E se la Boralevi fosse un uomo?3 min read

Se c’è una cosa che mi ha colpito quasi  più delle parole della signora Boralevi è stato il fatto che i commenti (motivati, con nome e cognome e articolo sottostante, non una semplice riga sui social) sono stati affidati tutti a donne. Un po’ come se un uomo non potesse avere il coraggio o la sensibilità per parlare di una grossa stupidaggine detta da una donna sulle donne, come se un uomo fosse solo capace di essere come l’elefante nel negozio di cristallerie, di fare el tacon péso del buso.

Così mi sono deciso a scrivere perché ci sono alcune lati del ragionamento che un maschietto dovrebbe avere il coraggio di mettere sulla bilancia di questa discussione.

In primo luogo se c’è qualcuno che beve per farsi notare questo è l’uomo. Non essendo dotati delle piume del pavone o del fagiano uno dei metodi più semplici (anche con una discreta dose di successo) per fare colpo su una donna o colpo in generale è mettersi davanti una bella bottiglia, magari cercando di spiegarne le caratteristiche. Non per niente se chiedete, in camera caritatis, agli uomini che si iscrivono ad un corso sul vino il perché, molti, moltissimi ammetteranno che l’hanno fatto anche e soprattutto  per incontrare qualche fanciulla o per poter far colpo, successivamente, su altre. Poi naturalmente nascono mille altre motivazioni, ma una di quelle “basiche” è proprio questa. Non ho la riprova sul fronte femminile (al contrario, i maschietti me l’hanno confessato più volte)  ma sono convinto che le motivazioni per le donne siano altre e non certo quella di fare colpo.

Quando la Boralevi dice di non bere assolutamente da sole non so a quante donne  o a quanti stereotipi si  riferisca, ma nella mia lunga frequentazione del mondo del vino non ho mai visto una donna bere da sola, dando al significato di “bere” una connotazione non positiva che in realtà vuol dire “bere troppo”. Al contrario di uomini ne ho visti, purtroppo, parecchi.

Ma, confermando che bere da soli non è certo il massimo, perché un uomo può farlo tranquillamente e una donna no?

Questo mi porta a pensare una cosa: la signora Boralevi forse ha detto quello che ha detto perché non conosce il mondo del vino, in particolare l’approccio femminile ad un mondo che fino a poco fa era a esclusivo appannaggio degli uomini. Per farlo ha quindi usato degli stereotipi, delle costruzioni create sul sentito dire e non avallate dall’esperienza diretta. Ma chi li ha creati questi stereotipi se non chi ha avuto la “gestione“ di questo mondo? In altre parole la signora Boralevi ha parlato usando stereotipi creati dagli uomini e, se vogliamo estremizzare, ha parlato da donna come un uomo (come molti uomini, non certo tutti per fortuna).

Qui sta forse il vero errore su cui è ruotato il suo ragionamento: non conoscendo minimamente la materia si è affidata a chi prima di lei aveva detto o sentenziato qualcosa, cioè noi uomini, facendola sua.

Lei dovrebbe scusarsi e rivedere la sua posizione ma non sarebbe il caso che, sotto sotto e non solo, anche noi maschietti rivedessimo la nostra?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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