Dulcis in fundo! Stop alle degustazioni per la guida 2019-2020 con i vini dolci2 min read

Dulcis in fundo, recita il detto, e noi lo seguiamo alla lettera, perché come ultima degustazione “dell’anno guidaiolo 2019-2020” pubblichiamo una degustazione dedicata ai vini dolci.

Il nostro è, se si esclude la degustazione dedicata ai Recioto della Valpolicella,  un assaggio “random” in quanto tra gli arrivi per i nostri assaggi capitano anche vini dolci non richiesti ufficialmente. Così li mettiamo tutti assieme e, a fine anno, ci ritroviamo con un discreto numero di campioni che presentano sempre caratteristiche molto interessanti.

Anche quest’anno i nostri assaggi spaziano dal Trentino  alla  Sicilia, dall’Umbria alla Sardegna  e ci confermano alcune cose: in primo luogo che la Vernaccia di Oristano è un  vitigno dalle incredibili potenzialità, espresse anno dopo anno ma passate regolarmente sotto silenzio. Ogni anno rimaniamo sorpresi  dalle gamme aromatiche espresse da questi vini, dalle finezze gustative che mischiano sapidità a sentori rotondi e armonici, ma più che altro rimaniamo basiti da come il mondo del vino non dia giusto risalto a vini del genere, ponendoli giustamente sugli alteri della critica.

Dei Vino Santo trentini purtroppo non riusciamo mai a degustarne abbastanza, anche se abbastanza vorrebbe dire i 7-8 che vengono prodotti, e quindi non possiamo che ribadire la nostra grande fiducia in una tipologia che forse potrebbe essere l’unico modo per salvare dall’estinzione un vitigno come la Nosiola. Interessanti segnali dagli altri vitigni vinificati in dolce, in particolare dal moscato giallo.

Su Montefalco e sulla tradizione del Sagrantino Passito potremmo parlare ore ma, per vostra fortuna, ci limitiamo a constatare come questo ruvido e concreto passito regga benissimo il confronto con il Recioto della Valpolicella e, in diversi casi, la sua tannicità possa sposare una maggiore gamma di piatti, per esempio un discreto numero di formaggi.

Mala cosa più bella di questo assaggio “random” è la conferma che il nostro territorio ha infinite sfumature enoiche da proporre e che difficilmente vengono alle luci della ribalta, specie se declinate nel grande mondo dei vini “definiti dolci”.

Se ci pensiamo bene questo potrebbe essere il campo dove la diatriba tra vini naturali e non potrebbe finalmente placarsi, perché molti  (se non tutti) questi vini sono essenzialmente figli del tempo e della natura .

E comunque, “figli o non figli”, tra qualche giorno usciranno i nostri Oscar, cioè i migliori vini dell’annata 2019-2020. Non perdeteveli!!!

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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