Degustazione Nebbiolo d’Alba e Langhe Nebbiolo: un bel bere con dentro un dilemma4 min read

Ogni volta che abbiamo in degustazione i Langhe Nebbiolo e i Nebbiolo d’Alba la domanda sorge spontanea: qual è la differenza?

Lo sappiamo, il Nebbiolo d’Alba doveva essere, in teoria, il vino importante di zone che non possono fare Barolo o Barbaresco, mentre il Langhe Nebbiolo è anche (per non dire soprattutto)  un vino di ricaduta, prodotto con uve diverse (non peggiori, diverse) da quelle dei vini top langaroli e magari anche “con un po” di declassamento di quei vini importanti.

Questo in teoria ma oramai il Langhe Nebbiolo  è il vino d’ingresso per (parlando di questo vitigno) tante cantine, un Nebbiolo profumato, di buona struttura, giovanile ma per niente remissivo, mentre il Nebbiolo d’Alba dovrebbe essere un vino più importante e strutturato ma spesso è… praticamente la stessa cosa. Certo, non sono uguali, qualche Nebbiolo d’Alba più strutturato e ruvido, specie tra produttori non langaroli si trova ma alla fine dei salmi la sovrapposizione de facto di queste due denominazioni è un dilemma commerciale che capiamo meno ogni anno che passa.

Il bello è che tante cantine langarole producono entrambi, spesso con prezzi che si differenziano per pochi centesimi e questo, sempre dal punto di vista commerciale, ci lascia sorpresi.

Se dal punto di vista del prezzo e del posizionamento commerciale  sono due denominazioni “sorelle” non lo sono sul fronte delle bottiglie prodotte , con il Langhe Nebbiolo (superati probabilmente nel 2020 gli otto milioni di bottiglie) che imbottiglia più del triplo del Nebbiolo d’Alba.

A questo punto ci resta da capire solo se si assomigliano anche per qualità finale. Sotto questo punto di vista abbiamo degustato più di 110 vini, in particolare 75 Langhe Nebbiolo e 37 Nebbiolo d’Alba e anche dal punto di vista dell’annata il confronto è stato soprattutto sulla vendemmia 2020, in parte sulla 2019 e 2018.

Un primo dato molto terra terra ci dice che il 45% dei Nebbiolo d’Alba non ha raggiunto gli 80 punti, mentre tra i Langhe Nebbiolo questo cifra si assesta attorno al 32%. In soldoni vuol dire che due Langhe Nebbiolo su tre sono buoni o molto buoni, mentre sul fronte dei Nebbiolo d’Alba uno su due non è proprio “da urlo”.

E non è da urlo perché forse i produttori, langaroli o meno, vogliono imporre a questo vino “quarti di noblità” che riesce a malapena a sopportare: fuor di metafora estrazioni più importanti ma non curatissime che portano a tannini ruvidi, legni forse non di altissimo profilo che non fanno decollare i profumi. Insomma, nella mente di tanti produttori il Nebbiolo d’Alba è comunque un vino importante e viene trattato (quasi) come tale.

All’opposto il Langhe Nebbiolo è visto come un vino semplice, che può fare anche pochissimo legno, che punta sulla piacevolezza , sui profumi , sulla straordinaria “presenza scenica” del nebbiolo, un vitigno che da giovane ha una duttilità incredibile. Questo avere per le mani un vino semplice, che deve essere bevuto giovane (ma provate ad invecchiare qualche Langhe Nebbiolo e rimarrete sorpresi) porta a produrre un vino a prova d’errore.

La vendemmia più presente in questi nostri assaggi è stata la 2020 e se il buongiorno si vede dal mattino si tratta di una vendemmia di buon profilo, forse un filino calda ma in molti vini ( più nel Langhe, va detto) questo “calore” si è trasformato in rotondità. Il problema maggiore sta nell’alcol: quasi tutti i vini vanno oltre i 14° e diversi, delle due denominazioni, devono fare i conti con questo. In alcuni casi il risultato è un tannino asciutto e al naso un frutto maturo molto “portato in alto”.  Interessante constatare come, nei Nebbioli d’Alba, una prova provata di quanto detto prima: cioè la zona di provenienza stabilisce quasi sempre la tipologia del vino: , i produttori langaroli puntano a un Nebbiolo più “fresco” (anche se proviene da fuori Langa), mentre i roerini o gli altri “fuori zona” ad un vino importante.

I vini top sono stati 8 tra i Langhe Nebbiolo e 3 tra i Nebbiolo d’Alba e sono vini che vi consigliamo senza se e senza ma, perché uniscono a caratteristiche molto positive un prezzo spesso incredibilmente basso. Possono anche invecchiare (questo non solo i vini top) per almeno 5-7 anni e quindi hanno una notevole fascia temporale di utilizzo. Non per niente, soprattutto il Langhe Nebbiolo, sta diventando un alter ego preoccupante per Barolo e Barbaresco.

A proposito, domani parleremo di Roero (risultati veramente notevoli), tra due giorni sarà il turno del Barbaresco 2019 (definita da noi “annata ad orologeria”) e poi  del Barolo 2018 e di una sorpresa, una cosa mai fatta da nessuna guida con risultati, purtroppo,  sorprendenti. Seguiteci, non ve ne pentirete!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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