Il Covid-19 non ci ha permesso nel ’20 di fare 21!
In altre parole a causa del Coronavirus IMT, l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini non è riuscito a ospitarci e a organizzare le degustazioni di Verdicchio che ci, anzi che mi, avrebbero visto per la ventunesima volta in regione per valutare i vini marchigiani.
Speriamo che il ritorno alla normalità ci permetta di tornare a frequentare Jesi e la zona del Verdicchio, dove abbiamo tanti amici e tanti meravigliosi ricordi.
Così non andando in zona i vini (quasi 140 etichette) sono venuti a noi e li abbiamo degustati in ufficio.
Eccovi i commenti ai risultati divisi come sempre per tipologia, mentre i punteggi li potrete trovare cliccando sui link a fianco dell’articolo.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico
Da qualche anno in molte denominazioni si assiste all’aumento del divario qualitativo tra vini di base e di punta. Per fortuna questo non accade a jesi, dove anche quest’anno un gran numero di Verdicchio (classico e non) degustati si sono dimostrati di alto livello, che diventa altissimo se si considera il rapporto qualità/prezzo. Bisogna dire che il Verdicchio è un vitigno che ben si adatta alle interpretazioni immediate e giovanili e anche con i 2019 ha mostrato tanti vini già abbastanza rotondi e pronti da bere, senza per questo essere cedevoli o magri. Un bel numero è ancora bloccato al naso da imbottigliamenti recentissimi ma crediamo che l’equilibrio possa essere raggiunto in poco tempo. Voto alla tipologia: 8
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore
Il vero vino top della denominazione, ma per dimostrarlo basta assaggiarlo, non c’è bisogno di utilizzare bottiglie che pesano un chilo! Mi spiace iniziare parlando delle bottiglie ma sia in questa tipologia che nelle riserve stiamo assistendo ad un aumento esponenziale del peso delle bottiglie, che serve solo per rendere più appetibile il prodotto solo per il consumatore meno attento, senza naturalmente che la qualità (già alta, bisogna dirlo) ne venga innalzata. Forse si innalzerà anche il prezzo, ma solo per “causa vetro” e non per altro. Detto questo continua, per fortuna, la tendenza a far uscire i Superiore almeno un anno dopo. Sono vini che hanno bisogno di tempo per esprimersi.
Detto questo tra i Superiore abbiamo trovato delle assolute chicche, vini di grande complessità aromatica, profondità gustativa e, last but not least, dall’incredibile rapporto qualità/prezzo. Notiamo che continua l’abbandono dei “superverdicchio” quelli concentratissimi, magari con un po’ di appassimento, e al loro posto troviamo sempre più vini dinamici e “quasi magri” rispetto a qualche anno fa.
Insomma: degustare i Verdicchio Superiore da sempre grande soddisfazione! Voto alla tipologia: 8.5
Verdicchio di Matelica
Un discreto numero di campioni ci ha permesso di farci un quadro più preciso di questa denominazione, che rischia veramente di cadere nel dimenticatoio. Forse una strada stilistica comune servirebbe a dare maggiori indicazioni al consumatore, invece in una denominazione che in passato presentava vini fini e freschi troviamo un po’ di tutto. Capisco che il cambio climatico si debba sentire anche qui ma, pur con pochi produttori, si passa da vini abbastanza verticali, fini, eleganti a prodotti rotondi e piacioni. La qualità media in crescita ma, ripetiamo, una linea comune più precisa potrebbe servire molto a questa piccola denominazione. Voto alla tipologia: 7
Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante
Dal punto di vista generale ci pare di capire che questa tipologia sia sempre meno considerata, sia dai consumatori che dai produttori stessi. Anche se la bollicina “tira” si privilegiano altre uve, magari per prodotti meno impegnativi, magari uve rosse per produrre rosati, magari con dosaggi zuccherini alti, prezzi bassi e facilità di beva. Dopo tutti questi “magari” arriviamo alla certezza che oramai da anni degustiamo lo stesso numero (bassissimo) di Verdicchio Spumante e che i risultati sono abbastanza buoni ma con scarso appeal per il mercato. Speriamo le cose cambino ma vari segnali (diversi produttori locali che ti spediscono uno spumante charmat fatto da altre uve…) portano in direzione diversa. Voto alla tipologia: 6.5
Castelli di Jesi Verdicchio Riserva
Non c’è mai stato grande amore tra noi e questa tipologia, dove spesso il legno impera o comunque marca un vitigno che non ha bisogno, per noi, di legno. Anche quest’anno, pur con alcune eccezioni (di cui comunque preferiamo di gran lunga il Superiore), non riusciamo ad amare vini che perdono aromi di frutta a vantaggio di sentori vanigliati, che incamerano spigoli inutili al palato, che costano di più per dare spesso di meno. Voto alla tipologia: 5