Dolcetto o scherzetto?3 min read

Spesso vanno a finire nell’archivio storico, alias cestino. Però Il comunicato stampa del Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero  mi ha stuzzicato, forse perché era il primo che ricevevo dal loro appena nato, almeno credo, ufficio stampa.

Riguardava il Dolcetto e parlava di un progetto intitolato (fantasia al potere..) “Nuova Immagine per il Dolcetto Piemontese”. In sintesi:  L’IMA (Istituto per il Marketing Agroalimentare della Regione Piemonte) ha commissionato una indagine di mercato a Nielsen  basata, testuali parole “su  focus group a Milano e Torino”. 

Già leggendo questo, sarà stato il "focus group" che mi sa tanto di bruciaticcio, ma cominciava a  serpeggarmi dentro una sottile arrabbiatura. Forse a farmi alterare era invece il fatto che per anni tutti i produttori di Dolcetto hanno recitato la litania (indubbiamente giusta) che questo vino doveva trovare altri sbocchi commerciali oltre il triangolo Milano-Torino-Genova; e adesso dove vanno a fare un’indagine di mercato (cioè a spendere soldi)? Ovviamente a Milano e Torino.

Ma vediamo quali grandi novità ha portato questa indagine: intanto veniamo a sapere che (udite, udite!) il Dolcetto subisce la concorrenza dei vini del sud Italia!!!!! Dopo essersi ripresi da questa novità sconvolgente arriva il piatto forte: la collocazione sul mercato del Dolcetto è medio- alta, visto che molti consumatori lo mettono sullo stesso livello del Chianti. Ma se il Chianti, almeno come immagine, è uno dei vini più sput…..ti d’Italia! Il suo prezzo è nella fascia medio bassa della grande distribuzione e da lì non riesce a muoversi!

Ma andiamo avanti con le novità: il Dolcetto nella ristorazione ed in enoteca ha subito un calo di vendite. Ma ve lo potevo dire io, o forse anche mio figlio di 12 anni,  senza bisogno di disturbare la Nielsen!

Detto questo si arriva ai rimedi: occorre fare promozione nei supermercati. Per questo in alcuni di Milano e Torino sono stati piazzati sommelier a far degustare Dolcetto abbinato con formaggi piemontesi. In altre parole: le solite degustazioni che tutti ( o quasi) gli Iper  fanno, hanno avuto come “ospite” il Dolcetto.
Non critico assolutamente questa iniziativa, solo che non credo ci volesse un’indagine di mercato per farla!

Adesso ho una domanda: Dolcetto& Dolcetto, che per due-tre anni ha visto arrivare ad Alba un buon numero di giornalisti e di broker al grido “Il Dolcetto va fatto conoscere fuori dai suoi vecchi mercati” è stato tutto uno “scherzetto”?  Oppure questa indagine è stata fatta giusto per fare?  Delle due l’una: visto che i fondi per la promozione sono certamente scarsi, buttarli una volta a destra ed una volta a sinistra non credo sia utile a chi, alla fine, vuole cercare di vendere.

Scusate se mi sono alterato ma credo di essere  uno dei pochi toscani che pasteggia a Dolcetto e che ama questo vino. Vederlo tirato da tutte le parti, senza intravedervi sotto un chiaro progetto mi manda in bestia, perché sono sicuro che alla fine ne avranno giovamento solo quelli della Nielsen.
Ma non avevate una bella manifestazione come Dolcetto & Dolcetto ? Non potevate ampliarla (spendendo probabilmente anche meno pro-capite/azienda) mettendo nel carro anche un altro grande vino piemontese come la Barbera? Dovete per forza andare a fare indagini per scoprire l’acqua calda?

Del resto, i soldi sono vostri!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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