Enologica 2015: l’idea era quella di non andarci, poi…4 min read

In effetti dopo quattro mesi, giorno più giorno meno, passati ad assaggiare e riassaggiare vini emiliano-romagnoli (più romagnoli che emiliani) ne avevo voglia come di salire alla Madonna di San Luca ginocchiando* sui ceci.

 

Tanto, continuavo a ripetermi, che ci vado a fare? Una visita professionale? Maddai!

 

L’articolo sul quotidiano l’avevo già scritto, sfruttando biecamente il comunicato stampa.

 

I c.s. di solito sono inutili, fuori target e sbrodolanti aggettivi superlativi sparsi e infilati dappertutto, come il ripieno di una pasta o lo zucchero a velo sui bomboloni.  Non lo puoi evitare; se addenti la bombetta, lo zucchero comunque ti cade sui pantaloni. A proposito di paste farcite, quest’anno il tema gastronomico era per l’appunto “le paste ripiene”.

 

Ogni città una pasta ripiena, via l’odioso trattino posto tra Emilia e Romagna a sottolineare una divisione fittizia.

Lungo la via Emilia, ma non solo, meglio riempire la pasta, ognuno con il suo ripieno, che una testa con balzane idee separatiste.

Viva il campanile quando vuol dire ricchezza e varietà. Ma le paste, vivaddio, chi le ha viste? Per vederle e magari affondarci i denti dentro, bisognava spargugliarsi* per la città, nei bei locali indicati dal programma.  

 

Purtroppo Sabato pioveva che dio la mandava, quindi ho saltato e non posso farvi un report dettagliato e professionale come un giornalista dovrebbe; dunque please rivolgetevi a chi aveva un ombrello.

Non c’è che l’imbarazzo della scelta: oltre 130 giornalisti accreditati come puntualmente recita il c.s. diffuso.

 

Ritornando ai motivi; ho pensato di andarci per incontrare le persone, salutare quelle che già conoscevo e magari conoscerne di nuove. Per esempio, per dare un volto ai vini assaggiati durante il lavoro per la guida Vitae, oppure “per vedere di nascosto l’effetto che fa”.

Comunque sia , il sabato del diluvio non mi sono fatto mancare il 18esimo appuntamento con Enologica, e così posso dire di non aver mai toppato un’edizione. Un record in solitaria, credo.

 

In quel di Bologna mi pare  sia la terza, (oramai “la memoria è come una scatola di cioccolatini, peschi ma non sai mai cosa ti tocca” indovinate la citazione) e la seconda in gestione Enoteca Regionale.

Non c’è che dire, nonostante le degustazioni tematiche siano scomparse, suppongo perché economicamente in perdita, Enologica resta imprescindibile per chi vuole avere un panorama, in fatto di vini, di ciò che si muove o resta fermo come un faro nella nostra regione.

 

Le oltre 100 cantine, nonostante qualche defezione importante, rappresentano bene tutto il panorama vitivinicolo ed il luogo favorisce il dialogo, la conoscenza diretta, l’incontro tra chi consuma e produce.

 

Un amico FB che considero esperto in tema ha scritto: ci sono Lambruscai che credono di fare Champagne! Credo volesse dire che il mondo del lambrusco è in fermento, pieno di nuove idee e progetti ambiziosi.

 

Dico, meglio avere ambizioni, anche esagerate a volte che accontentarsi di vivacchiare. Anche in Romagna c’è fermento, nelle anfore e non solo. L’ albana ti cattura, nelle sue (fin troppe) interpretazioni e sul sangiovese si torna a dare valore a tipologie più spontanee. Ma chissà cosa ne pensano i 4/5 mila frequentatori di Enologica.

 

Certo è che Il costo del biglietto non aiuta: conveniente se si pensa che con 20 euro si può entrare per tutte e 3 le giornate. Ma la maggior parte sta una giornata e un ventone non è poco, specie per via dell’orario: dalle 11 alle 20 orario continuato (citazione cinefila).

 In ogni caso, la visione del Salone dove i produttori adescano il pubblico da sola vale il biglietto. Dovesse andare male sul fronte vino, il gesto di alzare gli occhi al cielo è ampiamente compensato dalla celestiale visione del soffitto affrescato.

 

Ah, dimenticavo: il fil rouge utilizzato per la narrazione dei racconti di Enologica 2015 era il mondo dei tarocchi.

 

Le illustrazioni erano magnifiche, e ad ogni espositore, oltre al conto da pagare, è stato dato un mazzo di Tarocchi. Un produttore ha voluto farmi le carte: la prima che ho estratto era la carta del Diavolo, abbinata alla Mortadella. La mortadella di Pasquini è favolosa ma…. vuoi mettere una Mora Romagnola?

 

 

*ginocchiando: definisce la tradizionale punizione di salire la scalinata di san Luca sui ceci. 

*spargugliarsi: voce dotta. In politica=sciogliersi nel movimento, in costume= fondersi su di una superfice comoda(divano, letto, ecc) In manifestazioni enoiche= girare a caso assaggiando random

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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