Di terra e di vino: un romanzo friulano un po’ giallo (come il vino) un po’ rosso (come il sangue e il vino)2 min read

Se dovessi trovare un colpevole nel  complesso romanzo “giallo” (anche nel senso del colore del vino più bevuto in zona) di Matteo Bellotto non avrei dubbi, indicherei  il vino. Allo stesso tempo se dovessi salvare da una possibile dannazione un personaggio del libro non avrei altrettanti dubbi, salverei il vino.

Spiegarvi il perché del mio ragionamento mi porterebbe a parlare di troppi particolari di questa quasi  opera prima (in precedenza Matteo ha dato alle stampe un bel libro di racconti) e quindi dovrete scoprirlo da voi.

Posso solo anticiparvi alcuni tratti di questa storia tragicamente semplice ma intricata fin nel profondo.

Siamo nel Friuli più nascosto, in un paese il cui nome sembra fatto apposta per non essere detto, in quelle terre dove, appunto,  la parola non è un genere di prima necessità. Ci sono altre priorità, ma messe tutte assieme ti fanno sentire in una gabbia, da cui Tarcisio, il protagonista,  decide di fuggire ma in cui ritorna e vede compiersi il suo destino.

Ho detto che la parola, intesa come modo per comunicare concetti importanti, non è basilare: al suo posto esistono gli sguardi, le tradizioni, le regole non scritte e soprattutto il vino. Il vino che sembra, in certi momenti, assuma forma fisica e accompagni le scelte di Tarcisio e dei  suoi  paesani, il vino che lontano da casa ha nostalgia della vigna dove è nato e quindi cambia il suo carattere, il vino che svolge il ruolo di paciere e di demone.

Ma torniamo a Tarcisio, alla sua famiglia, ai suoi “amici” (sono amici quelli che conosci da una vita?) e al suo paese dove, parafrasando  Tomasi di Lampedusa “Non cambia niente per non far cambiare niente”.

All’interno di questo paese messo in gabbia da se stesso Matteo delinea, con stile asciutto e concreto, destini che si incrociano e si compiono, fino ad un imprevisto finale che vi farà venire voglia di un buon bicchiere di vino, magari di quello che il Boga, oste cieco ma che tutto vede, serve nella sua frasca.

Un libro senza compromessi che si legge in un fiato anche perché la prosa di Matteo, la storia e l’ambiente in cui si svolge, talvolta ti tolgono il fiato.

Matteo Bellotto, Di terra e di vino.

Edizioni Biblioteca dell’immagine

17.10 Euro nei principali canali di vendita online

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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