E’ nata la Denominazione di Origine che ci salva dal COVID5 min read

Il mondo del vino  ormai ha preso le misure al Covid. Non si possono fare degustazioni come prima? E noi le facciamo online! Le fiere sono abolite? E noi organizziamo incontri generalizzati su ogni tipo di piattaforma!

Da un anno a questa parte è tutto un fiorire di idee, modi, metodi per aggirare i problemi dettati da questo morbo, che ci costringe a rimanere distanti e a bere in rigorosa solitudine.

Ma do oggi non sarà più così!

L’importantissima innovazione, che in qualche modo ribalta quanto fatto fino ad ora, è stata approvata da pochissimi giorni  e noi di Winesurf siamo felici di dare, per primi a livello planetario, la notizia.

L’OMS, Organizzazione Mondana della Salubrità, ha infatti creato e fatto approvare ovunque una Denominazione di Origine che, prima nel mondo, tiene  esclusivamente conto dei problemi legati alla pandemia. Riguarda soprattutto il  vino ma anche tutti gli altri prodotti alimentari che già godono di una Denominazione di Origine.

Si tratta della DOCovid, Denominazione d’Origine Controllata Ovunque Verificata Isolata Distanziata.

Il lavoro dell’OMS è andato anche oltre: sono stati registrati anche nuovi vitigni (frutto di incroci e di innesti con uve già conosciute) che potranno avere un canale preferenziale per ottenere la DOCovid .

Da pochi giorni sono in commercio i primi vini con il marchio Docovid, alcuni frutto anche di queste nuove uve, e noi li abbiamo degustati per voi.

“Fatti più in là”, Incrocio Manzoni DOCovid  2020, Cantina Distanzia.

Vino emblema, proveniente dai nuovi vitigni messi velocemente in produzione. L’Incrocio Manzoni DOCovid è praticamente uguale al vitigno che conosciamo, solo che all’incrocio potranno passare solo una persona  per volta e per bere dovranno attendere che il precedente bevitore abbia già attraversato. Adattissimo per aperitivi in centro, specie in locali vicini a incroci molto trafficati.

“Meglio solo” , Moscato Ti Scanzo DOCovid 2020, Cantina Cooperativa Ma Non Troppo della Val Solinga

Oltre ad essere un vino prodotto da un vitigno “in sottrazione” è anche l’emblema di come sarà il vino dolce del futuro. Prima di tutto eviterà le strade già tracciate, specie quelle con troppe persone, per puntare ad un vino  che presenti al meglio il territorio confinante, così che tutto il turismo, la confusione, la  promiscuità vada dall’altra parte, salvando la tua zona ed evitandole contagi.

Francialunga Pas Touché, DOCovid 2001, Cantin del Vècc

Alcuni territori si sono adeguati prima di altri all’emergenza virus: tra tutti la ex-Franciacorta ha allargato e soprattutto allungato  i suoi confini per dare più spazio alle persone che vi abitano e  così limitare i contagi. Dalla nuova via intrapresa vi presentiamo la tipologia  emblema e il prodotto di più alto profilo. I Pas Touché sono vini sicuri per definizione, perché non vengono toccati da mano umana sin dal vigneto: tutto è fatto da robot e macchine, in vigne e cantine dove l’uomo non può entrare.

“No  Negher!”  Lìnot Nero 2020 DOCovid, Azienda Imbiancati

Il bello della denominazione  DOCovid è che il grande lavoro di creazione ha toccato anche vitigni famosissimi come il pinot nero, trasformandolo nel lìnot Nero, uva molto meno possibilista, molto più austera, intransigente e quindi indirizzata verso consumi di nicchia. In particolare  questa versione riesce a scremare dall’inizio i futuri bevitori eliminando, per definizione, quelli che mostrano di avere pelle scura. Quindi, per gli amanti del lìnot nero, si ha già la certezza di non avere persone di colore tra i cogl… volevo dire allo stesso tavolo dove si degusta quel vino.

“Dove te lo porto?”  Vino Mobile di Montepulciano DOCovid  2019, Si Gira Parecchio Viticoltori Associati

Oramai il “chilometro  0” è un concetto superato e così la denominazione DOCovid si avvale di nuove forze, disposte per vendere una bottiglia anche ad andare in capo al mondo. La famosa denominazione toscana si è subito adeguata a questo trend, non solo cambiandosi il nome ma mettendo in chiaro con i produttori una regola aurea “ O glielo porti a casa o questi non te lo comprano”. Da qui una nouvelle  vague di produttori di cui la Si Gira Parecchio ne è l’emblema.

“Juve merla!” VARdicchio di Jesi DOCovid 2018, Lambs Estate

Questo nuovo vitigno, il VARdicchio di Jesi,  ha una caratteristica unica: vigila sul reale distanziamento tra bevitori. Se chi versa il vino, per un qualsiasi motivo si avvicina ad un altro commensale, dalla bottiglia e dai bicchieri parte un fischio acutissimo che non si ferma fino a quando la distanza obbligatoria non è stata ripristinata. Questo vino, prodotto da una cantina storica, è indubbiamente convincente, ma per anni ha giocato le sue carte  puntando su un eccessivo uso del rigore, enologico naturalmente…

“La Petite Gorgée”, Chablister DOCovid 2019, Chateau Pfizér

Anche all’estero non scherzano! Una delle denominazioni  francesi cult per tanti appassionati ha creato un metodo sicuro e infallibile per gustare in sicurezza i suoi vini.  Alcune gocce del vino vengono inserite in quelle pillole lunghe che di solito contengono polveri medicinali, il tutto viene confezionato in blister (da qui l’azzeccatissimo nuovo nome della denominazione) e così chiunque può, in assoluta sicurezza, gustarsi quel vino. Il prodotto che vi presentiamo è il primo ad entrare in commercio, tanto che per produrlo l’azienda ha interrotto qualsiasi altra lavorazione. Questo ha creato molti problemi a coloro che reputano l’approvvigionamento degli altri prodotti aziendali  come una questione di vita o di morte.

“No Vax” , Müller Phurgau DOCovid 2015, Therapy Intensiv Cellar

Un prodotto particolare, definito come ultima spiaggia per chi, colpito dal morbo, intende comunque continuare a bere un buon bicchiere di vino. Adatto in particolar modo a chi è allettato in ospedale  e quindi spesso ha problemi  ad evacuare con regolarità.  Alcuni lo spacciano addirittura come un toccasana universale , altri invece lo considerano un vino assolutamente da evitare.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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