Degustazione Vernaccia di San Gimignano: buone notizie!2 min read

Finalmente! Quando la natura non si mette contro la Vernaccia di San Gimignano dimostra tutte le sue potenzialità.

Questa in estrema  e telegrafica sintesi l’andamento dei nostri assaggi della vendemmia 2016 (e non solo), che ci hanno presentato vini piuttosto corposi, sapidi, aromaticamente ineccepibili, già abbastanza pronti per essere gustati.

Alla fine dell’assaggio, che ha compreso anche  selezioni 2015 e 2014 (quest’ultime pochissime) e riserve dal 2015 al 2012 (c’era anche una 2007…) avevamo “in carniere” un vino con 4 stelle, otto vini con 3.5 stelle e ben ventisei con 3, il che in soldoni vuol dire che in una denominazione non certo dai prezzi alti (l’annata in media non supera gli 8 euro, le selezioni i 12, le riserve i 18-19) quasi il 50% dei vini è di alto o altissimo  livello. Se poi ci aggiungiamo anche i venti vini che hanno ottenuto le onorevolissime 2.5 stelle, si arriva ad un 73% di vini da comprare con assoluta tranquillità.

Vi garantiamo che pochi anni fa la situazione era molto diversa e questo innalzamento qualitativo è frutto di un lavoro  costante di tutti i produttori, aiutati e sorretti da un consorzio che ha in Letizia Cesani un presidente da prendere ad esempio.

Potrebbe venire il dubbio , visto che la vernaccia è un vitigno “povero” aromaticamente, che questo miglioramento possa essere figlio di iniezioni di altre uve: niente di più sbagliato. Sicuramente, anche nel recente passato, si sono sentiti aromi “particolari” e la paura che la Vernaccia di San Gimignano diventasse un vino molto profumato e senza radici era un rischio che ad un certo punto è stato corso. Oggi, se dio vuole ne siamo lontanissimi  e la prova provata è il semplice calcolo che abbiamo fatto controllando le schede personali inviateci da ogni produttore. Così abbiamo visto che su 75 vini degustati solo 14 ( il 18.6%) avevano  percentuali minime di altre uve (chardonnay in primis) che superavano raramente  il 5% e solo in due tre casi arrivavano al 10%.

Insomma, la Vernaccia di San Gimignano è fatta con la Vernaccia di San Gimignano e nel mondo enoico moderno, che cerca tutte le strade e le scorciatoie possibili per vendere, questa è una bella notizia per un prodotto che ha le sue radici nella risposndenza al vitigno e al territorio.

Ma oltre a questa ci sono altre buone notizie. La prima è che oramai la stragrande maggioranza delle vernacce sono vini che hanno  la possibilità di essere gustate tranquillamente dopo 3-5 anni dalla vendemmia, con  una bella fetta che va anche oltre. Per le selezioni questo era un dato acquisito da tempo ma la bella sorpresa del 2016 e che tanti vini, pur mostrando prontezza hanno corpo e spalla adatta per un interessante futuro (non futuro anteriore…)

L’altra riguarda l’utilizzo del legno nelle riserve, che sembra finalmente essersi ridotto notevolmente, divenendo quasi sempre (ma non sempre!) uno strumento al servizio del vino e non un qualcosa per dare “gusto” ad un vino non sempre di livello.

Ultima notizia: se ci fate caso vedrete che in diversi vini abbiamo segnalato un buon rapporto qualità prezzo.

Se vi sembra poco…

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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