L’anno scorso scrivevo a proposito del Custosa e Custoza Superiore “Tutte le volte che una denominazione mette in campo un vino di livello superiore (Superiore, Riserva, selezione etc) compie quasi sempre l’errore di proporre un vino più grosso e grasso ma non più grande. In altre parole presenta vini più concentrati e magari molto marcati dal legno, prodotti che sono squilibrati e imbevibili da giovani e non è detto che possano maturare e affinarsi nel tempo. Nel Custoza, con cantine che vanno dal piccolissimo produttore alla grande cooperativa, questo non è successo è sempre più i Superiore sono vini sicuramente più complessi e profondi, ma che da una parte non hanno marche importanti di legno e dall’altra mostrano una complessità che si sposa sempre ad una buona freschezza e ad un corpo dinamico. Sono vini che possono invecchiare per molti anni e che ti sorprendono sia dal punto di vista qualitativo, sia sotto il profilo del prezzo, sempre convenientissimo per vini di questa caratura.”

Gli assaggi di quest’anno, con i Custoza 2021 piuttosto semplici ma ben fatti e i 2020/2019 Superiore profondi, equilibrati, di buon corpo e per niente colpiti dalla “sindrome della barrique” confermano in pieno quanto detto lo scorso anno e fotografano una denominazione che sta crescendo e cambiando.
Credo che molto del merito oltre che ai produttori vada all’uvaggio, che al contrario delle denominazioni confinanti o comunque della moda imperante del monovitigno, riesce ad essere non solo un paracadute in annate difficili ma anche un modo per avere sicurezze e certezze da utilizzare al meglio.
Quindi avere la possibilità di creare un bianco assolutamente non monovitigno e quindi non molto legato all’andamento dell’annata come un singolo vitigno è basilare.Potendo usare da 4 a 8 uve, con il trebbiano dal 10% al 45”, la garganega dal 20% al 40%, con il tocai dal 5% al 30%, il cortese (o bianca fernanda) dallo zero al 30%, e con malvasia, riesling italico, pinot bianco, chardonnay e incrocio manzoni sempre a zero a 30%, si creano non solo opportunità nettamente maggiori ma anche una specie di laboratorio all’aperto sul futuro dei bianchi italiani e sull’essere ancorati al monovitigno.

Per quanto riguarda la qualità finale, pur ribadendo una buona vendemmia per i Custoza 2021, i produttori hanno già scelto la strada del Superiore e del suo posizionamento che non vede solo qualità/prezzo di ottimo livello ma anche un valore assoluto tra i bianchi italiani, che il tempo renderà più chiaro e netto.
Per noi è già chiaro così, non per niente ben 7 dei migliori 10 vini degustati sono Custoza Superiore e questo parla da solo. L’unica annotazione che ci sentiamo di fare è quella relativa ai grammi di zucchero residui, che in qualche caso possono rendere il vino troppo “amorevole”, facendogli perdere qualcosa in complessità.
Seguendo il Custoza da diversi anni siamo molto felici di questa crescita che porta indubbiamente ad un allargamento della forbice qualitativa tra il Custoza e il Superiore ma mette nelle mani dei consumatori un vino piuttosto importante a prezzi veramente concorrenziali.