DOC Matelica: un contributo molto interessante di Riccardo Ricci Curbastro2 min read

E’ con grande piacere e malcelato onore che pubblichiamo una breve ma sostanziosa mail che Riccardo Ricci Curbastro, Presidente Federdoc, famoso produttore in Franciacorta e (soprattutto) carissimo amico ci ha inviato sul tema della DOC Matelica. Lo ringraziamo perchè porta interessanti argomenti alla discussione, allargandone la prospettiva.

Caro Carlo,

da Presidente di Federdoc e tuo amico da lunga pezza vorrei farti notare una serie di passaggi che sembri esserti perso circa il dibattito sulla protezione delle DO nel nostro Paese.

Lo stallo ultradecennale delle trattative per la protezione delle DO presso il WTO ha spinto l’UE ad imboccare con decisione la strada degli accordi bilaterali (con il plauso della Federdoc e dei Consorzi), accordi che oggi proteggono centinaia di Denominazioni europee in molti mercati chiave del mondo.  Tuttavia resta non difendibile la varietà di un vino (sia esso Chardonnay, Verdicchio o Merlot) poiché chiunque nel mondo può piantare una determinata varietà e rivendicare il diritto di indicarla in etichetta.

Per questo motivo da tempo la Federdoc sta spingendo i propri Consorzi ad avviare una transizione delle loro Denominazioni enfatizzando il luogo di Origine, pur senza rinunciare ad indicare la varietà.  E’ un processo lento che richiede tempo, lungimiranza, pazienza nel superare le ovvie paure di produttori (e giornalisti), ma riteniamo sia un processo inevitabile per proteggere al meglio i nostri vini a DO in futuro.

Inoltre da tempo i nostri agguerriti concorrenti dell’emisfero sud e nord (California) mostrano un sempre crescente interesse ad indicare l’origine (Barossa Valley, Marlborough County, Napa, Sonoma ecc.) con più enfasi della varietà, fino ad oggi l’unico mantra anglosassone, anche questo dovrebbe farci riflettere.

Spero di averti dato uno spunto diverso per cogliere il senso della discussione in atto a Matelica ed in molte altre zone d’Italia.

Un caro saluto

Riccardo

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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