve è una frazione.

Buona occasione, mi dico , anche per prendere in considerazione il buon olio da olive in questa stagione ancora semi-estiva,  quando possiamo godercelo in tante preparazione fredde.

Intravedo dentro Gionni Pruneti, titolare insieme al fratello Paolo e dalle prime occhiate è ovvio che la parola outlet è proprio quella giusta, per una volta. Si tratta infatti di una “vendita diretta innovativa” delle nove etichette che escono dal frantoio di famiglia.

Ma non solo acquisto, si affretta a dirmi Gionni: chi entra è invitato certamente a comprare ma anche a informarsi e curiosare, magari annusando ed assaggiando negli appositi bicchierini. Poi può provare questo o quell’olio con l’insalata di  trippa, la vellutata di ortica o il baccalà mantecato. O può affidarsi agli ottimi sottoli preparati da un’azienda amica, dove l’olio è naturalmente quello di San Polo.

Viene offerta un’experience, come si legge anche sulle tovagliette. Gli assaggi, che possono diventare aperitivo, pranzo o merenda a seconda dell’ora e dell’appetito, vengono offerti in vasetti di vetro e la plastica è sostanzialmente bandita.

Si dà insomma una risposta diretta, qui come in pochi altri casi, alle perplessità che spesso turbano i produttori di fronte all’atteggiamento di tanta ristorazione, giudicata quanto meno distratta sul tema olio.

Un’azienda come questa, con la dimensione giusta e la giusta attenzione alla qualità, ha dato uno sbocco al problema. Avvantaggiandosi, va detto, di trovarsi in pieno Chianti Classico, territorio dove un bel po’ di vino viene venduto o sbicchierato prima ancora di lasciare le aziende.

Dò per certo che i fratelli Pruneti saranno molto presenti nel locale, stagione di frangitura a parte. Ma in ogni caso anche i collaboratori mi sono sembrati molto bravi e comunicativi, il che facilita il gioco. Si può scegliere un approccio da assaggiatori professionisti con tanto di mela verde e scheda di degustazione o sottoporsi a una sfida oleica con l’immancabile schermo interattivo.

Se avete dei piccoli al seguito potete parcheggiarli in uno spazio sicuro, magari con un po’ di cioccolato all’extravergine.

Mi è piaciuta l’ariosità del locale, luminoso ed ampio: una merce piuttosto rara da queste parti. L’arredamento è moderno, lontano dagli stereotipi legati a olio e olive; mi hanno convinto di meno le varie scritte sui muri, per giunta in doppia versione italiano e inglese, che pure sono di tendenza. Ma conta la sostanza, e qui la proposta dei Pruneti è molto interessante.

Non sono capitato infatti in un posto per extravergine-dipendenti, anche perchè  l’azienda produce dell’altro. Così l’alternativa può essere fra un bicchiere di Chianti Classico dalle vigne di proprietà, un sorso di liquore allo zafferano o una birra al giaggiolo (iris), dove questi ingredienti speciali  sono ancora di Pruneti.

I giaggioli in particolare sono una coltivazione storica della zona di San Polo, tradizionalmente orientata alla profumeria ma recentemente recuperata anche in chiave gastronomica.

Non avendo da guidare una moto ci si può concedere pure un cocktail a base di un gin locale che vanta il rizoma dell’iris fra i botanicals.

Niente alcol? C’è la tisana di foglie d’olivo! La mia experience si è conclusa comunque col gelato all’extravergine prodotto da Toni Caffarelli.

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


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